L’8 febbraio è l’anniversario della nascita (nel 1888) del poeta, scrittore, traduttore e professore italiano Giuseppe Ungaretti (1888-1970).
it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Ungaretti
Ho già parlato di lui il primo giugno 2018,
www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/06/01/giuseppe-ungaretti/
l’8 febbraio 2019,
www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2019/02/08/giuseppe-ungaretti-2/
il primo giugno 2019.
www.bitoteko.it/esperanto-vivo/eo/2019/06/01/giuseppe-ungaretti-3/
Trascrivo la poesia “Sono una creatura”, in italiano e nella traduzione in Esperanto (tratta dall’edizione in Esperanto dell’Opera Omnia di Ungaretti, “Vita di un uomo”, pubblicata nel 2017 a cura di Nicolino Rossi, con il titolo “Vivo de homo”).
Questo celebre componimento presenta tutti i caratteri tipici della poesia di Ungaretti: la brevità, l’uso di ripetizioni e paragoni, la frammentazione del testo (basta pensare, a questo proposito, che gli ultimi tre versi, se fossero messi insieme, formerebbero un unico verso di nove sillabe).
Enigmatica, poi, è la conclusione, di stampo proverbiale: in genere si pensa che il poeta abbia voluto esprimere una sorta di senso di colpa per essere rimasto vivo, mentre altri non ce l’hanno fatta (ricordiamo il luogo e la data in cui questa poesia è stata scritta, durante la prima guerra mondiale, sul fronte carsico del Monte San Michele: Valloncello di Cima Quattro, 5 agosto 1916).
Personalmente, io ne do una diversa interpretazione: la morte è una specie di traguardo, di premio, che si deve conquistare (e pagare) con la vita, un giorno dopo l’altro.
Allego una cartolina di posta militare, inviata da una non identificata “zona di guerra” il 28 agosto 1916, più o meno nel periodo in cui Ungaretti scriveva quella poesia.
SONO UNA CREATURA
www.youtube.com/watch?v=b7amm2ruTAU
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
Giuseppe Ungaretti
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MI ESTAS KREITAĴO
Kiel tiu ŝtono
de San Michele
tiel frida
tiel dura
tiel sekigita
tiel sinizola
tiel tutkomplete
senanimita
Kiel tiu ŝtono
‘stas plor’ mia
jam nevidebla
La morton
ni pagas
vivante
Giuseppe Ungaretti, trad. Nicolino Rossi
(“Vivo de homo”, FEI, Milano 2017, p. 64)