Il 20 ottobre è l’anniversario della nascita (nel 1914) del poeta e scrittore italiano (fiorentino, ma originario della Maremma Toscana meridionale) Mario Luzi (1914-2005).
it.wikipedia.org/wiki/Mario_Luzi
Ho già parlato di lui il 20 ottobre 2017.
www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2017/10/20/mario-luzi/
Trascrivo, in italiano e nella traduzione in Esperanto, la sua poesia “Ci vorrebbe più pace” (Necesus pli da paco), scritta in risposta all’affettuosa richiesta dei suoi compaesani di Semproniano (nella Maremma Toscana meridionale) di scrivere una poesia per quel villaggio.
Allego un’immagine tratta dalla quarta pagina di copertina del volume “Literatura rigardo tra la suda Toskana Maremo, dua parto” (Sguardo letterario sulla Maremma Toscana meridionale), Milano ExCogita 2010, con un dipinto di Lucio Parigi (1926-2014).
CI VORREBBE PIÙ PACE
Ci vorrebbe più pace, o almeno più arte
per comporre dei versi
in onore del paese, in lode all’alveare umano
petroso vegetale da cui resto
lontano, di cui son parte.
Dio sa se vorrei comporre una pagina
tutta luce e niente equivoca sostanza di passato
miniata più che scritta come le tavole
lampanti-misteriose dei sillabari.
Sarebbe veramente splendido. Del resto
per i figli come me della diaspora
il paese a pensarlo in lontananza
si arrocca nella sua fitta compagine
nella sua memoria comune, nella sua comunione del presente,
nella realtà profonda fino a una profondità di favola
simile a tutto ciò che ci stupisce,
e non è altro che la vita, la vita medesima.
Ma ora in questo tempo caotico
che arruffa la matassa serpentina
di pensieri poco limpidi, compresi, temo, i miei propri
scriverla mi è molto difficile: e scritta
non sarebbe senza ombre che non voglio e non merita.
Per questo lascio la parola ad altri, più nuovi,
meno lavorati da ansie e da rimorsi.
Mi comprendano i miei amici superstiti,
mi scusino i miei morti.
Mario Luzi
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NECESUS PLI DA PACO
Necesus pli da paco, eĉ pli da arto
por verki kelkajn versojn
al la vilaĝ’ honore, por laŭdo al la homa svarmo
vegetaĵ’ de kie foras
mi, kies parto mi estas.
Scias Di’ ke ĉi paĝo devus esti
tute luma kaj ne substanco dubsenca de paseo,
pli ol skribo miniatur’ kvazaŭ bildo
lampobrila-mistera de aboclibroj.
Ververe estus ja mirinde. Kaj cetere
por la filoj, kiaj mi, de diasporo
la vilaĝ’ pripensita el lontano
terkroĉiĝas en sia denso loĝeja,
en sia memor’ komuna, en sia kunekzistado de la nuno,
en la real’ profunda ĝis profundo fabela
simila al ĉio, kio nin mirigas,
kaj ĝi nenio estas krom la vivo, la vivo mem.
Sed nun en tiel kaosa tempo
taŭzanta fadenfaskon serpentuman
el pensoj neklaraj, inkluzive, mi timas, de miaj propraj
ĝin verki tre malfacilas: kaj skribita
ĝi ne estus senombra, kaj tion ĝi ne meritas.
Do mi lasas la parolon al aliaj, novaj,
malpli trivitaj de angoroj kaj rimorsoj.
Komprenu min, amikoj miaj restantaj,
pardonu min, mortintoj.
Mario Luzi, trad. Nicolino Rossi
(Pier Vittorio Orlandini,
“Literatura rigardo tra la suda Toskana Maremo, dua parto”,
ExCogita Milano 2010, p. 231-233)