Eventi

Uomo sulla Luna

Nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1969, la navicella spaziale statunitense “Apollo 11” atterrò (o allunò?) sulla Luna;
it.wikipedia.org/wiki/Apollo_11
il 21 luglio 1969, alle ore 2.56, l’astronauta Neil Armstrong pose piede sul pianeta, seguito dopo 19 minuti da Buzz Aldrin.
Il terzo membro dell’equipaggio, Michael Collins, rimase in orbita, e guidò il modulo spaziale nel ritorno verso la Terra.
Una curiosità: Michael Collins, che oggi ha 89 anni, è romano, nel senso che è nato a Roma (il 31 ottobre 1930). Non c’è da meravigliarsi, sono tanti i “romani” non propriamente “de Roma “; trascrivo, al riguardo, un grazioso aneddoto sul poeta dialettale romanesco Cesare Pascarella,

Cesare Pascarella


dal libro di Mario Dell’Arco “Roma dei galantuomini”, EIAS, Roma 1962, p. 64:
>Pascarella era nato a Roma, ma “romano de Roma” non poteva considerarsi, perché suo padre veniva di Ciociaria. Il primo lui a dirlo, a dichiarare che i romani non erano mai esistiti, che Roma poteva considerarsi un grande albergo.
“Già – gli ribatté un amico – e Cicerone?”.
“Cicerone – rispose Pascarella – era d’Arpino”.
“E Virgilio?”.
“Era di Mantova”.
“E Ovidio?”.
“Ovidio, lasciami pensare, era abruzzese”.
“E Seneca?”.
“Spagnolo”.
“E Catone?”.
“Frascatano”.
Alla fine l’altro sbottò: “E tu che sei?”.
Pascarella, placido placido: “Io so’ nato qui, ma so’ de passaggio”.

Trascrivo (in italiano, e nella traduzione in Esperanto) una poesia poco conosciuta di Giacomo Leopardi, ed allego il francobollo di Malta del 1994 per il 25° anniversario dell’uomo sulla Luna.


XXXVII
FRAMMENTO
Alceta
Odi, Melisso: io vo’ contarti un sogno
di questa notte, che mi torna a mente
in riveder la luna. Io me ne stava
alla finestra che risponde al prato,
5 guardando in alto: ed ecco all’improvviso
distaccasi la luna; e mi parea
che quanto nel cader s’approssimava,
tanto crescesse al guardo; infin che venne
a dar di colpo in mezzo al prato; ed era
10 grande quanto una secchia, e di scintille
vomitava una nebbia, che stridea
sì forte come quando un carbon vivo
nell’acqua immergi e spegni. Anzi a quel modo
la luna, come ho detto, in mezzo al prato
15 si spegneva annerando a poco a poco,
e ne fumavan l’erbe intorno intorno.
Allor mirando in ciel, vidi rimaso
come un barlume, o un’orma, anzi una nicchia,
ond’ella fosse svelta; in cotal guisa,
20 ch’io n’agghiacciava; e ancor non m’assicuro.

Melisso
E ben hai che temer, che agevol cosa
fora cader la luna in sul tuo campo.

Alceta
Chi sa? Non veggiam noi spesso di state
cader le stelle?

Melisso
Egli ci ha tante stelle,
25 che picciol danno è cader l’una o l’altra
di loro, e mille rimaner. Ma sola
ha questa luna in ciel, che da nessuno
cader fu vista mai se non in sogno.

Giacomo Leopardi

°°°°°
XXXVII
FRAGMENTO

Alĉeta:
Ho Melisso: mi volas diri sonĝon
ĉi-noktan, kiu mensen al mi venas
ĉe la revid’ de luno. Ĉe l’ fenestro
alherbeja mi stare rigardadis
5 al ĉielalto: jen subite luno
sin dekroĉis, kaj al mi ŝajnis, ke
ju pli ĝi faldescende proksimiĝis
despli ĝi kreskis vide; fine venis
kraŝhalti herbejmezen: kaj ĝi grandis
10 kvazaŭ sitelo, kaj da fajrscintiloj
elvomis ĝi nebulon, kiu ŝuŝis
fortege kiel karb’ ardanta kiam
ĝin akven mergas vi estinge. Ĝuste
ĉi-tiel luno meze de l’ herbejo
15 sin estingis nigriĝe postiome,
kaj fumadis la herboj tutĉirkaŭe.
Tiam el alt’ rigarde, mi ekvidis
restintan brulflagreton, spuron, eĉ
iun niĉon, de kiu ĝi ŝiritis:
20 tiel ke frostotreme mi plu timas.

Melisso:
Kaj bone timu vi, ke facilege
povus la luno fali viakampen.

Alĉeta:
Ĉu ne? Ne vidas ni somersezone
fali l’ stelojn?

Melisso:
Ekzistas kvant’ da steloj,
25 ke ‘stas eta damaĝ’ se iuj falas,
kaj mil da ili restas. Sed nur unu
lunon havas ĉiel’, kaj jam neniu
ĝin vidis iam fali, krom en sonĝo.

Giacomo Leopardi, trad. Nicolino Rossi
(“Kantoj”, Rolando Napoli 2012)

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