Il 10 gennaio è l’anniversario della morte (nel 1778) del botanico svedese Carl Nilsson (1707-1778), conosciuto come Carl Linné, Carl von Linné, Carl a Linné, Carolus Linnaeus (in latino), Carlo Linneo (in italiano), Karolo Lineo (in Esperanto)
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padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi (animali e vegetali), sulla base di due nomi, di cui il primo (scritto con la maiuscola) indica il genere, ed il secondo (in minuscolo) la specie, mediante un aggettivo, che può essere riferito tra l’altro ad una caratteristica (excelsa, grandiflora, niger, odoratum, foetida, sempervirens; rispettivamente, altissimo, dai grandi fiori, nero, odoroso, fetido, sempreverde), all’ambiente di vita (arvensis, sylvestre, aquaticum, rupestris; rispettivamente, di campo, di bosco, acquatico, di roccia), al fatto di essere coltivato (sativa, domestica; rispettivamente, coltivato, domestico), al luogo di origine (japonica, chinense; rispettivamente, giapponese, cinese), al nome dello scopritore (ad esempio, carex bicknellii; geranium bicknellii; helianthemum bicknellii, dal nome del botanico esperantista Clarence Bicknell
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La sigla “L.”, che appare dopo molti nomi scientifici in botanica e in zoologia, indica che la prima descrizione si deve a Linneo.
In via di principio, i nomi sono in latino; ma non è raro il caso che vengano adoperati termini greci (ad esempio, macrocephala, microcarpa, polyphylla, melanocarpa, dodecaphylla; rispettivamente, dal grande capo, dai piccoli frutti, dalle molte foglie, dai frutti neri, dalle dodici foglie); il latino ha consentito di mantenere una certa uniformità, malgrado l’uso sempre più frequente di nomi di persona, che ovviamente non forniscono alcuna indicazione sulle caratteristiche dell’organismo. Bisogna aggiungere che il sistema di Linneo ha subito nel tempo molte modifiche, ed attualmente si tende a raggruppare più secondo le affinità genetiche che in base alle caratteristiche esterne, il che ha portato ad eliminare molte delle vecchie denominazioni, e spostare gli elementi da un settore ad un altro.
Ma esistono anche ulteriori difficoltà, tanto più rilevanti quanto più occorra stabilire rapporti internazionali, dato che:
1- ogni popolo ha un modo particolare di trattare animali e piante, in relazione alle specie conosciute in un determinato luogo e tempo. Ad esempio, quando un italiano parla di “pino”, pensa a questi alberi, tra le tante specie di pino: a-pino italico/ pino domestico/ pino da pinoli/ pino a ombrello/ pinocchio (Pinus pinea); b-pinastro/ pino marittimo/ pino selvatico (Pinus pinaster); c-pino comune/ pino silvestre/ pino di Scozia (Pinus sylvestris); d-nella regione più sud-occidentale, la Calabria: pino calabrese/ pino silano (Pinus nigra calabrica), affine al laricio. Ma se guardo il vocabolario giapponese-Esperanto, ovviamente trovo invece, come albero comune, il pino giapponese (Pinus densiflora), del tutto sconosciuto in Europa;
2- non utili sono le generiche indicazioni “pulchra, exculenta” (rispettivamente, bella, gustosa)e simili; sono pronto a scommettere che nessuno è in grado di indovinare che dietro il nome (di Linneo, non più in uso) “musa sapientum” si celava la banana;
3- insufficienti, o addirittura fuorvianti, sono le generiche indicazioni “grandis, gigas, parva, minima” (rispettivamente, grande, gigante, piccola, minima) e simili, se non si conoscono le varie specie, e non si è quindi in grado di metterle a confronto per capire i rapporti di grandezza;
4- non aiutano molto le indicazioni geografiche, sia perché a volte sono errate (ad esempio, il nome scientifico dell’albicocco è “Prunus armeniaca”, cioè pruno armeno, perché si riteneva erroneamente che provenisse dall’Armenia), sia perché pochi sanno da dove provengono le piante (ad esempio, il nome scientifico del nespolo comune in Italia è “Mespilus germanica”, cioè nespolo tedesco); sia perché in casi particolari la provenienza non aggiunge nulla ai fini della comprensione (il nome scientifico della camelia comune è “Camellia japonica”, perché essa giunse in Europa dal Giappone; ma tutte le specie di camelia provengono dal Giappone, quindi l’aggettivo non serve a distinguere);
5- spesso non vi è alcuna relazione tra il nome scientifico ed i nomi correnti nelle lingue nazionali; ad esempio, in italiano il “Pinus sylvester” è chiamato “pino di Scozia”; nei dialetti italiani centro-meridionali l’arancia è chiamata “portogallo”, perché l’albero fu importato a Roma dal Portogallo, sebbene non provenisse da quel Paese. È curiosa, al riguardo, la credenza popolare, che invertì la realtà, supponendo che il Portogallo si chiamasse così perché ricco di arance; scrive il poeta dialettale romanesco Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863):
Sto regno tiè sto nome qua,
perché in quelli terreni de laggiù
de portogalli ce ne sò a crepà.
6- spesso, per uno stesso soggetto (pianta o animale) vi sono più nomi scientifici, perché vi è stato nel tempo il trasferimento da una categoria ad un’altra, o perché vari scienziati hanno creduto di aver scoperto una specie che invece era già conosciuta con altro nome, o perché altri scienziati hanno preferito attribuire un nuovo nome che essi ritenevano più adatto (anche solo per cambiare il genere grammaticale, ad esempio sylvestris/ sylvestre, nobilis/ nobile, montanus/ montana, oppure per scrivere qualche dettaglio in modo diverso, ad esempio pyrus/ pirus, sylvester/ silvestre).
La conseguenza è una gran confusione; ad esempio, il mandarino si chiama scientificamente Citrus nobilis, Citrus nobile, Citrus deliciosa, Citrus madurensis, Citrus reticulata; ed il melo si chiama Malus domestica, Malus pumilia, Pyrus malus, Pirus malus.
Per i dati biografici di Linneo, rinvio alle pagine di Wikipedia (tanto più che quella in Esperanto è insolitamente ampia).
Allego:
– la copertina del libro “Kredo, floroj, dinamito”, di cui ho già parlato a proposito di Alfred Nobel
– il francobollo italiano del 1967 e quello sanmarinese del 1973, in cui il melo è chiamato, rispettivamente, “malus domestica” e “pirus malus”;
– un francobollo italiano del 1978, con l’immagine di una cernia ed il nome scientifico “Epinephelus guaza”; lo stesso pesce ha anche altri 10 nomi scientifici (Epinephelus brachysoma, Epinephelus gigas, Cerna gigas, Holocentrus gigas, Serranus aspersus, Serranus cernioides, Serranus fimbriatus, Serranus gigas, Serranus guaza, Serranus marginatus). Il particolare curioso è che due aggettivi nei nomi scientifici sono contraddittori: “brachysoma”, infatti, significa che ha un corpo corto, mentre “gigas” indica che è gigante.