Il 18 aprile 1506 iniziarono i lavori di costruzione in Vaticano della nuova Basilica di San Pietro, voluta dal Papa guerriero Giulio II (1443-1513), il quale pensava di innalzarvi il suo monumento funebre (che, invece, fu realizzato da Michelangelo, molto tempo dopo, nella Basilica romana di San Pietro in Vincoli, con la famosa statua del Mosè).
Simbolo per eccellenza della Roma cristiana, rappresenta la traduzione nella pietra di un preciso progetto teologico e ideologico, il “primato di Pietro” (attualmente oggetto, peraltro, di una profonda riflessione, dall’abbraccio di Paolo VI al Patriarca ecumenico ortodosso di Costantinopoli Atenagora nel 1964, all’Enciclica “Ut unum sint” di Giovanni Paolo II nel 1995).
Sulla Basilica di San Pietro si è scritto così tanto, che posso limitarmi a segnalare alcune curiosità:
– sorta con l’intento di manifestare la supremazia della confessione cattolica, la Basilica è stata causa del più grande scisma dell’epoca moderna, il luteranesimo, nato per reazione all’allontanamento della Chiesa cattolica dalla purezza evangelica, e in particolare per lo scandalo destato dalla “vendita delle indulgenze”, operata per finanziare la costruzione della Basilica;
– la Basilica, come oggi la vediamo, è del tutto diversa da come l’aveva immaginata Michelangelo (ad eccezione della cupola, probabilmente la più maestosa costruzione in muratura mai creata): in particolare, Michelangelo aveva immaginato una Basilica completamente spoglia, candida per l’intonaco bianco con cui ricoprire ogni volta e ogni pilastro, e rossa non per marmi policromi, ma per il pavimento in cotto. In sostanza, la più grande chiesa del mondo doveva essere, all’interno, essenziale e minimalista.
Ma in epoca barocca intervenne Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), il quale, per oltre sessant’anni Architetto della Veneranda Fabbrica di San Pietro, creò una serie di capolavori scenografici, dal Baldacchino all’altare della Cattedra, che oggi associamo all’immagine del potere spirituale e temporale della Chiesa cattolica;
– la “fabbrica”, cioè la fabbricazione, della Basilica di San Pietro, prosegue ininterrotta da secoli (un esempio è la moderna “Porta della Morte” di Giacomo Manzù); per questo motivo in italiano si dice “è come la fabbrica di San Pietro”, per dire che una cosa non giunge mai a compimento;
– i carri che nel Rinascimento trasportavano il materiale per la costruzione della nuova Basilica, passando da quella che per questo si chiamava “Porta Fabbrica”, recavano la sigla A.U.F., corrispondente alle parole latine “ad usum fabricae”, cioè “per uso della fabbrica”; quella sigla dava diritto a non pagare dazio. Per questo motivo ancora oggi, in italiano e particolarmente in romanesco, l’espressione “a ufo” significa “senza pagare, a spese altrui”.
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Allego:
– l’immagine dell’interno della Basilica di San Pietro, con il Baldacchino (per il quale fu utilizzato il bronzo prelevato dalla copertura del Pantheon) e l’altare della Cattedra;
– la vignetta propagandistica del 4° Congresso Internazionale degli Esperantisti Cattolici a Roma (4-12 settembre 1913), quando non c’era più (dal 1870) lo Stato Pontificio e non c’era ancora (dal 1929) lo Stato della Città del Vaticano, con la Basilica di San Pietro e l’antistante colonnato del Bernini (che, a seconda dei punti di vista, abbraccia il mondo oppure lo esclude).