Il 30 giugno ricorre la nascita (nel 1911) del poeta e scrittore polacco Czesław Miłosz (1911-2004),
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nato a Vilno (all’epoca russa, oggi lituana), vissuto a lungo in esilio, prima in Francia e poi negli Stati Uniti, in quanto oppositore del regime comunista.
Professore di letterature slave nell’Università statunitense di Berkeley, Premio Nobel per la Letteratura nel 1980, è chiamato “poeta del catastrofismo” per la sua fosca visione del futuro dell’umanità; ma le sue poesie tradotte in Esperanto (e pubblicate in Espero katolika 1981-10/11, 1982,5/6, 1983-2 e 1984-6, reperibili su www.esperokatolika.org/ ) sembrano smentire questa fama.
Nota importante: quando (negli anni 1981-1984) apparvero su Espero katolika (di cui sono Direttore dal 1978) quelle traduzioni, in Polonia c’era una forte oppressione da parte del regime comunista (allego la busta di una lettera del 1982, verificata dalla censura), e le opere di Czesław Miłosz erano proibite e non potevano essere diffuse in Polonia.
Del resto già prima, nel numero 1980-63, p. 111-114, “Literatura Foiro” aveva pubblicato un articolo di Walter Żelazny su Czesław Miłosz, che diceva tra l’altro (traduzione):
“Chi è il premio Nobel per la letteratura di quest’anno? Miłosz è conosciuto tra i polacchi in Polonia (35 milioni) forse a dieci mila intellettuali, ed a cinque mila tra quelli all’estero (su dieci milioni). In patria niente è potuto apparire di Miłosz – perché non era permesso. Se tuttavia qualche editrice indipendente lo pubblicava, subito gli assetati di cultura nel Ministero dell’Interno riempivano i loro archivi con quelle opere…”.