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Nazioni Unite

Il 24 ottobre è la “Giornata delle Nazioni Unite”,

it.wikipedia.org/wiki/Giornata_delle_Nazioni_Unite 

in ricordo dell’entrata in vigore dello Statuto delle Nazioni Unite (24 ottobre 1945).

Trascrivo, in italiano e in Esperanto, una poesia che mostra quanto ancora si sia lontani dalla realizzazione degli ideali per i quali, al termine della seconda guerra mondiale, fu istituita l’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Allego due curiosi francobolli italiani del 1956, emessi per celebrare l’ammissione dell’Italia all’ONU; insieme con i francobolli, venivano venduti degli speciali occhialini, che consentivano di vedere l’immagine in tre dimensioni.


CRISTO ALL’ONU

 

Spinto dalla folla stanca

Cristo arrivò al palazzo dell’Onu.

Aveva la faccia stanca del disoccupato,

il passo incerto del profugo,

le spalle curve del minatore,

l’occhio triste dell’emigrato,

le mani incerte dell’uomo del sud,

l’occhio assente del drogato,

il cuore assetato del giovane.

 

Non era raccomandato da nessuno,

solo il pianto degli umili lo spingeva,

la giustizia per i deboli era la sua forza.

Bussò…c’era il veto,

per lui gli uomini non erano liberi;

sulla soglia della civiltà trovò la barbarie.

 

Lesse i diritti degli uomini,

ne ebbe compassione.

 

L’uomo ha diritto alla vita…

e un bimbo palestinese

gli disse che non era vero.

 

L’uomo ha diritto all’istruzione…

e un campesino

gli disse che non era vero.

 

L’uomo ha diritto alla pace…

e una vedova di guerra

gli disse che non era vero.

 

L’uomo ha diritto alla famiglia…

e un ragazzo disadattato gli chiese

che cosa significassero quelle parole.

 

L’uomo ha diritto al vestito…

e un barbone moriva di freddo

fra porpore e tessuti firmati.

 

L’uomo ha diritto alla libertà…

un afgano si mise a piangere.

 

L’uomo ha diritto alla verità…

e un sorriso ironico risuonò

all’interno del Palazzo, dei molti Palazzi.

 

Cristo scese dal Palazzo di vetro.

Quando la folla gli chiese il risultato della visita,

allargò le braccia:

era ancora crocifisso

come il venerdì santo.

Poi la folla dileguò…

pioveva…

…Cristo rimase là, sotto la pioggia,

solo.

 

°°°°°

 

KRISTO ĈE UNUIĜINTAJ NACIOJ

 

Puŝate de laca hom-amaso

atingis Kristo la UNO-palacon,

kun aĉigita mieno de senlaborulo,

ŝancela paŝado de rifuĝinto,

senfortaj manoj de Siberiano,

malĝoja rigardo de Parizano,

soifanta koro de junulo.

 

Nur lin puŝis la plorado

de la aĉuloj.

Lia forto estis la justeco

por la senfortaj.

Li pordo-frapis.

Por li estis vetoo.

La homoj ne estis liberaj.

Ĉe la sojlo de la civilizejo,

li trovis barbarecon.

 

Li legis la «homrajtojn»

kaj ekkompatis.

 

«Homo rajtas al vivo»,

kaj murdita infano

al li diris, ke ne veras.

 

«Homo rajtas al kleriĝo»,

kaj Afrikano

al li diris, ke estas mokaĵo.

 

«Homo rajtas al laboro»,

kaj senlaborulo

al li diris, ke veras la malo.

 

«Homo rajtas al paco»,

kaj milit-vidvino

al li diris, ke neniu pri ŝi zorgas.

 

«Homo rajtas al familio»,

kaj infano el bebejo

ekploregis.

 

«Homo rajtas al libero»,

kaj respondis la silento,

ĉar mortis la libero.

 

Kristo desupris de l’ Vitra Palaco.

Kiam l’ amaso lin demandis

pri l’ rezulto de l’ vizito,

disetendis li la brakojn,

ankoraŭ krucumite

kiel sankta-vendrede.

Foriris hom-amaso.

Pluvis;

Restis Kristo sub la pluvo.

Sola.

 

(el la itala tradukis Battista Cadei)

 

(el “Espero Katolika” 9/1985)

 

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