Il 14 aprile è l’anniversario della nascita (nel 1126, nella Spagna dominata dagli arabi) del filosofo, medico, matematico e giurista berbero Abū al-Walīd Muḥammad ibn Aḥmad Ibn Rušd, conosciuto in Occidente come Averroè, Averroes, Averroìs, Averoìs (1126-1198).
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Averroè fu anche un pensatore originale, ma è famoso soprattutto per aver fatto conoscere in Occidente la filosofia greca, in particolare con un “Commento ad Aristotele”, grazie alla sua perfetta conoscenza del greco antico, di cui in Europa si era perduto il ricordo: sebbene la cosa sia poco nota, o addirittura volutamente ignorata, nella storia d’Europa c’è stato un momento in cui, sotto diversi aspetti, la cultura araba era più avanzata di quella occidentale.
Averroè fu contestato da San Tommaso d’Aquino, il quale scrisse contro di lui e i suoi seguaci il trattato “De unitate intellectus contra Averroistas”; ma, con grande indipendenza intellettuale, Dante lo colloca nel Limbo (Inferno 4, 144) insieme con altri “spiriti magni”, precisando che essi non peccarono, ma si trovano nel Limbo soltanto perché non battezzati:
Averoìs, che ‘l gran comento feo.
Raffaello ritrasse Averroè nella “Scuola di Atene” in Vaticano.
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