È prassi della Chiesa cattolica e di quella ortodossa festeggiare i Santi nel giorno della loro morte, che per il credente è il giorno della vera nascita (ad una vita nuova).
Fino a poco tempo fa, si facevano solo due eccezioni: per Maria (che si festeggia l’8 settembre alla nascita, ed il 15 agosto all’Assunzione, o Dormizione per gli ortodossi); e per Giovanni Battista (che si festeggia il 24 giugno alla nascita, ed il 29 agosto alla morte per decollazione, cioè decapitazione: confesso che da bambino, quando sentivo parlare di “San Giovanni decollato”, credevo ingenuamente che si trattasse di un aviatore).
Ma adesso si sta formando un’altra prassi: le memorie liturgiche di alcuni moderni Papi proclamati Santi sono state fissate in giorni diversi da quello della morte:
– Pio X: morto il 20 agosto, festa il 21 agosto;
– Giovanni XXIII: morto il 3 giugno, festa l’11 ottobre;
– Giovanni Paolo II: morto il 2 aprile, festa il 22 ottobre.
Oggi, poi, 26 settembre 2019, si presenta un caso unico: la data della memoria liturgica del Santo Papa Paolo VI (Giovanni Battista Montini) (1897-1978)
it.wikipedia.org/wiki/Papa_Paolo_VI
sarà fissata al 26 settembre, anniversario della sua nascita terrena; ma la canonizzazione avrà luogo il prossimo 14 ottobre, per cui formalmente oggi non è ancora proclamato “Santo”, e non dovrebbe essere festeggiato come Santo; non hanno problemi, invece, i fedeli della Diocesi di Milano, che per un’antichissima tradizione hanno un proprio rito (“ambrosiano”) ed un proprio calendario liturgico, e festeggeranno il Santo il 30 maggio, nell’anniversario della sua prima Messa.
Paolo VI è stato a lungo, e in qualche modo è ancora adesso, un Papa dimenticato e incompreso, bollato come debole, indeciso, problematico, poco socievole, non al passo con i tempi; invece, la Chiesa cattolica deve proprio a lui la stagione di riforme che stiamo vivendo. Fu lui, chiudendo il Concilio Ecumenico Vaticano II, ad auspicare una Chiesa «samaritana», «ancella dell’umanità», più incline a «incoraggianti rimedi» che a «deprimenti diagnosi», a «messaggi di fiducia» che a «funesti presagi».
Purtroppo per lui, Paolo VI è stato schiacciato da due grandi personalità: Giovanni XXIII Roncalli (il “Papa buono”) prima di lui, e Giovanni Paolo II (il “grande comunicatore”) dopo di lui.
Un’altra sua “sfortuna” è costituita dal fatto che Paolo VI ha avuto il coraggio di parlare apertamente (altro che “debole” e “indeciso”!) delle diseguaglianze sociali, molto prima dei movimenti di sinistra del ‘68: è del 26 marzo 1967, più di mezzo secolo fa, l’attualissima enciclica “Populorum progressio” (Il progresso dei popoli), con la quale denunciò «lo scandalo di disuguaglianze clamorose», aggiungendo lucidamente: «I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza», e non intervenire significherà affrontare «la collera dei poveri». Ma si è preferito far finta di niente e mettere a tacere la propria coscienza.
Rinvio alle pagine di Wikipedia, e più in generale all’amplissima saggistica in materia; per i testi in Esperanto, segnalo i numerosi articoli in “Espero katolika”, in particolare quelli accessibili in rete alla pagina www.esperokatolika.org/
ad esempio:
www.esperokatolika.org/ek19661970/ek1966_10.htm#1
www.esperokatolika.org/ek19761980/ek1977_08.htm#7
www.esperokatolika.org/ek19761980/ek1977_08.htm#2
www.esperokatolika.org/ek19761980/ek1978_09.htm#1
www.ikue.org/papoj/paulovi/testamento.html
www.esperokatolika.org/ek19761980/ek1979_1011.htm#9
Sui rapporti tra Paolo VI e l’Esperanto, ricordo in particolare:
– da Arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini incoraggiò più volte, con la parola e concretamente, l’attività del sacerdote esperantista milanese Ferdinando Longoni
eo.wikipedia.org/wiki/Ferdinando_Longoni
– il 19 maggio 1964, Paolo VI ricevette in udienza privata una qualificata rappresentanza dell’IKUE (Internacia katolika Unuiĝo esperantista – Unione Internazionale Cattolica esperantista):
www.esperokatolika.org/ek19611965/ek1964_06.htm#3
il Presidente Sac. Alfons Beckers
eo.wikipedia.org/wiki/Alfons_Beckers
il vicepresidente Don Ferdinando Longoni
la cassiera Elza Champy
www.esperokatolika.org/ek19811985/ek1984_05.htm#22
il domenicano P. Giacinto Jacobitti
eo.wikipedia.org/wiki/Giacinto_Jacobitti
la Professoressa Adelaide Antonelli Kohler
www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/01/06/sermone-delle-nazioni/
la Professoressa Rosa Maudente
www.esperokatolika.org/ek19811985/ek1984_0102.htm#6
e sua sorella.
Secondo le testimonianze dei presenti
il Papa mostrò vivo interesse per il movimento esperantista cattolico, riconobbe la necessità e l’utilità dell’Esperanto, disse che avrebbe sostenuto una lingua che consente la comprensione tra i popoli, promuovendo l’armonia e la pace; anche riconobbe che in un’epoca di movimento ecumenico l’Esperanto può essere molto utile alla Chiesa;
– il 21 aprile 1966, Paolo VI autorizzò il primo testo per la celebrazione della Messa in Esperanto, cui seguirono altre numerose singole autorizzazioni;
– l’Enciclica di Paolo VI “Populorum progressio” (Il progresso dei popoli) del 26 marzo 1967 fu tradotta in Esperanto, e pubblicata come libro e su “Espero katolika” 1967-7/8
www.ikue.org/papoj/paulovi/1967/enciklikopp.html
– in occasione del 36° Congresso internazionale dei cattolici esperantisti a Roma (agosto 1975), fu consentito al Vescovo Ausiliare di Varsavia (Polonia) Władysław Miziołek
eo.wikipedia.org/wiki/W%C5%82adys%C5%82aw_Mizio%C5%82ek
di celebrare Messe in Esperanto per i congressisti nelle principali Basiliche romane, compresa quella di San Pietro;
– il 13 agosto 1975, durante l’udienza generale in piazza san Pietro nel corso dell’Anno Santo, Paolo VI rivolse un caloroso saluto (in italiano) ai partecipanti al 36° Congresso Internazionale degli esperantisti cattolici. Come riportato dal giornale vaticano “L’Osservatore romano” del 15 agosto 1975, il Papa disse:
“Un altro gruppo internazionale che saluteremo presto con una parola speciale è quello dei partecipanti al Congresso internazionale degli esperantisti cattolici. Vedete, hanno la bandiera verde, che è simbolo di speranza, sono gli esperantisti…
… Non vogliamo concludere questa parte dell’udienza senza rivolgere il nostro saluto e il nostro augurio ai partecipanti al 36° Congresso Internazionale dei Cattolici esperantisti. Ai vostri particolari interessi culturali avete inteso aggiungere una nota squisitamente religiosa, inserendovi nello spirito del Giubileo, che a tutti gli uomini di buona volontà parla di rinnovamento, conversione, ritrovato contatto con Dio che ama e perdona. Questo spirito vi guidi nella promozione della fratellanza e della comprensione tra i diversi popoli di lingue differenti, che vi sforzate di favorire secondo il programma che vi distingue; ecco il nostro sincero augurio, che avvaloriamo con la nostra Benedizione Apostolica, pegno dei doni del Signore”;
– su raccomandazione dell’allora Arcivescovo cattolico di Atene (Grecia) Nikolaos Foskolos (Νικόλαος Φώσκολος)
en.wikipedia.org/wiki/Nikolaos_Foskolos
durante il pontificato di Paolo VI, nella notte tra il 17 e il 18 aprile1976 iniziarono le trasmissioni in Esperanto della Radio Vaticana,
www.esperokatolika.org/ek19761980/ek1976_06.htm#10
che continuano ininterrottamente da allora
– in occasione del 37° Congresso degli esperantisti cattolici (Częstochowa, Polonia 1977), Paolo VI (su raccomandazione del Vescovo slovacco Pavol Hnilica it.wikipedia.org/wiki/Pavol_Hnilica
allora in esilio a Roma), autorizzò l’allora Metropolita di Cracovia, Karol Wojtyła, a celebrare la Messa in Esperanto, superando la temporanea sospensione della precedente autorizzazione, decretata dalla Congregazione per i Sacramenti e il Culto divino.
Allego:
– la lettera del 26 aprile 1966 con cui Mons. Annibale Bugnini comunicò la prima autorizzazione all’uso dell’Esperanto nella liturgia cattolica, su richiesta del Vescovo di Salisburgo (Austria) Eduard Macheiner
it.wikipedia.org/wiki/Eduard_Macheiner
– la foto dell’udienza del 19 maggio 1966;
– il telegramma in latino del Cardinale Jean-Marie Villot che comunicava a Karol Wojtyła l’autorizzazione papale alla celebrazione in Esperanto durante il Congresso di Częstochowa (al quale, però, all’ultimo momento Wojtyła non poté partecipare; la Messa fu concelebrata da altri).