Eventi

Unità nazionale

Il 17 marzo è una data importante nella storia d’Italia:

– il 17 marzo 1805 Napoleone Bonaparte proclamò il “Regno Italico” o “Regno d’Italia” (1805-1814) con capitale Milano, embrione del successivo Regno d’Italia (1861);

– il 17 marzo 1861 fu promulgata la legge n.1 del nuovo Regno d’Italia (che riproduceva la legge n. 4671 del Regno di Sardegna), consistente in un unico articolo, estremamente sintetico:

“Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d’Italia”.

La legge del 23 novembre 2012, n. 222, ha istituito in Italia la “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera”, da celebrare ogni anno il 17 marzo, “allo scopo di ricordare e promuovere i valori di cittadinanza, fondamento di una positiva convivenza civile, nonché di riaffermare e di consolidare l’identità nazionale attraverso il ricordo e la memoria civica».

Rinvio al mio articolo del 17 marzo 2020.

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2020/03/17/unita-nazionale/ 

Trascrivo (nell’originale in italiano, e nella traduzione in Esperanto) un brano dal libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, ed allego:

– la copertina della rivista “La Domenica del Corriere” del 30 maggio-6 giugno 1915, con un disegno di Achille Beltrame, che mostra Re Vittorio Emanuele III, che sventola la bandiera italiana dell’epoca, in occasione dell’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale;

– un francobollo italiano del 2011, su bozzetto di Tommaso Trinca, con la bandiera dell’attuale Repubblica italiana, così come descritta nell’art. 12 della Costituzione repubblicana del 1947: 

“La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”.


I SOLDATI

Il suo figliuolo era volontario nell’esercito quando morì: per questo il Direttore va sempre sul corso a veder passare i soldati, quando usciamo dalla scuola. Ieri passava un reggimento di fanteria, e cinquanta ragazzi si misero a saltellare intorno alla banda musicale, cantando e battendo il tempo colle righe sugli zaini e sulle cartelle. Noi stavamo in un gruppo, sul marciapiede a guardare.

I soldati passavano a quattro a quattro, sudati e coperti di polvere, e i fucili scintillavano al sole. Il Direttore disse: – Voi dovete voler bene ai soldati, ragazzi. Sono i nostri difensori, quelli che andrebbero a farsi uccidere per noi, se domani un esercito straniero minacciasse il nostro paese. Sono ragazzi anch’essi, hanno pochi anni più di voi; e anch’essi vanno a scuola; e ci sono poveri e signori, fra loro, come fra voi, e vengono da tutte le parti d’Italia. Vedete, si posson quasi riconoscere al viso: passano dei Siciliani, dei Sardi, dei Napoletani, dei Lombardi. Questo poi è un reggimento vecchio, di quelli che hanno combattuto nel 1848. I soldati non son più quelli, ma la bandiera è sempre la stessa. Quanti erano già morti per il nostro paese intorno a quella bandiera venti anni prima che voi nasceste! – Eccola qui, – disse Garrone. E infatti si vedeva poco lontano la bandiera, che veniva innanzi, al di sopra delle teste dei soldati. – Fate una cosa, figliuoli, – disse il Direttore, – fate il vostro saluto di scolari, con la mano alla fronte, quando passano i tre colori. – La bandiera, portata da un ufficiale, ci passò davanti, tutta lacera e stinta, con le medaglie appese all’asta. Noi mettemmo la mano alla fronte, tutt’insieme. L’ufficiale ci guardò, sorridendo, e ci restituì il saluto con la mano.

Edmondo De Amicis, “Cuore”, 22 novembre

°°°

LA SOLDATOJ

Lia filo estis memvola soldato en la armeo, kiam li mortis: pro tio la Direktoro ĉiam iras sur la bulvardo por vidi la soldatojn tramarŝi, kiam ni eliras el la lernejo. Hieraŭ pasis infanteria regimento kaj kvindek knaboj eksaltadis ĉirkaŭ la muzikistaro, kantante kaj taktosignante, per la liniiloj, sur la dors- kaj librosakoj. Ni restis, grupiĝintaj, sur la trotuaro, rigardante.

La soldatoj preterpasis kvaron post kvaro, ŝvitantaj kaj polvokovritaj, kaj iliaj pafiloj brilis en  la suno. La Direktoro diris: – Vi devas ami la soldatojn. Ili estas niaj defendantoj, tiuj, kiuj irus mortigi sin por ni, se morgaŭ fremdlanda armeo minacus nian landon. Ankaŭ ili estas knaboj; malmulte da jaroj pli aĝaj ol vi ili estas, kaj ankaŭ ili vizitas lernejon: estas inter ili malriĉuloj kaj riĉuloj, samkiel inter vi, kaj ili devenas el ĉiuj partoj de Itallando. Rigardu; preskaŭ oni povas ilin rekoni laŭ la trajtoj de la vizaĝo: preterpasas Sicilianoj, Sardinianoj, Napolianoj. Tiu ĉi estas malnovdata regimento, el tiuj batalintaj en la jaro 1848. La soldatoj ne plu estas tiuj, sed la flago estas ĉiam la sama. Kiom da homoj jam mortis pro nia patrolando ĉirkaŭ tiu flago, dudek jarojn antaŭ via naskiĝo! – Jen ĝi estas, – diris Garrone. Fakte, ne multe malproksime oni vidis la alproksimiĝantan flagon, super la kapoj de la soldatoj. – Miaj knaboj, – diris la Direktoro, – faru vian militistan saluton de lernantoj, kiam la “tri koloroj” preterpasas. – La flago, portata de oficiro, pasis antaŭ ni, tute ĉifonita kaj senkolora, kun la honormedaloj pendantaj el ĝia stango. Ni levis nian manon al la frunto, ĉiuj kune. La oficiro rigardis nin, ridetante, kaj reciprokis, permane, la saluton. 

Edmondo De Amicis, “Cuore” (Koro), 22-an de novembro, trad. Ettore Fasce

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