Il 2 dicembre è l’anniversario della morte (nel 1944) dello scrittore, poeta, drammaturgo, giornalista e grafico italiano Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944)
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nato ad Alessandria d’Egitto come Giuseppe Ungaretti
e, come lui e come Gabriele D’Annunzio,
vissuto qualche tempo a Parigi, tanto che le sue prime opere furono scritte in francese.
Marinetti è famoso quale fondatore del movimento futurista; operò in prosa, poesia, teatro, grafica, propugnando l’attivismo, la velocità, l’assoluta libertà di espressione al di fuori di qualunque regola; il suo programma è così descritto nel “Manifesto del futurismo”, pubblicato il 20 febbraio 1909 sul prestigioso giornale francese “Le Figaro”, e quindi con una risonanza europea:
“Distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie; cantare le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa; glorificare la guerra, “sola igiene del mondo”, il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna sottomessa e timorata”.
Le sue prime opere ebbero scarso successo: la gente accorreva a teatro per il piacere di colpirlo con il lancio di ortaggi, sconcertata di fronte a novità assolute (ad esempio, nello spettacolo teatrale “Poupées électriques”, del 1909, agiscono automi umanoidi, dieci anni prima che il romanziere ceco Karel Čapek inventasse la parola “robot”)
Aderirono al futurismo pittori famosi (Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Ardengo Soffici)
poeti come Aldo Palazzeschi
scrittori come Massimo Bontempelli
e Giovanni Papini (del quale parlerò in altra occasione).
Marinetti “si fece un nome”, il 27 aprile 1910, con il lancio di un “Manifesto contro Venezia passatista”
it.wikisource.org/wiki/I_Manifesti_del_futurismo/Contro_Venezia_passatista
dal campanile della Basilica di San Marco a Venezia
Nel volantino Marinetti proponeva, tra l’altro, di “colmare i piccoli canali puzzolenti con le macerie dei vecchi palazzi crollanti e lebbrosi, per preparare la nascita di una Venezia industriale e militare che possa dominare il mare Adriatico, gran lago Italiano”.
Nel 1912, Marinetti lanciò una nuova rivoluzione letteraria, le “Parole in libertà”: basta con la sintassi e la punteggiatura, libertà di scelta ed uso delle parole, e adozione di artifici grafici. Ne è tipica espressione la descrizione del “Bombardamento di Adrianopoli”, in “Zang Tumb Tumb”, reportage della guerra bulgaro-turca redatto in parole in libertà (di forte impatto sensoriale, ma di scarsa comprensibilità sul piano della cronaca).
Il programma “rivoluzionario” di Marinetti è incredibilmente simile a quello che il poeta e drammaturgo russo Vladímir Vladímirovič Majakovskij (1893-1930)
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(del quale parlerò in altra occasione)
lancerà subito dopo, nel 1913, con il manifesto del cubofuturismo “Schiaffo al gusto del pubblico”; però, mentre Marinetti sviluppò un bellicismo “di destra” che confluì nel fascismo, Majakovski, pur partendo dalle medesime premesse, sviluppò un’idea utopistica di pace e libertà “di sinistra”, che lo rese il poeta più rappresentativo della rivoluzione sovietica.
Un altro grande poeta, che si ispirò al futurismo di Marinetti, fu, in Francia, Guillaume Apollinaire
Fedele alle sue convinzioni, Marinetti fu sempre sostenitore e partecipe di iniziative militari, da quelle pre-fasciste del 1911 (“guerra di Libia”) e della prima guerra mondiale (per l’Italia, 1915-1918)
alla dannunziana Impresa di Fiume
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a quelle fasciste della guerra d’Etiopia (1935-1936)
e della seconda guerra mondiale; ancora a 65 anni, il 23 settembre 1941, si guadagnò una croce di guerra sul fronte russo, al comando di un raggruppamento di “Camicie nere”, che tra l’altro si chiamava “23 marzo”, secondo la data di nascita del fascismo nel 1919.
Fascista, “antemarcia”, cioè da prima della Marcia su Roma,
difatti Marinetti partecipò con Benito Mussolini, il 23 marzo 1919, all’adunata di piazza San Sepolcro a Milano
it.wikipedia.org/wiki/Sansepolcrismo
da cui nacquero i “Fasci di combattimento” ed il Partito Nazionale Fascista; ma si dimise quando si rese conto che il fascismo non accoglieva alcuni punti del suo programma politico (“svaticanare l’Italia”, abolire la monarchia e “appoggiare gli scioperi giusti”).
Nel 1924 Marinetti si riavvicinò al fascismo, e nel 1925 firmò il “manifesto degli intellettuali fascisti”
Il fascismo lo ricompensò con una serie di onori: tra l’altro, nel 1929, la nomina ad Accademico d’Italia
(sebbene in gioventù avesse proposto di distruggere le accademie di ogni specie), in quanto difensore della letteratura e della lingua italiana contro l’esterofilia.
Una curiosità: da Accademico, Marinetti fu preso in giro perché affermò, contro l’opinione comune, che Giacomo Leopardi
non era pessimista, ma sostanzialmente ottimista. Ebbene, oggi altri studiosi fanno la stessa affermazione, ma non vengono presi in giro; però non citano Marinetti, o perché non conoscono il precedente, o perché appare politicamente inopportuno far riferimento a lui.
Dopo l’8 settembre 1943
Marinetti aderì alla Repubblica Sociale Italiana di Mussolini; si trasferì al nord, e morì il 2 dicembre 1944 a Bellagio sul lago di Como; ebbe un solenne funerale di Stato a Milano nella chiesa di San Sepolcro, con grande partecipazione di folla, e fu sepolto nel Cimitero Monumentale.
Quanto ai rapporti con l’Esperanto, Marinetti aderì al 27° Congresso Universale di Esperanto (Roma 1935)
perché apprezzava la giovanile snellezza del nuovo strumento linguistico; inoltre, durante il fascismo, in Italia l’Esperanto era presentato come un’evoluzione del latino, e un efficace mezzo di diffusione dell’italianità all’estero (in questo quadro, il 22 marzo 1935 la Radio Italiana – EIAR cominciò a trasmettere per l’estero in Esperanto, prima ancora che in altre lingue più diffuse, da quello che all’epoca era l’imponente Centro Radio Imperiale di Roma Prato Smeraldo, progettato dallo stesso Guglielmo Marconi).
L’esperantista Pino Masnata pubblicò sulla rivista “L’Esperanto” 1935-7, p. 4, la traduzione in Esperanto (“Futurista manifesto pri radio”) del “Manifesto futurista della Radia” (*) di Marinetti, apparso in italiano nel giornale “La Gazzetta del Popolo” di Torino del 22 settembre 1933
www.radiospeaker.it/blog/manifesto-della-radia-futurismo-radio.html
(*) Provocatoriamente, Marinetti intitolò in italiano “Radia” al femminile, anziché “Radio” al maschile, per contestare il modo in cui il nuovo mezzo di comunicazione veniva utilizzato, come semplice continuazione di forme tradizionali quali il teatro o la sala conferenze.
Alla fine dell’articolo è scritto: “Laŭ deziro de la eminentaj Aŭtoroj esperantigita de «ro»” (Per desiderio degli eminenti Autori tradotto in Esperanto da «ro»); suppongo che «ro» significhi “Rinaldo Orengo”.
Trascrivo (in italiano, e nella traduzione in Esperanto di Gaudenzio Pisoni) l’articolo giornalistico “Bombardamento di Adrianopoli” (Bombardado), conservando l’originale (in tutti i sensi) disposizione grafica delle parole.
Allego la prima pagina della rivista “L’Esperanto” 1935-7 con il “Futurista manifesto pri radio” (Manifesto futurista della Radio) di Marinetti; poiché a quel tempo il giornale aveva un grande formato, ho diviso la pagina in due parti (superiore e inferiore), per agevolarne la lettura.
BOMBARDAMENTO DI ADRIANOPOLI
ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrare
spazio con un accordo tam-tuuumb
ammutinamento di 500 echi per azzannarlo
sminuzzarlo sparpagliarlo all´infinito
nel centro di quei tam-tuuumb
spiaccicati (ampiezza 50 chilometri quadrati
balzare scoppi tagli pugni batterie tiro
rapido violenza ferocia regolarita questo
basso grave scandere gli strani folli agita-
tissimi acuti della battaglia furia affanno
orecchie occhi
narici aperti attenti
forza che gioia vedere udire fiutare tutto
tutto taratatatata delle mitragliatrici strillare
a perdifiato sotto morsi shiafffffi traak-traak
frustate pic-pac-pum-tumb bizzzzarrie
salti altezza 200 m. della fucileria
Giù giù in fondo all’orchestra stagni
diguazzare buoi buffali
pungoli carri pluff plaff impen
narsi di cavalli flic flac zing zing sciaaack
ilari nitriti iiiiiii… scalpiccii tintinnii 3
battaglioni bulgari in marcia croooc-craaac
[ LENTO DUE TEMPI ] Sciumi Maritza
o Karvavena croooc-craaac grida delgli
ufficiali sbataccccchiare come piatttti d’otttttone
pan di qua paack di là cing buuum
cing ciak [ PRESTO ] ciaciaciaciaciaak
su giù là là intorno in alto attenzione
sulla testa ciaack bello Vampe
vampe
vampe vampe
vampe vampe
vampe ribalta dei forti die-
vampe
vampe
tro quel fumo Sciukri Pascià comunica te-
lefonicamente con 27 forti in turco in te-
desco allò Ibrahim Rudolf allò allò
attori ruoli echi suggeritori
scenari di fumo foreste
applausi odore di fieno fango sterco non
sento più i miei piedi gelati odore di sal-
nitro odore di marcio Timmmpani
flauti clarini dovunque basso alto uccelli
cinguettare beatitudine ombrie cip-cip-cip brezza
verde mandre don-dan-don-din-bèèè tam-tumb-
tumb tumb-tumb-tumb-tumb-tumb-
tumb Orchestra pazzi ba-
stonare professori d’orchestra questi bastona-
tissimi suooooonare suooooonare Graaaaandi
fragori non cancellare precisare ritttttagliandoli
rumori più piccoli minutisssssssimi rottami
di echi nel teatro ampiezza 300 chilometri
quadri Fiumi Maritza
Tungia sdraiati Monti Ròdopi
ritti alture palchi logione
2000 shrapnels sbracciarsi esplodere
fazzoletti bianchissimi pieni d’oro Tumb-
tumb 2000 granate protese
strappare con schianti capigliature
tenebre zang-tumb-zang-tuuum
tuuumb orchesta dei rumori di guerra
gonfiarsi sotto una nota di silenzio
tenuta nell’alto cielo pal-
lone sferico dorato sorvegliare tiri parco
aeroatatico Kadi-Keuy
°°°°°
BOMBARDADO
ĉiun 5an sekundon sieĝkanonoj disfendi
spacon per akordo tam-tuuumb
ribelado de 500 eĥoj por ĝin dentpredi
ĝin ertreti ĝin disenĵeti al la senfino
en la centro de tiuj tam-tuuumboj
platigitaj (vasteco 50 kilometrojn kvadratajn)
forsalti eksplodoj tranĉoj pugnoj baterioj pafado
rapida Perforto krueleco reguleco tiu
basa peza skando de la strangaj frenezaj tre agito-
plenaj akutoj de la batalo Furio anksio
oreloj okuloj
naztruoj malfermitaj atentaj
hola kia ĝojo vidi aŭskulti flari ĉion
ĉion taratatatata de la maŝinpafiloj laŭtkriĉi
ĝis spiromanko sub mordoj vangofffrapoj traak-
traak vipadoj pik-pak-pum-tumb biz-
zzaraĵoj saltoj alteco 200 m. de la fusilpafado
Malsupre ĉe l’ fundo de l’ orkestro marĉoj
plaŭdadi bovoj bubaloj
pikvergoj ĉaroj pluf plaf baŭ-
mado de ĉevaloj flik flak ĉing ĉing ŝjaaak
ridlipaj henoj iiiiiii… hufoklakoj tintadoj 3
bulgaraj batalionoj en marŝo kroook-kraaak
(LENTO DU TEMPOJ) Ŝjumi Maritza
aŭ Karvavena kroook-kraaak krioj de la
oficiroj klakkkdisssbati kiel latunncimmmbaloj
pan ĉi tie paak tie ĉing-buuum
ĉing ĉjak (PRESTO) ĉjaĉjaĉjaĉjaĉjaak
supre sube tie tie ĉirkaŭe enalte atentu
sur la kapo ĉjaak bele Flagroj
flagroj
flagroj flagroj
flagroj flagroj
flagroj flagroj
flagroj antaŭscenej’ de la her-
coj malantaŭ tiu fumo Ŝukri Paŝa’ interparolas per
telefono kun 27 fortikaĵoj turke ger-
mane halo Ibrahim Rudolf halo halo
aktoroj roloj eĥoj sufloroj
kulisoj el fumo arbaroj
aplaŭdoj odoro de fojno fekoj koto mi
ne plu sentas miajn piedojn frostajn odoro de sal-
petro odor’ de putraĵoj Timmmba-
loj
flutoj klarionoj ĉie alte malalte birdoj
kvikviti feliĉeco ombrejoj ĉip-ĉip-ĉip brizo
verdaĵo gregoj don-dan-don-din-bééé tam-tumb-
tu mb tumb-tumb-tumb-tumb
-tumb Orkestro frenezuloj ba-
stonfrapi orkestranojn tiuj ĉi ofte bastonfra-
pitaj ludaaadi ludaaadi Graaandaj
krakegoj ne forviŝi precizigi trannĉante ilin
bruojn pii malgrandajn mikrosssskopajn rompaĵojn
de eĥoj en la teatro ampleco 300 kilo-
metroj kvadrataj Riveroj Maritza
Tunĝja sternitaj Montaro Ro-
dopo staranta altaĵoj balkonoj lo-
ĝio 2000 ŝrapneloj braksvingi eksplodi
tuketoj blankegaj plenaj de oro Tum
tumb 2000 grenadoj for-
senditaj deŝiri kun klakoj hararojn
mallumo cang-tumb-cang-tuum
tuuumb orkestro de l’ bruoj militaj
ŝveli sub noto de silento
tenata en la alta ĉielo ba-
lono sfera orumita observi pafadon parko
aerostata Kadi-Keŭi
Filippo Tommaso Marinetti, trad. Gaudenzio Pisoni
(“Enlumas min senlimo”, LF-KOOP, La-Chaux-de-Fonds 1990, p. 99-100)