Il 26 dicembre è l’anniversario della morte (nel 1885) di Rosa Vercellana (1833-1885),
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una bellissima popolana analfabeta che il primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II di Savoia (1820-1878),
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ebbe prima come amante e poi (alla fine della sua vita) come moglie cosiddetta “morganatica”, cioè senza acquisizione di titoli e di diritti ereditari.
L’aristocrazia disprezzava Rosa Vercellana per la sua origine plebea (anche se il Re l’aveva nobilitata con il titolo di “Contessa di Mirafiori”); il popolo, invece, le voleva bene proprio per quella origine, e la chiamava affettuosamente in piemontese “la Bela Rosin” (si dice che la canzone patriottica “La bella Gigogin”
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si riferisse proprio a lei).
Vittorio Emanuele II ebbe due mogli, ma nessuna delle due divenne Regina d’Italia; la prima, Maria Adelaide d’Austria (madre di Umberto I), morì il 20 gennaio 1855, quando ancora non esisteva il Regno d’Italia; e la seconda, Rosa Vercellana, come detto, era una moglie “morganatica”.
Quando la capitale del Regno di Sardegna (poi Regno d’Italia) era Torino, Rosa abitava nella tenuta reale “La Mandra”; quando, nel 1865, la capitale del nuovo Regno fu trasferita a Firenze, andò ad abitare nella Villa rinascimentale “La Petraia” (ne parla, a p. 166-167, la Guida di Firenze in Esperanto di Pier Vittorio Orlandini); infine, quando nel 1871 la capitale fu portata a Roma, abitò in una Villa costruita appositamente per lei, “Villa Mirafiori” sulla via Nomentana (oggi, una delle sedi della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “La Sapienza”).
Allego una foto di Vittorio Emanuele II e Rosa Vercellana (Contessa di Mirafiori).