Il 18 novembre 1935 la Società delle Nazioni decretò l’imposizione all’Italia di “Sanzioni economiche”, per l’aggressione italiana all’Abissinia.
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Le sanzioni, che rimasero in vigore dal 18 novembre 1935 al 14 luglio 1936, vietarono l’esportazione all’estero di prodotti italiani, e l’importazione in Italia di materiali utili per la causa bellica.
Colpito nell’orgoglio nazionale, e fiero per aver conquistato un Impero, il popolo italiano si strinse attorno al Governo fascista: fu quello il momento di massima adesione al regime.
In quasi tutti i Comuni italiani, sulla casa comunale furono collocate lapidi a perenne ricordo delle “inique sanzioni” e dell’assedio economico.
Anche il movimento esperantista prese parte alla reazione contro le sanzioni, con una particolarità, dato il suo specifico campo di azione; nel numero 1936-1 della rivista “L’Esperanto” si legge, tra l’altro:
>La battaglia antisanzionista non si limita al campo economico, ma si estende a tutta l’attività nazionale. L’Italia va ora rapidamente emancipandosi da tutte le infiltrazioni straniere, proteggendo la sua civiltà millenaria contro ogni tentativo di inquinamento. Così nel campo linguistico la Nazione sta liberandosi da quel servilismo verso idiomi di altri Paesi che si manifestava da tempo, da una parte attraverso la introduzione di una grande quantità di neologismi stranieri, spesso inutili, nel vocabolario italiano, e dall’altra mediante l’uso delle lingue estere nei convegni e congressi internazionali ed in ogni altra relazione con gli stranieri.
Immagine: lapide sul Municipio di Napoli.