Il 28 marzo 2021 è la cosiddetta “Domenica delle Palme” o “Domenica dell’Ulivo”, in ricordo del trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme.
Come mai una duplice denominazione?
Se andiamo al testo originale dei Vangeli (in greco), Matteo (21, 8) non parla di “palme”, ma di “rami d’albero” (si suppone di ulivi, visto che si era nei pressi del Monte degli Ulivi):
>Altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada;
Marco (11, 8) parla di “fronde tagliate dai campi”;
Luca (19, 37,-38) non ne fa menzione;
Giovanni, invece (12, 12-13), parla di “palme”,
>La folla prese i rami delle palme e uscì per incontrarlo.
Nella Cappella degli Scrovegni a Padova Giotto, che di preferenza si rifà al testo di Matteo, dipinge ragazzi che si arrampicano su alberi per tagliarne rami.
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Trascrivo (in italiano, e nella traduzione in Esperanto) la poesia di Giovanni Pascoli “La Domenica dell’Ulivo”, che si rifà a una credenza popolare delle campagne italiane:
>la Domenica dell’Ulivo, ogni uccello fa il suo nido.
IV. LA DOMENICA DELL’ULIVO
Hanno compiuto in questo dì gli uccelli
il nido (oggi è la festa dell’ulivo)
di foglie secche, radiche, fuscelli;
quel sul cipresso, questo su l’alloro,
al bosco, lungo il chioccolo d’un rivo,
nell’ombra mossa d’un tremolìo d’oro.
E covano sul musco e sul lichene
fissando muti il cielo cristallino,
con improvvisi palpiti, se viene
un ronzio d’ape, un vol di maggiolino.
Giovanni Pascoli, “Myricae”
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IV. PALMODIMANĈO
Elfinis neston dum ĉi tag’ la birdoj
(hodiaŭ estas festo olivarba)
per folisekaj tufoj, tigaj hirtoj;
jen surciprese, jen sur laŭro glora,
enboske, borde de rojfluo tarda,
ĉe l’ombro trema je lumdanco ora:
Kovas ili surmuske kaj likene
gapante mutaj al ĉiel’ kristala,
kun subitaj korbatoj, se alvene,
zumas abelo aŭ skarab’ batala.
Giovanni Pascoli, “Mirikoj”
trad. Nicolino Rossi