Il 25 settembre è l’anniversario della nascita (nel 1896) del politico e partigiano italiano Alessandro Giuseppe Antonio Pertini, conosciuto come Sandro Pertini (1896-1990)
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Due volte laureato (in Giurisprudenza e in Scienze sociali); Membro dell’Assemblea Costituente
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Deputato; Senatore; Presidente della Camera dei deputati, infine Presidente della Repubblica Italiana dal 1978 al 1985, è considerato “il Presidente più amato dagli italiani”, per l’assoluta imparzialità, per il franco e vigoroso esercizio della funzione presidenziale nell’interesse comune (in particolare dei lavoratori), per la strenua difesa della libertà in tutte le sue forme (anche dal bisogno), per la sua ricerca continua di giustizia sociale, per il suo auspicio di pace e comprensione tra i popoli
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per la sua sincera partecipazione agli eventi della Nazione, tanto lieti (come la vittoria della Nazionale italiana ai Mondiali del Mondo di Calcio del 1982) quanto tristi (come i numerosi funerali ai quali intervenne).
Socialista riformista (seguace di Filippo Turati
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era contrario all’intervento italiano nella prima guerra mondiale; ma quando dovette combattere al fronte (Bainsizza/ Banjška planota e Caporetto/ Kobarid
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non si sottrasse al suo dovere, e anzi si guadagnò una medaglia d’argento al valor militare, che però non gli fu consegnata dopo la guerra perché antifascista.
Ostile al fascismo fin dall’inizio, subì violenze squadriste: il suo studio di avvocato fu ripetutamente devastato, e fu malmenato perché indossava una cravatta rossa.
Nel 1925 fu condannato ad otto mesi di reclusione per aver stampato e distribuito un opuscolo clandestino dal titolo “Sotto il barbaro dominio fascista”.
Tornato in libertà, proseguì la sua attività antifascista, e fu oggetto di nuove violenze (nel 1926 gli fu spezzato il braccio destro).
Il 4 dicembre 1926, in applicazione delle cosiddette leggi eccezionali cosiddette “fascistissime”
it.wikipedia.org/wiki/Leggi_fascistissime ),
Pertini fu assegnato al confino di polizia per cinque anni, il massimo previsto dalla legge.
Per sfuggire alla cattura, espatriò clandestinamente in Francia assieme a Filippo Turati; lì (prima a Parigi, poi a Nizza) fece il muratore, il lavatore di taxi e la comparsa cinematografica per la Paramount, svolgendo nel contempo una vivace attività antifascista (stabilì anche una radio clandestina, per la quale fu processato dalle autorità francesi).
Nel 1929, al suo rientro in Italia sotto falso nome, fu casualmente riconosciuto e arrestato; oltre a 10 mesi di reclusione da scontare per la fuga all’estero, fu condannato dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato a dieci anni e nove mesi di reclusione e a tre anni di vigilanza speciale, per aver «svolto all’estero attività tali da recare nocumento agl’interessi nazionali», nonché per «contraffazione di passaporto straniero».
Detenuto nella piccola isola di Santo Stefano
it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Santo_Stefano
dopo un anno fu trasferito, per le sue precarie condizioni di salute nel carcere di Turi (Bari)
lì conobbe il comunista Antonio Gramsci (del quale parlerò in altra occasione)
it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Gramsci .
Ulteriormente trasferito al sanatorio giudiziario della piccola isola di Pianosa
it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Pianosa_(Toscana)
si dissociò pubblicamente dall’iniziativa della madre, che aveva presentato una domanda di grazia.
A Pianosa ebbe uno scontro con un agente di custodia, per cui fu condannato a 9 mesi e 24 giorni di reclusione per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.
Il 10 settembre 1935 Pertini fu trasferito all’isola di Ponza
come confinato politico per cinque anni; il 20 settembre 1940, giudicato «elemento pericolosissimo per l’ordine nazionale», venne riassegnato al confino per altri cinque anni, da trascorrere nell’isola di Ventotene
it.wikipedia.org/wiki/Ventotene ,
dove incontrò, tra gli altri, Altiero Spinelli (del quale parlerò in altra occasione)
it.wikipedia.org/wiki/Altiero_Spinelli
Liberato il 13 agosto 1943 a seguito della caduta del fascismo, dopo l’8 settembre 1943
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divenne uno dei maggiori esponenti della Resistenza contro i nazisti (ebbe anche una medaglia d’oro al valor militare); catturato dalle SS e condannato a morte, il 24 gennaio 1944 riuscì ad evadere dal carcere romano di “Regina Coeli”, insieme con un altro futuro Presidente della Repubblica Italiana, Giuseppe Saragat (del quale parlerò in altra occasione)
it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Saragat ;
fu la loro salvezza, perché se fossero rimasti in carcere, molto probabilmente il 24 marzo 1944 sarebbero morti nell’eccidio delle Fosse Ardeatine
it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_delle_Fosse_Ardeatine .
Tornato in libertà, ma clandestinamente, Pertini proseguì la lotta antinazista a Roma, in Toscana, in Valle d’Aosta e in Lombardia, dove fu uno dei protagonisti dell’insurrezione di Milano del 25 aprile 1945
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e della successiva esecuzione di Benito Mussolini.
Dopo la guerra, partecipò attivamente ai lavori dell’Assemblea costituente; nel 1947 cercò inutilmente di evitare la scissione di Saragat (che fondò il Partito Socialista Democratico – PSDI); nel 1948 fu contrario all’alleanza dei socialisti con i comunisti, tuttavia realizzata da Pietro Nenni; nel 1957 uscì dalla direzione del Partito Socialista, a seguito dell’invasione sovietica dell’Ungheria nel novembre 1956.
Nel 1953, però, in occasione della morte di Giuseppe Stalin
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aveva detto in Senato:
«Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per le sorti del mondo. L’ultima sua parola è stata di pace. […] Si resta stupiti per la grandezza di questa figura che la morte pone nella sua giusta luce. Uomini di ogni credo, amici e avversari, debbono oggi riconoscere l’immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto».
Quando fu divulgato il rapporto con cui Nikita Krusciov denunciò i crimini di Stalin, fu precisato che Pertini intendeva ricordare “il difensore di Stalingrado e co-liberatore dell’Europa dalla barbarie nazista”.
Nel 1968, da poco eletto presidente della Camera, Pertini polemizzò con l’ambasciatore dell’URSS in Italia per l’invasione sovietica della Cecoslovacchia.
Nel 1983, ebbe una furibonda polemica con il dittatore argentino Reynaldo Bignone
it.wikipedia.org/wiki/Reynaldo_Bignone
il quale aveva cinicamente affermato che i “desaparecidos” andavano considerati tutti morti. Quando il Governo argentino inviò una nota di protesta, Pertini replicò: «Non mi interessa che altri Capi di Stato non abbiano sentito il dovere di protestare come ho protestato io. Peggio per loro. Ciascuno agisce secondo il suo intimo modo di sentire. Io ho protestato e protesto in nome dei diritti civili e umani e in difesa della memoria di inermi creature vittime di morte orrenda».
Pertini si dichiarò sempre ateo; però, nel suo studio al Quirinale teneva un crocifisso, perché ammirava la figura di Gesù “come uomo che ha sostenuto le sue idee a costo della morte”.
Pertini scelse di non abitare nel Palazzo del Quirinale, ma mantenne la propria residenza in una mansarda in affitto, di 35 metri quadri, che s’affaccia sulla fontana di Trevi
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Quanto ai rapporti con l’Esperanto:
– Pertini concesse il proprio patronato al 50° Congresso Italiano di Esperanto (Lido di Jesolo 1979) ed al 55° Congresso Italiano di Esperanto (San Pellegrino Terme 1984);
– nel 1979 (v. lettera allegata, dell’allora Segretario Generale Antonio Maccanico) intervenne efficacemente, su mia richiesta, in favore di due esperantisti cecoslovacchi (Vojtĕch Srna e Miloslav Šváček) processati per aver celebrato e/ o fatto celebrare Messe in Esperanto senza l’autorizzazione statale (!)
www.esperokatolika.org/ek19761980/ek1979_034.htm#10 ;
– in occasione della sua morte, nel numero 1990-3, p. 7 de “L’Esperanto” c’è un caloroso e non comune “Omaggio a Sandro Pertini”, che trascrivo in basso;
– Pertini è citato (“un partigiano come Presidente”) nella canzone del 1983 di Cristiano Minellono e Toto (Salvatore) Cutugno “L’Italiano”, che intende mostrare le particolarità dell’Italia; la trascrivo, in italiano e nella traduzione in Esperanto (La italo – kun partizano prezident’ honesta) di Giuseppe Castelli.
Allego il francobollo italiano del 1996 per il centenario della nascita di Pertini, con gli annulli speciali di Stella (il villaggio natale)
it.wikipedia.org/wiki/Stella_(Italia)
e Roma Presidenza della Repubblica.
Omaggio a Sandro Pertini
«La Federazione esperantista italiana ha espresso la più intensa partecipazione al rimpianto di tutti per la scomparsa dell’ex Presidente della Repubblica, Senatore Sandro Pertini.
È doveroso ricordarlo per la sua personalità di uomo onesto, estremamente coerente, assertore esplicito dei principi di libertà, giustizia sociale e di rispetto della dignità di ogni persona, quali elementi essenziali per la convivenza e per la pace a tutti i livelli.
Queste solide basi hanno costituito il fondamento dei criteri ispiratori di ogni azione nella sua vita, immedesimata nella grande e travagliata storia della nazione italiana.
Con le suddette caratteristiche Egli ha manifestato aspirazioni e aspettative che sono nell’animo dei cittadini italiani, i quali in Lui si sono sentiti significativamente rappresentati.
Gli esperantisti, che affermano con gli stessi criteri la difesa dei diritti umani e che tendono a procurarne l’attuazione nel settore della cultura e della comunicazione mediante la diffusione e l’uso della lingua internazionale esperanto, si inchinano nel ricordo di Sandro Pertini e intendono cooperare per valorizzare il suo insegnamento, nell’interesse generale delle relazioni fra i popoli».
“L’Esperanto” 1990-3, p. 7
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Traduko:
Omaĝo al Sandro Pertini
«La Itala Esperantista Federacio esprimis la plej intensan partoprenon en la bedaŭro de ĉiuj pro la malapero de la iama Prezidanto de la Respubliko, Senatano Sandro Pertini.
Estas devige lin memorigi pro lia personeco de honestulo, tute kohereca, eksplicita asertanto de la principoj pri libero, socia justeco kaj respekto al la digno de ĉiu persono, kiaj esencaj elementoj por la kunvivado kaj por la paco je ĉiuj niveloj.
Ĉi tiuj solidaj bazoj konsistigis la fundamenton de la kriterioj, kiuj inspiris ĉiun agon en lia vivo, enmemiĝinta en la grandan kaj suferplenan historion de la itala nacio.
Kun la diritaj karakterizoj, Li manifestis aspirojn kaj atendojn, kiuj estas en la animo de la italaj civitanoj, kiuj en Li sin sentis signifoplene reprezentitaj.
La esperantistoj, kiuj asertas laŭ la samaj kriterioj la defendon de la homaj rajtoj, kaj kiuj strebas atingi ilian efektivigon en la sektoro de kulturo kaj de komunikado per la disvastigo kaj la utiligo de la internacia lingvo esperanto, kliniĝas en la memoro de Sandro Pertini, kaj intencas kunlabori por valorigi lian instruon, en la ĝenerala intereso de la rilatoj inter la popoloj».
“L’Esperanto” 1990-3, p. 7
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L’ITALIANO
Parole di Cristiano Minellone
Musica di Toto (Salvatore) Cutugno
www.youtube.com/watch?v=syc78JzHGTs
Lasciatemi cantare con la chitarra in mano,
lasciatemi cantare, sono l’italiano.
Buongiorno Italia gli spaghetti al dente
e un partigiano come Presidente,
con l’autoradio sempre nella mano destra
un canarino sopra la finestra.
Buongiorno Italia con i suoi artisti,
con troppa America sui manifesti,
con le canzoni, con amore,
con il cuore, con più donne sempre meno suore.
Buongiorno Italia buongiorno Maria
con gli occhi pieni di malinconia,
buongiorno Dio, lo sai che ci sono anch’io.
Lasciatemi cantare con la chitarra in mano,
lasciatemi cantare una canzone piano piano.
Lasciatemi cantare perché ne sono fiero,
sono un italiano, un italiano vero.
Buongiorno Italia che non si spaventa
con la crema da barba da menta
con un vestito gessato sul blu
e la moviola la domenica in TV.
Buongiorno Italia col caffè ristretto,
le calze nuove nel primo cassetto,
con la bandiera in tintoria
e una seicento giù di carrozzeria.
Buongiorno Italia buongiorno Maria
con gli occhi pieni di malinconia,
buongiorno Dio, lo sai che ci sono anch’io.
Lasciatemi cantare con la chitarra in mano,
lasciatemi cantare una canzone piano piano
Lasciatemi cantare perché ne sono fiero,
sono un italiano, un italiano vero.
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LA ITALO
Vortoj de Cristiano Minellone
Muziko de Toto (Salvatore) Cutugno
trad. Giuseppe Castelli
www.cinquantini.it/esperant/kantoj/sanremo.html#LA%20ITALO
Permesu ke mi kantu kun la gitar’ en mano,
permesu ke mi kantu: estas mi italo.
Saluton Italio, lando festa
kun partizano prezident’ honesta,
kun ĉiam en la dekstra man’ aŭtoradio
kaj ĉe la fenestro kanario;
ĉe la artistoj via romantiko,
en la reklamoj tro da Ameriko,
kaj dum sopire daŭre sonas mandolinoj
malmonaĥiniĝas la virinoj…
Buongiorno Italia, saluton Maria
kun okulparo tro melankolia;
saluton Di’:
ĉu vi memoras pri mi?
Permesu ke mi kantu kun la gitar’ en mano,
permesu ke mi kantu kun sincero kaj spontano;
permesu ke mi kantu kaj estu eĉ fiera:
estas mi italo, ho jes, italo vera.
Saluton Italio sen timemo,
kun via mento-parfuma razkremo,
kun la dimanĉa pri-vesta decid’
kaj la dimanĉaj goloj en la televid’;
kun la itala postkafa digesto,
la ŝtrumpoj en la unua tirkesto,
la flago pli kaj pli ĉifona
kaj la aŭto tre riparbezona.
Buongiorno Italia, saluton Maria
kun okulparo tro melankolia;
saluton Di’:
ĉu vi memoras pri mi?
Permesu ke mi kantu kun la gitar’ en mano,
permesu ke mi kantu kun sincero kaj spontano;
permesu ke mi kantu kaj estu eĉ fiera:
estas mi italo, ho jes, italo vera.