Il 9 aprile ricorre la nascita (nel 1948) della cantante veneziana Nicoletta Strambelli, nota con il nome d’arte Patty Pravo
it.wikipedia.org/wiki/Patty_Pravo
Mentre in Esperanto la parola “pravo” ha un valore positivo, perché indica l’avere ragione, in italiano (arcaico) invece ha un valore fortemente negativo, perché significa (o meglio, significava) “malvagio”, ed in questo senso Dante l’adopera ripetutamente nella Divina Commedia, ad esempio, Inferno 3,82-84:
Ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando «Guai a voi, anime prave!»
Jen veturis kontraŭ nin per ŝipo
aĝulo blanka pro harar’ maljuna,
kriante «Ve al vi, animoj krimaj!»
(trad. Giovanni Peterlongo)
Venis bark’, aĝul’ en ĝi navigis,
blanka de oldaj haroj, kun kruelo
«Ve, misanimoj» krie li timigis
(trad. Kálmán Kalocsay)
Jen sur boato al ni veni ekis
blankhara maljunulo, kun kolero
«Ve vi, animoj damnaj!» li ekblekis
(trad. Enrico Dondi);
Nicoletta Strambelli, per sua ammissione, scelse lo pseudonimo “Pravo” proprio in segno di contestazione della società (nel 1968 aveva 17 anni).
Patty Pravo, con 110 milioni di dischi venduti (di cui 40 milioni per la canzone “La bambola”, del 1968) è il terzo cantante italiano per successo commerciale, dopo Adriano Celentano e Mina, ma prima (ad esempio) di Luciano Pavarotti e Domenico Modugno; è famosa soprattutto per quattro canzoni, “La bambola”, “Ragazzo triste”, “Pazza idea” e Pensiero stupendo”.
In Esperanto esiste la versione (di Giuseppe Castelli) di due di quelle canzoni, “Pazza idea” (Kia ide’) e “Pensiero stupendo” (Ideo mirinda); della prima, trascrivo il testo in italiano e in Esperanto.
Allego anche due vedute di Venezia, città natale della cantante; quella in bianco e nero con il Ponte di Rialto (da un’antica cartolina) mi è particolarmente cara, perché nel Palazzo sulla sinistra (“Palazzo dei Camerlenghi”) ho iniziato il mio servizio presso la Corte dei conti, nel lontano 1976.
PAZZA IDEA
Parole di Paolo Dossena, Maurizio Monti, Cesare Gigli
Musica di Giovanni Ullu
Se immagino che tu sei qui con me
sto male, lo sai!
Voglio illudermi di riaverti ancora
com’era un anno fa.
Io stasera insieme ad un altro
e tu sarai forse a ridere di me
della mia gelosia che non passa più,
ormai non passa più.
Pazza idea di far l’amore con lui
pensando di stare ancora insieme a te!
Folle, folle, folle idea di averti qui
mentre chiudo gli occhi e sono tua.
Pazza idea, io che sorrido a lui
sognando di stare a piangere con te.
Folle, folle, folle idea sentirti mio
se io chiudo gli occhi vedo te.
Tu guidavi mentre io ubriaca di gelosia
continuavo a chiedere.
E poi mi hai detto: “Senti camminiamo”,
Siamo scesi in fretta ma restati li…
In silenzio soli, io ti ho stretto, stretto a me.
La tua giacca sul mio viso
mi hai detto: “Basta amore,
sono stanco, lo vuoi tu?”
Pazza idea…
Pazza idea stare qui con lui
ma poi vedere solo te.
Immaginare… vorrei…
Vorrei te!
Pazza idea…
KIA IDE’
Vortoj de Paolo Dossena, Maurizio Monti, Cesare Gigli
Muziko de Giovanni Ullu, trad. Giuseppe Castelli
www.cinquantini.it/esperant/kantoj/pravo.html#KIA%20IDE%27
Imagi ke vi plu
proksimas min
min vundis jam tro.
Mi revigas min
vin rehavi ankoraŭ
samkiel jam antaŭ jar’.
Mi ĉi-nokte kun alia,
dum eble vi ie ridas nun pri mi
kaj pri mia ĵaluz’: ĝi ne ĉesos plu,
ĝi jam ne ĉesos plu.
Kia ide’, ke mi amoru kun li
pensante ankoraŭ resti kun vi plu!
Plej freneza la ide’: vi tie ĉi;
fermi la okulojn, doni min.
Kia ide’, ke mi ridetu al li
revante ke vin ĉeestas mia plor’;
plej freneza la ide’ vin havi, ĉu?
Fermi la okulojn, kaj jen vi.
Dum vi stiris, daŭre mi,
pro ĵaluzo aŭ pro ebri’,
volis pridemandi vin.
Vi tiam diris: “Aŭdu, ni promenu”,
do ni elaŭtiĝis sed ne iris for,
kaj silente, sole,
mi nur premis vin al mi.
Via jak’ sur miaj vangoj.
Vi diris: “Mia kara,
jam sufiĉas, finu ni”.
Kia ide’…
Kia ide’, resti apud li,
dum jen mi vidas sole vin.
Imagi volus mi vin,
kaj vin nur…