Il 12 aprile 2019 è il 60° anniversario della morte del sacerdote, scrittore, antifascista e pacifista italiano (lombardo) Primo Mazzolari (1890-1959), conosciuto come Don Mazzolari oppue “il Parroco di Bozzolo” (cittadina in provincia di Mantova).
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Di famiglia contadina, è stata una figura significativa del cattolicesimo italiano della prima metà del Novecento; si batté per la libertà religiosa e di coscienza, la “Chiesa dei poveri”, il pluralismo, il dialogo con i lontani, la distinzione tra errore ed errante, il pacifismo.
Le sue idee in gran parte precorrevano i tempi, e per questo non ebbe vita facile, anche all’interno della Chiesa cattolica: a causa delle sue idee sociali e del suo pacifismo (e soprattutto dopo la pubblicazione nel 1955, sia pure in forma anonima, del libro “Tu non uccidere”, che contestava la dottrina della “guerra giusta”, abbracciando invece quella della “nonviolenza”), le autorità ecclesiastiche dell’epoca lo isolarono a Bozzolo, e gli proibirono di predicare fuori dalla propria parrocchia e pubblicare articoli riguardanti materie sociali (una cosa simile accadde per don Lorenzo Milani).
Soltanto dalla seconda metà del secolo scorso don Mazzolari è stato apprezzato anche dalla Chiesa: nel 1957, l’allora Arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini (poi Papa con il nome Paolo VI) lo invitò a predicare nella diocesi di Milano; nel febbraio 1959, Papa Giovanni XXIII lo ricevette in udienza e lo definì “Tromba dello Spirito Santo”; il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) fece proprie molte delle sue posizioni; Papa Paolo VI dichiarò: «Lui aveva il passo troppo lungo, e noi si stentava a tenergli dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. Questo è il destino dei profeti»; nell’udienza generale del 1° aprile 2009, Papa Benedetto XVI affermò: “Il cinquantesimo anniversario della morte di Don Mazzolari sia occasione opportuna per riscoprirne l’eredità spirituale e promuovere la riflessione sull’attualità del pensiero di un così significativo protagonista del cattolicesimo italiano del Novecento”; dal 2015 è in corso la causa per la sua proclamazione a Servo di Dio, primo passo per la canonizzazione; il 20 giugno 2017 Papa Francesco (così vicino alle posizioni di Don Mazzolari) si recò in visita a Bozzolo per ricordarne la figura.
Alcune curiosità:
– in gioventù, Don Mazzolari era stato interventista, tanto da arruolarsi come volontario nella prima guerra mondiale; lo sviluppo delle armi di distruzione di massa (in particolare, la bomba atomica) lo portarono, invece, ad un rifiuto della guerra;
– nel 1925, fu denunciato per essersi rifiutato di cantare il “Te Deum” di ringraziamento dopo il fallito attentato di Tito Zaniboni a Benito Mussolini;
– la notte del 1º agosto 1931 gli spararono tre colpi di rivoltella, che tuttavia non lo colpirono;
– dopo l’8 settembre 1943
visse in clandestinità, partecipando attivamente alla lotta partigiana;
– salvò numerosi ebrei; ma dopo la caduta del fascismo, con uguale spirito di giustizia, salvò molti ex fascisti ingiustamente perseguitati;
– la sua tomba, nella chiesa di Bozzolo, è opera di Giacomo Manzù.
Trascrivo (in italiano, e nella mia traduzione in Esperanto) una poesia di Don Mazzolari che mostra le sue convinzioni ed il suo impegno.
Allego il francobollo italiano del 2009, su bozzetto di Maria Cristina Perrini, per il 50° anniversario della morte; la vignetta raffigura un ritratto di Don Primo Mazzolari intento a leggere e, in primo piano a sinistra, un libro aperto. Sullo sfondo è ripetuta la parola PACE in diversi caratteri e dimensioni.
(sekvas traduko al Esperanto)
CI IMPEGNIAMO
Ci impegniamo noi e non gli altri
unicamente noi e non gli altri,
né chi sta in alto né chi sta in basso,
né chi crede né chi non crede.
Ci impegniamo
senza pretendere che altri s’impegnino,
con noi o per suo conto,
come noi o in altro modo.
Ci impegniamo
senza giudicare chi non s’impegna,
senza accusare chi non s’impegna,
senza condannare chi non s’impegna,
senza disimpegnarci perché altri non s’impegna.
Ci impegniamo
perché non potremmo non impegnarci.
Ci impegniamo
per trovare un senso alla vita,
a questa vita, alla nostra vita,
una ragione che non sia una delle tante ragioni,
che ben conosciamo
e che non ci prendono il cuore.
Si vive una sola volta
e non vogliamo essere giocati
in nome di nessun piccolo interesse.
Non ci interessa la carriera,
non ci interessa il denaro,
Non ci interessa la donna o l’uomo se presentati come sesso soltanto,
non ci interessa il successo né di noi né delle nostre idee,
non ci interessa passare alla storia.
Ci interessa di perderci
per qualche cosa o per qualcuno
che rimarrà anche dopo che noi saremo passati
e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci.
Ci impegniamo
a portare un destino eterno nel tempo,
a sentirci responsabili di tutto e di tutti,
ad avviarci, sia pure attraverso un lungo errare, verso l’amore.
Ci impegniamo
non per riordinare il mondo,
non per rifarlo su misura, ma per amarlo;
per amare anche quello che non possiamo accettare,
anche quello che non è amabile,
anche quello che pare rifiutarsi all’amore,
poiché dietro ogni volto e sotto ogni cuore c’è,
insieme a una grande sete d’amore, il Volto e il cuore dell’amore.
Ci impegniamo
perché noi crediamo all’amore,
la sola certezza che non teme confronti,
la sola che basta per impegnarci perpetuamente.
don Primo Mazzolari
(da: “La Voce dei Poveri di don Guanella” 2018-2)
°°°°°
(traduko):
NI ENGAĜAS NIN
Ni engaĝas nin, nin kaj ne la aliajn,
nur nin kaj ne la aliajn,
nek tiun kiu staras supre, nek tiun kiu staras malsupre,
nek tiun kiu kredas, nek tiun kiu ne kredas.
Ni engaĝas nin
sen pretendi, ke aliaj engaĝu sin,
kun ni aŭ aparte,
kiel ni aŭ alimaniere.
Ni engaĝas nin
sen juĝi tiun, kiu ne engaĝas sin,
sen akuzi tiun, kiu ne engaĝas sin,
sen kondamni tiun, kiu ne engaĝas sin,
sen malengaĝi nin, ĉar aliaj ne engaĝas sin.
Ni engaĝas nin
ĉar ni ne povus ne engaĝi nin.
Ni engaĝas nin
por trovi sencon al la vivo,
al ĉi tiu vivo, al nia vivo,
kialon, kiu ne estu unu el la multaj kialoj,
kiujn ni bone konas,
kaj kiuj ne kaptas nian koron.
Oni vivas nur unu fojon
kaj ni ne volas esti trompataj
en la nomo de iu ajn malgranda intereso.
Ne gravas al ni la kariero,
ne gravas al ni la mono,
ne gravas al ni la la viro ŭ la virino,
se ili estas prezentataj kiel nura sekso,
ne gravas al ni la sukceso,
jen de ni mem jen de niaj ideoj,
ne gravas al ni eniri la historion.
Gravas al ni perdi nin
pro io aŭ pro iu,
kiu restos eĉ post nia forpaso,
kaj kiu konsistigas la kialon de nia retroviĝo.
Ni engaĝas nin
porti eternan destinon en la tempo,
senti nin respondecaj pri ĉio kaj pri ĉiuj,
ekiri, eĉ se tra longa vagado, al la amo.
Ni engaĝas nin
ne por reordigi la mondon,
ne por refari ĝin laŭmezure, sed por ĝin ami;
por ami ankaŭ tion, kion ni ne povas akcepti,
ankaŭ tion, kio ne estas aminda,
ankaŭ tion, kio ŝajnas rifuzi sin al la amo,
ĉar malantaŭ ĉiu vizaĝo kaj ĉiu koro estas,
kune kun granda soifo pri amo,
la Vizaĝo kaj la koro de la amo.
Ni engaĝas nin
ĉar ni kredas je la amo,
la sola certeco, kiu ne timas komparojn,
la sola, kiu sufiĉas por engaĝi nin ĉiame.
Primo Mazzolari, trad. Antonio De Salvo