È difficile scrivere un articolo quando il materiale a disposizione è scarso; ma è ancora più difficile quando il materiale è (sovr)abbondante, e non si sa da dove cominciare (e, soprattutto, dove finire): questo è quanto mi si presenta oggi, 3 ottobre, anniversario della morte di Giovanni di Pietro di Bernardone, conosciuto come Francesco d’Assisi (1181-1226)
it.wikipedia.org/wiki/Francesco_d%27Assisi
Proclamato Santo dalla Chiesa cattolica prima degli scismi del Rinascimento, Francesco è amato anche da anglicani e luterani (esistono comunità francescane anche in quelle diverse confessioni cristiane), e più in generale da tutti coloro che, indipendentemente dalla fede religiosa, hanno a cuore l’amore al prossimo, la pace, la semplicità di vita, la salvaguardia del creato.
In Italia (dove durante il fascismo la retorica nazionalista celebrava San Francesco come “il più italiano dei Santi, e il più santo degli italiani”) ha un grande significato la legge 10 febbraio 2005, n. 24, intitolata “Riconoscimento del 4 ottobre quale solennità civile e giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse, in onore dei Patroni speciali d’Italia San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena”:
cioè, la giornata un tempo dedicata ai “Santi Patroni d’Italia” ha assunto una diversa connotazione, divenendo una solennità “laica” dedicata a valori universali: la citata legge prescrive, infatti, che “In occasione della solennità civile del 4 ottobre sono organizzate cerimonie, iniziative, incontri, in particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, dedicati ai valori universali di cui i Santi Patroni speciali d’Italia sono espressione”.
A questo punto, ci si domanderà come mai la memoria liturgica di San Francesco, morto (nel 1226) il 3 ottobre, venga celebrata invece il successivo giorno 4.
La risposta è semplice: Francesco morì sì il 3 ottobre 1226, ma dopo il tramonto, quando (secondo l’usanza dell’epoca di calcolare il tempo) era già il 4 ottobre: e poiché fu proclamato Santo “a furor di popolo” appena due anni dopo la morte, la data di calendario è rimasta quella dell’epoca, cioè il 4 ottobre.
Del resto, secondo la liturgia cattolica ancora adesso il tramonto segna l’inizio di un nuovo giorno: in base a questo principio la Messa vespertina prefestiva (ad esempio del sabato) è valida per adempire al precetto festivo (ad esempio domenicale).
La figura di Francesco ha dominato da subito, già nella mente e nel cuore dei suoi contemporanei: mentre in epoca moderna non sono mancate (ingiuste) critiche per una sua supposta “debolezza”
basta leggere quello che ha scrisse Dante Alighieri (1265-1321) nel canto XI del Paradiso (versi 43-72), magistralmente musicato e interpretato da Angelo Branduardi
Trascrivo il citato brano della Divina Commedia, in italiano e in due versioni in Esperanto, rispettivamente di Giovanni Peterlongo e di Enrico Dondi).
Allego la foto della Tomba di San Francesco nella Basilica inferiore di Assisi.
DANTE ALIGHIERI: DIVINA COMMEDIA, PARADISO, CANTO XI, VERSI 43-72
Intra Tupino e l’acqua che discende
del colle eletto dal beato Ubaldo,
45 fertile costa d’alto monte pende,
onde Perugia sente freddo e caldo
da Porta Sole; e di rietro le piange
48 per grave giogo Nocera con Gualdo.
Di questa costa, là dov’ella frange
più sua rattezza, nacque al mondo un sole,
51 come fa questo talvolta di Gange.
Però chi d’esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
54 ma Oriente, se proprio dir vuole.
Non era ancor molto lontan da l’orto,
ch’el cominciò a far sentir la terra
57 de la sua gran virtute alcun conforto;
ché per tal donna, giovinetto, in guerra
del padre corse, a cui, come a la morte,
60 la porta del piacer nessun diserra;
e dinanzi a la sua spirital corte
et coram patre le si fece unito;
63 poscia di dì in dì l’amò più forte.
Questa, privata del primo marito,
millecent’anni e più dispetta e scura
66 fino a costui si stette sanza invito;
né valse udir che la trovò sicura
con Amiclate, al suon de la sua voce,
69 colui ch’a tutto ‘l mondo fé paura;
né valse esser costante né feroce,
sì che, dove Maria rimase giuso,
72 ella con Cristo pianse in su la croce.
°°°°°
DANTE ALIGHIERI: DIA KOMEDIO, PARADIZO, KANTO 11-A, VERSOJ 43-72
(trad. Giovanni Peterlongo)
Inter Tupin’ kaj l’ akvo de l’ monteto
fluanta, kie loĝis Ubald’ sankta,
45 fekunda flank’ de alta monto pendas;
Peruĝan igas frosta ĝi kaj varma
tra Suno-pord’, kaj malantaŭe ploras
48 pro peza jugo Noĉera kun Gŭaldo.
En loko, kie la dekliv’ krutecon
plej rompas, Suno al la mond’ naskiĝis,
51 kiel kelkfoje el Gango ĉi tiu.
Kaj tial, kiu pri ĉi lok’ parolas,
ne “Aŝesi” (*) ĉar estus malsufiĉe,
54 sed “Oriento” diru propranome.
Li ne tro fora estis de l’ leviĝo,
kiam komencis li al ter’ sentigi
57 de l’ granda virto iom da konsolo;
junulon malpacigis kun la patro
Virin’, al kiu de l’ plezur’ la pordon,
60 kvazaŭ al morto, oni ne malfermas.
Kaj, antaŭ sia episkopa korto
et coram patre (**) kun ŝi kuniĝinte,
63 de tag’ al tag’ li amis ŝin pli forte.
L’ unuan Edzon ŝi perdinte restis
pli ol mil kaj cent jarojn ĝis ĉi tiu,
66 malŝate ignorata sen invito;
nek helpis aŭdi, ke trankvila restis
kun Amiklat’ ŝi, kiam voĉ’ sonoris
69 de l’ viro tutan mondon timiginta;
nek helpis esti kun persist’ fiera
tiel, ke, dum Maria restis sube,
72 kun Kristo supreniris ŝi la krucon.
°°°°°
DANTE ALIGHIERI: DIA KOMEDIO, PARADIZO, KANTO 11-A, VERSOJ 43-72
(trad. Enrico Dondi)
Inter Tupin’ kaj l’ akvo, kiu fluas
de sur l’altaĵ’ de l’ beata Ubaldo,
45 fekunda flanko de monteg’ situas,
kiun Perugia frontas je rigardo
de Porta Sole; pro malvarmo ĝemas
48 Nocera sub la posta krut’ kaj Gualdo.
Kie la montoflanko pli ebenas,
naskiĝis sun’ por helpo al la homo,
51 kiel ĉi stel’ el Gango foje venas.
Pri tiu loko vastas la renomo:
Assisi ne esprimus kun sufiĉo,
54 sed Oriento estus taŭga nomo.
Ne fore de la horo de l’ naskiĝo
jam al la homoj en la mondo klaris,
57 kiom vastegis lia virta riĉo.
Junaĝe li la patron kontraŭstaris
por tiu dam’, al kiu, kvazaŭ morto,
60 la pordon de l’ plezuro ĉiu baris;
kaj al ŝi antaŭ l’ episkopa korto
et coram patre ligis sin spirite
63 kaj ŝin plu amis kun kreskanta forto.
De la unua edzo senigite,
ŝi pli ol mil cent jarojn en obskuro
66 kaj en malŝato restis seninvite;
ne helpis ŝin ke tute en sekuro
kun Amiklat’ al tiu ŝi aperis,
69 kiun la mond’ rigardis kun teruro;
kaj ne ke ŝi konstantis kaj fieris,
tiel ke dum Maria restis sube,
72 kun Kristo sur la kruco ŝi suferis.
(trad. Enrico Dondi)