Il 28 aprile 2017 le Poste della Repubblica di San Marino utilizzano un annullo speciale per commemorare il 90° anniversario dell’inaugurazione dello “Stadio di Bologna”; in quello stadio, nel 1993 la Nazionale di calcio di quella Repubblica perse per 7 a 1 contro i Paesi Bassi, e per 7 a zero contro l’Inghilterra, nel quadro dei Campionati del mondo 1994; ma poiché tutto è relativo, San Marino conserva un buon ricordo dello stadio di Bologna, visto che, quando la sua squadra giocò ad Oslo, perse contro la Norvegia per 10 a zero.
La storia dello Stadio di Bologna è singolare, e merita di essere raccontata.
Lo Stadio (che oggi ha il nome del dirigente sportivo Renato Dall’Ara)
it.wikipedia.org/wiki/Stadio_Renato_Dall%27Ara )
nacque come “Littoriale – Primo anfiteatro della Rivoluzione fascista”. Una prima inaugurazione, a lavori non ancora ultimati, ebbe luogo il 31 ottobre 1926 (quando Benito Mussolini fece il suo ingresso trionfale su un cavallo bianco), ma solo nell’ottobre 1929 l’opera fu completata, con la spettacolare “Torre di Maratona” alta 42 metri, che aveva una funzione pratica: ospitava una gigantesca antenna per le trasmissioni radiofoniche. Davanti alla grande nicchia del suo arco fu collocata una colossale statua di Benito Mussolini a cavallo, opera di Giuseppe Graziosi, per la cui fusione furono impiegati 40 quintali di bronzo, ricavato dai cannoni sottratti agli austriaci nella rivolta popolare bolognese dell’8 agosto 1848.
Il 26 luglio 1943, il giorno dopo la caduta del fascismo, i cittadini di Bologna tentarono di distruggere la statua, ma riuscirono soltanto a rimuovere il busto di Mussolini e decapitarlo; la testa fu trascinata per le strade di Bologna, mentre il resto del busto, abbandonato sul terreno dello Stadio, dopo l’8 settembre fu portato via dai soldati tedeschi per essere riutilizzato in Germania nell’industria bellica (in sostanza, un ritorno alle origini). Il cavallo, invece, fu rimosso soltanto il 18 aprile 1947; con il bronzo, Luciano Minguzzi realizzò le statue del Partigiano e della Partigiana, attualmente nel giardino di Porta Lame.
Della colossale statua rimangono soltanto il modello in gesso (nella Gipsoteca dei Musei di Modena) e le immagini di vecchie cartoline; ma nell’annullo della Repubblica di San Marino la statua è al suo posto tutta intera, come nel lontano giorno dell’inaugurazione.
E adesso vediamo che cosa c’entra Mussolini con l’Esperanto. Potrei riportare brani dalle riviste esperantiste (non solo italiane) dell’epoca, ma invece segnalo una curiosità: nel 1913, la Società Esperantista Emiliana aveva sede a Bologna… in via Mussolini!
Ci si domanderà come mai già nel 1913 ci fosse a Bologna una strada intitolata a Mussolini: la verità e che la strada (nel quartiere Saragozza) si chiamava da secoli “Via de’ Mussolini”, a ricordo di una famiglia bolognese che vi abitò. Dopo l’avvento del Fascismo, alcuni storici tentarono di dimostrare che il Duce discendeva da quella famiglia; il risultato fu che, caduto il Fascismo, per evitare equivoci si ritenne opportuno cambiare il nome alla via; e poiché si pensò che “Mussolini” derivasse dal commercio della mussola, il leggero tessuto di cotone proveniente da Mossul (Mesopotamia, oggi Iraq), la via fu ribattezzata “Via dei Tessitori”.
Allego:
– l’annullo di San Marino;
– due immagini del “Littoriale” da vecchie cartoline;
– il francobollo emesso nel 2007 dalle Poste Italiane per il centenario della nascita del radiocronista sportivo Nicolò Carosio;
– la pag. 87 de “L’Esperanto” 1913-11, con la citazione della bolognese “via Mussolini”.