Personaggi

Ephraim Kishon

Il 23 agosto è l’anniversario della nascita dello scrittore, umorista e regista cinematografico israeliano Ephraim Kishon (1924 – 2005)

it.wikipedia.org/wiki/Ephraim_Kishon

nato a Budapest con il nome Ferenc Hoffmann.

Emigrò in Israele nel 1949 (un impiegato storpiò il cognome, Kishont, che lui si era scelto per sostituire quello originario, di tipo tedesco, e così si trovò a chiamarsi Kishon).

Padroneggiò subito la lingua ebraica, tanto che per decine d’anni scrisse libri e pubblicò articoli giornalistici in questa lingua, imparata da adulto, e fa parte a pieno titolo della letteratura israeliana contemporanea; quando, però, morì il traduttore in tedesco dei suoi libri (Friedrich Torberg/ Friedrich Ephraim Kantor)

it.wikipedia.org/wiki/Friedrich_Torberg

Kishon prese a scriverli direttamente in tedesco.

Negli anni ’80 emigrò in Svizzera, dove morì, nel 2005, a 80 anni: un traguardo inimmaginabile, se teniamo conto che, tra l’altro, in quanto ebreo fu in campo di concentramento tedesco (si salvò due volte: una prima, perché il comandante del campo aveva bisogno di uno per giocare a scacchi; una seconda, perché in occasione di una decimazione non fu il decimo); le sue traversie rendono incredibile che egli abbia trovato la forza per sorridere del lato comico della vita.

I suoi libri sono stati tradotti in almeno 37 lingue, compreso l’Esperanto (“Elektitaj satiroj” – Satire scelte, trad. Gerhard Ziegler, 1981).

Trascrivo la traduzione in Esperanto di un breve racconto umoristico, che trae spunto dall’episodio (“Il giudizio di Salomone”) del primo libro dei Re 3, 16-27

www.steloj.de/esperanto/biblio/libro_1re.html

www.maranatha.it/Bibbia/2-LibriStorici/11-1RePage.htm

Lo scrittore immagina che la madre a cui Salomone (con un saggio giudizio lodato nei secoli) affidò il bambino conteso, si penta e decida, dopo 17 anni, di fare appello, chiedendo di essere liberata dal ragazzo, il quale, crescendo, è diventato più o meno un teppista.

Unisco la traduzione in italiano del racconto, ed allego:

– la riproduzione dell’affresco di Raffaello “Il giudizio di Salomone”, Città del Vaticano, Logge di Raffaello;

il francobollo israeliano del 2016 in memoria di Ephraim Kishon.

 


Segue traduzione in italiano

 

LA JUĜO DE SALOMONO

Dua instanco

 

Via prezidanta moŝto!

Kiel advokato de la patrino, favore al kiu estas proklamita la intertempe famiĝinta “Salomona Juĝo” mi apelacias petante kasacii ĝin.

Laŭ la kortuma protokolo mia klientino antaŭ 17 jaroj estis pridemandita antaŭ la kortumo kun tiu rezulto, ke Lia Reĝa moŝto decidis, meze duonigi la objekton de l’proceso, malgrandan infaneton de nedifinebla deveno, kaj transdoni al ĉiu partio, kiu pretendis la infanon, duonon. Dum la proklamado de tiu juĝo mia klientino pro teruro ekkriis, ke ŝi sub tiaj cirkonstancoj ne plu pretendis tiun infaneton. Spite al tiu rezigno Lia Reĝa moŝto, Salomono – neniu scias, kial- aljuĝis tiun infanon al mia klientino.

Intertempe la infano havas 17 jarojn. Ĝi estas virseksa, longhara, nelavita, nerazita kaj nezorge vestita. Politike tiu ankoraŭ ne plenaĝa juna viro tendencas maldekstren, de tempo al tempo partoprenante demonstraciojn, pasigas plej multajn horojn en tiel nomitaj “diskotekoj”, kaj fumas importitan herbaĉon, kiun oni nomas en liaj rondoj “haŝiso”. Ĉi ĉion li faras je l’ kostoj de mia klientino, kiu pro la tiama juĝo estas devigata, ankoraŭ nun subteni sian laŭjuĝan filon, kvankam ekzistas nenia pruvo pri ŝia patrineco.

Tial mi apelacias kontraŭ tiu supre menciita Salomona Juĝo petante ties kasacion. Mia klientino estas preta, ĵure deklari antaŭ la Reĝa Kortumo, ke ŝi per sia tiama interkrio distanciĝis porĉiame de ĉia parenca konekso kun la menciita malgranda infaneto.

Se la Reĝa Kortumo ne sekvos mian apelacion aljuĝante tiun intertempe kreskintan infanon al la kontraŭa partio, mia klientino estos devigata ĵeti tiun antipatian bubaĉon, kun kiu ŝi ne plu volas havi familian kontakton, definitive el sia loĝejo.

Efraim Kiŝon, trad. Gerhard Ziegler

(“Elektitaj satiroj”, Bleicher, Gerlinger-Stuttgart, 1981, p. 57)

 

°°°°°

IL GIUDIZIO DI SALOMONE

Secondo grado

 

Signor Presidente!

In qualità di avvocato della madre, in cui favore fu emesso quello che nel frattempo è diventato famoso come “Il giudizio di Salomone”, faccio appello chiedendo che sia annullato.

Secondo il verbale di udienza la mia cliente, 17 anni fa, fu interrogata dalla Corte, con il risultato che Sua Maestà il Re decise di dividere a metà l’oggetto del contendere, un piccolo bambino di origine indefinibile, e consegnarne metà a ciascuna delle parti processuali che pretendevano il bambino. Durante la proclamazione di quel giudizio la mia cliente per paura gridò che in quelle circostanze non pretendeva più il bambino. Malgrado quella rinuncia, Sua Maestà il Re Salomone nessuno sa perché – aggiudicò quel bambino alla mia cliente.

Nel frattempo il bambino ha 17 anni. È maschio, porta i capelli lunghi, non si lava, non si fa la barba, veste sciattamente. Politicamente, quest’uomo ancora non adulto tende a sinistra, ogni tanto prende parte a manifestazioni, passa la maggior parte delle ore nelle cosiddette “discoteche”, e fuma un’erbaccia d’importazione, che nei suoi ambienti è chiamata “hashish”. Tutto questo lo fa a spese della mia cliente, che a causa di quel vecchio giudizio è ancora obbligata a mantenere il figlio giudiziale, sebbene non esista alcuna prova della sua maternità.

Pertanto produco appello contro il suddetto Giudizio di Salomone, chiedendone l’annullamento. La mia cliente è pronta a dichiarare sotto giuramento davanti alla Regia Corte, che a suo tempo con quel grido ha preso per sempre le distanze da qualunque relazione di parentela con il menzionato piccolo bambino.

Se la Regia Corte non darà seguito al mio appello aggiudicando quel bambino nel frattempo cresciuto alla controparte, la mia cliente sarà costretta a sbattere definitivamente fuori di casa quell’antipatico ragazzaccio, con il quale non vuole più avere rapporti familiari.

Efraim Kiŝon

Trad. Antonio De Salvo dalla versione in Esperanto,

“Elektitaj satiroj”, Bleicher, Gerlinger-Stuttgart, 1981, p. 57)

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