Eventi

Rivoluzione Francese

Il 14 luglio è la festa nazionale francese, in ricordo del 14 luglio 1789, quando il popolo prese d’assalto la Bastiglia, dando inizio alla “Rivoluzione Francese”.

Seguì un periodo turbolento, con grandi dichiarazioni di principio (Liberté, Égalité, Fraternité – Libertà, Uguaglianza, Fraternità), ma con una applicazione non sempre uniforme quanto alle persone, ai tempi ed ai luoghi; basti pensare che durante l’occupazione francese (1798-1799), il popolino romano affermava amaramente:

>Liberté, Égalité, Fraternité,

li Franzé in carrozza e nui a pié.

Ma tutta la storia dovrebbe essere esaminata spassionatamente, secondo l’indicazione di Ugo Foscolo ne’ Sepolcri:

gli allor ne sfronda, ed alle genti svela

di che lagrime grondi e di che sangue;

Trascrivo, in italiano e nella traduzione in Esperanto, la lettera che Vittorio Alfieri indirizzò il 18 novembre 1792 “al Presidente della Plebe Francese”, dopo essere stato costretto a fuggire da Parigi.

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Allego un francobollo francese del 2010, su bozzetto di Stéphane Humbert-Basset, con la Cattedrale Notre-Dame de Paris; ci si domanderà che cosa c’entra con la Rivoluzione. Purtroppo c’entra, perché durante la Rivoluzione la chiesa fu devastata, e dedicata come “Tempio della Dea Ragione”: 

it.wikipedia.org/wiki/Cattedrale_di_Notre-Dame#La_Rivoluzione_francese 

Ricostruita a metà del 19° secolo, conserva ben poco delle originali parti medioevali (in pratica, l’edificio andato a fuoco il 15 aprile 2019 è una replica, neppure fedele all’originale).

Una curiosità, che ha il sapore di una vendetta storica: dopo la Rivoluzione Francese, lo Stato confiscò i beni ecclesiastici, ed anche la Cattedrale di Notre-Dame divenne di proprietà statale; così adesso spetterà allo Stato pagare le spese del restauro.

 


Vittorio Alfieri al Presidente della Plebe Francese.

Il mio nome è Vittorio Alfieri: il luogo dove io son nato, l’Italia: nessuna terra mi è Patria. L’arte mia son le Muse: la predominante passione, l’odio della tirannide; l’unico scopo d’ogni mio pensiero, parola, e scritto, il combatterla sempre, sotto qualunque o placido, o frenetico, o stupido aspetto ella si manifesti o si asconda. Dopo aver dimorato in Parigi più anni, ne sono partito in questo agosto coi passaporti dovuti, pur troppi; e fui costretto di venir cercando e libertà e sicurezza (chi ‘l crederebbe?) in Italia. Appena partito di Parigi, mi vennero colà sequestrate tutte le cose mie, non so da qual Potestà, né sotto qual pretesto, né con quale arbitrio. So che fu ingiustamente, e senza nessun altro diritto che il regio, la forza.

Io dunque ridomando alla Plebe Francese i miei libri, carte ed effetti qualunque, da me lasciati in Parigi sotto la custodia del comune diritto delle genti civilizzate. Se mi sarà restituito il mio, sarà una mera giustizia; se ritenuto o predato, non sarà altro che una oppressione di più fra le tante che hanno alienato ed alienano giornalmente i più liberi, e sublimi animi dell’Europa dal sistema francese, i di cui principi (non inventati per certo dai Francesi) sono verissimi, e sacrosanti; ma i mezzi fin ora adoprati, senza neppur conseguire in apparenza l’intento, ne riescono inutilmente iniquissimi.

Firenze, 18 novembre 1792

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Al la prezidanto de la franca plebo

Letero skribita de Alfieri, post la fuĝo el Parizo en 1792 por reveni al Florenco

Vittorio Alfieri estas mia nomo; Italujo, la loko, kie mi naskiĝis; nenia lando estas mia patrujo. Mia arto estas la Muzo; la ĉefpasio: malamo al la tiraneco; la ununura celo de ĉiu mia penso, vorto, verko, estas ĝin ĉiam kontraŭbatali, sub kiu ajn aspekto, paca, furioza aŭ stulta, ĝi aperas aŭ kaŝiĝas. Loĝinte plurajn jarojn en Parizo, mi forveturis ĉi-aŭguste kun la pasportoj, eĉ tro; mi estis devigita serĉi liberon kaj sekuron (nekredeble!) en Italujo. Ĵus mi ekveturis el Parizo, kaj estas tie sekvestritaj ĉiuj miaj aĵoj, mi ne scias de kiu aŭtoritato, nek pro kiu preteksto, nek pro kiu arbitro. Mi scias, ke tio estas maljusta, kun neniu alia rajto krom la reĝa, t.e. la forto.

Mi do postulas de la franca plebo miajn librojn, paperojn kaj ĉiujn ajn propraĵojn, kiujn mi lasis en Parizo, gardataj de la komuna rajto de la civilizitaj popoloj. Se oni redonos al mi mian propraĵon, tio estos tute simple ago justa; se oni ĝin fortenos aŭ forŝtelos, tio estos nur plia maljustaĵo inter la multaj, kiuj malproksimigis kaj ĉiutage malproksimigas la plej liberajn animojn en Eŭropo for de la franca sistemo. Ĝiaj principoj (cetere tute ne eltrovitaj de la francoj) estas tre veraj kaj sanktaj; sed la rimedoj ĝis nun uzitaj, kiuj eĉ ne ŝajne atingas la celon, estas senutile maljustaj.

(Trad. Carlo Minnaja)

“Itala Antologio”, Milano, COEDES/ FEI, 1987, p. 283

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