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San Petronio

Il 7 giugno è l’anniversario della posa della prima pietra (nel 1390, quattro anni dopo il Duomo di Milano) della grandiosa Basilica di San Petronio a Bologna;
it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_San_Petronio
nonostante sia incompiuta, è la sesta chiesa più grande d’Europa, dopo San Pietro in Vaticano, Saint Paul a Londra, la Cattedrale di Siviglia, il Duomo di Milano e il Duomo di Firenze: è lunga 132 metri, larga 60, alta 44,27 metri nella volta e 51 nella facciata.
Ha varie particolarità:
– non è la Cattedrale di Bologna (quel ruolo spetta alla chiesa di San Pietro, sebbene il Patrono di Bologna sia San Petronio, tanto che per antonomasia i bolognesi sono detti “petroniani”; e non escludo che le autorità ecclesiastiche abbiano scelto come Cattedrale la chiesa intitolata a San Pietro proprio per sottolineare la dipendenza da Roma);
– non ha origini ecclesiastiche e non è di proprietà ecclesiastica: anzi, la sua edificazione ad opera della cittadinanza volle essere una manifestazione di autonomia dalla Chiesa, tanto più che i fondi per la costruzione furono reperiti in parte mettendo un’imposta sui beni ecclesiastici; di rimando, i Papi, nella cui giurisdizione ad un certo momento rientrò Bologna, fecero di tutto per ostacolare lo sviluppo dell’edificio, per evitare che diventasse più grande di San Pietro in Vaticano; in particolare, Pio IV (1562) fece costruire a soli 12 metri dalla Basilica, parallelamente alla navata principale, la nuova sede universitaria dell’Archiginnasio, sicché non fu possibile edificare il transetto sinistro della Basilica, secondo il progetto originario a croce latina;
– si ha quindi la singolare circostanza che la Basilica fu innalzata per una iniziativa civile, mentre l’edificio dell’Università è dovuto a una iniziativa ecclesiastica;
– contrariamente alla tradizione, la facciata è orientata a Sud e l’abside a Nord; di conseguenza, le fiancate sono rivolte ad Est e ad Ovest, per cui la luce del sole penetra in modo diffuso durante tutta la giornata;
– la chiesa contiene un affresco in cui è rappresentato Maometto all’Inferno, tra i “seminator di scandalo e di scisma” (Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno 28, 22-42), per cui è costantemente sorvegliata come “obiettivo sensibile”, ed è stata più volte oggetto di minacce terroristiche.
Su San Petronio ci sarebbero tante altre cose da dire; oggi mi limito a trascrivere (in italiano, e nella traduzione in Esperanto) la poesia di Giosuè Carducci (1835-1907) “Nella piazza di San Petronio” (Sur la placo de Sankta Petrono).
Allego una vecchia cartolina con una veduta parziale di Bologna; a sinistra, la Basilica di San Petronio dall’alto.


NELLA PIAZZA DI SAN PETRONIO

 

Surge nel chiaro inverno la fosca turrita Bologna,

e il colle sopra bianco di neve ride.

 

È lora soave che il sol morituro saluta

le torri e l tempio, divo Petronio, tuo;

 

le torri i cui merli tantala di secolo lambe,

e del solenne tempio la solitaria cima.

 

Il cielo in freddo fulgore adamantino brilla;

e laer come velo dargento giace

 

su l foro, lieve sfumando a torno le moli

che levò cupe il braccio clipeato de gli avi.

 

Su gli alti fastigi sindugia il sole guardando

con un sorriso languido di viola,

 

che ne la bigia pietra nel fosco vermiglio mattone

par che risvegli lanima de i secoli,

 

e un desio mesto pe l rigido aere sveglia

di rossi maggi, di calde aulenti sere,

 

quando le donne gentili danzavano in piazza

e co i re vinti i consoli tornavano.

 

Tale la musa ride fuggente al verso in cui trema

un desiderio vano de la bellezza antica.

 

Giosuè Carducci

 

°°°°°

 

SUR LA PLACO DE SANKTA PETRONO

 

Staras en klara vintro la griza turriĉa Bolonjo

kaj supre ridas la neĝblanka monteto.

 

Dolĉas la horo dum suno mortonta salutas

turojn kaj vian templon, Sankta Petrono;

 

la turojn, kies kranelojn jarcentoj tuŝis,

kaj de l solena templo la solecan kulminon.

 

Ĉielo brilas en frosta helec diamanta;

kaj l’ aer’ kuŝas, kiel vual’ arĝenta

 

super la placo stompetante la masivojn,

kiujn brune starigis la ŝildŝirmitaj avoj.

 

Super l altaj vertoj haltetas sun rigardante

kun forvelkanta rido violkolora,

 

kiu, ĉe l griza ŝtono, ĉe l nigreruĝa briko,

ŝajnas reveki l animon de l jarcentoj,

 

kaj tra l malvarma aer vekas mornan sopiron

pri ruĝaj majoj, pri varmaj parfumaj vesperoj,

 

kiam la ĉarmaj virinoj dancadis sur placo

kaj kun venkitaj reĝoj la konsuloj revenis.

 

Tiel la muzo ridas fluge al verso, en kiu

tremas deziro vana pri la belec antikva.

 

Giosuè Carducci, trad. Luigi Minnaja

(“Radio Roma – Esperanto” 20.2.1957)

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