Personaggi

Walther von der Vogelweide

Walther von der Vogelweide (circa 1170 – circa 1230)

it.wikipedia.org/wiki/Walther_von_der_Vogelweide

è stato il più grande poeta di lingua tedesca del medioevo.

Non si sa con precisione dove sia nato: gli austriaci parlano di Schönbach/Waldviertel (NiederösterreichBassa Austria); ma i (sud)tirolesi si rifanno preferibilmente a località sudtirolesi/ altoatesine: Wipptal (in italiano, Alta Valle Isarco) presso Sterzing (in italiano, Vipiteno); Lajen/ Ried (in italiano, Laion/ Novale); Klausen (in italiano, Chiusa).

In relazione alla sua supposta origine sudtirolese, la piazza principale di Bozen/ Bolzano è dedicata a lui. Nel 1889, su quella piazza gli fu innalzato un monumento, opera di Heinrich Natter; nel 1935, durante il fascismo, la statua fu spostata in un parco periferico, e la piazza fu intitolata al re d’Italia Vittorio Emanuele III, per eliminare quello che veniva considerato un simbolo di germanesimo” (dal 1919, il Sudtirolo/ Südtirol/ Alto Adige appartiene all’Italia). Dopo la seconda guerra mondiale, la piazza è stata di nuovo intitolata a Walther von der Vogelweide, ma il monumento vi è stato ricollocato soltanto nel 1981.

In effetti, il poeta è famoso non solo per canti amorosi (è il più grande dei “Minnesänger” cantori d’amore), ma anche per il suo impegno politico a favore della causa tedesca (sebbene la sua importanza su questo piano sia stata un po’ esagerata dai critici di lingua tedesca, che hanno suscitato una reazione contraria ed ugualmente eccessiva nei critici italiani più sciovinisti).

In Esperanto esiste la traduzione (dell’ungherese Kálmán Kalocsay) di tre poesie: “Ich saz ûf eime steine” (Sur ŝton’ mi ripozetis), “Unter den Linden” (Sub la tilio), “Owê war sint verswunden” (Ho ve, kien miaj jaroj). Tutte e tre le traduzioni sono apparse en 1931 in “Eterna bukedo” (p. 56-59), e nel 1981 in “Tutmonda sonoro” (p. 296-298); la prima anche in “Esperanto de UEA” 1931-4, p. 60.

Trascrivo la poesia “Ich saz ûf eime steine”, in lingua tedesca antica, in italiano (versione tratta dall’Enciclopedia Treccanji) e in Esperanto, ed allego un’antica stampa con l’immagine tradizionale del poeta.


ICH SAZ ÛF EIME STEINE

gutenberg.spiegel.de/buch/die-gedichte-walthers-von-der-vogelweide-8888/3

www.youtube.com/watch?v=mGTCDM5qCOs

 

Ich saz ûf eime steine,

   und dahte bein mit beine:

   dar ûf satzt ich den ellenbogen:

   ich hete in mîne hant gesmogen

   daz kinne und ein mîn wange.

   dô dâhte ich mir vil ange,

   wie man zer welte solte leben:

   deheinen rât kond ich gegeben,

   wie man driu dinc erwurbe,

   der keines niht verdurbe,

   diu zwei sint êre und varnde guot,

   daz dicke ein ander schaden tuot:

   daz dritte ist gotes hulde,

   der zweier übergulde.

   die wolte ich gerne in einen schrîn.

   jâ leider desn mac niht gesîn,

   daz guot und weltlich êre

   und gotes hulde mêre

   zesamene in ein herze komen.

   stîg unde wege sint in benomen:

   untriuwe ist in der sâze,

   gewalt vert ûf der strâze:

   fride unde reht sint sêre wunt.

   diu driu enhabent geleites niht, diu zwei enwerden ê gesunt

 

Walther von der Vogelweide

 

°°°°°

 

Sedevo su di un masso

con le gambe accavallate.

Su una gamba appoggiai un gomito.

Sulla mano avevo posato

il mento e una guancia.

Così riflettei molto intensamente

su come si debba vivere a questo mondo.

Non seppi trovare alcun consiglio

su come ottenere tre cose,

senza che una vada persa.

Due di queste sono l’onore e i beni terreni,

che spesso si danneggiano a vicenda:

la terza è la grazia di Dio,

che è molto più importante delle altre due.

Io vorrei che fossero tutte nello stesso scrigno:

ma purtroppo non è possibile

che i beni e l’onore nel mondo

e la grazia di Dio in aggiunta

si riuniscano nello stesso cuore.

La loro strada è sbarrata:

la slealtà è in agguato,

la violenza è per le vie,

la pace e il diritto sono feriti gravemente.

Se questi due non guariscono,

quelle tre non potranno essere difese.

 

Walther von der Vogelweide

www.treccani.it/enciclopedia/walther-von-der-vogelweide_%28Federiciana%29/

 

°°°°°

 

LA TRI AĴOJ

 

Sur ŝton’ mi ripozetis,

la krurojn kruce metis,

kubuton lokis en la sin’,

sur mia man’ apogis sin

unu vango kaj mentono.

Meditis mi, dum drono

en timo, pri la viv’ kaj mond’.

Sed ve, ne venis ja respond’:

tri aĵojn kiel havi,

por ĉiujn tri elsavi.

Honest’ kaj Riĉ’: jen du el Tri,

batalas ofte inter si.

La tria: plaĉi al Dio,

plej grava el la Trio.

Ho, ilin havi en unu ŝrank’!

Sed estas ve, eterna mank’:

loĝi en sama koro

Honesto, Di-adoro

kaj monda Riĉ’ ne povas ja,

malhelpojn 6ie trovas ja.

Perfido retojn metas,

perforto Ĉion tretas,

mort-vundaj estas Pac’ kaj Ver’.

La Tri ne havos Ŝirmon, dum

ĉi Du malsanas sur la ter’.

 

Walter von der Vogelweide

trad. Kálmán Kalocsay

“Esperanto de UEA”, 1931-4, p. 60

 “Eterna bukedo”, 1931, p.

www.egalite.hu/kalocsay/eterna.htm

“Tutmonda sonoro”, 1981, p. 296

www.egalite.hu/kalocsay/tutmonda.htm

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