Campolongo al Torre (da non confondere con altre località italiane con lo stesso nome Campolongo) è un Comune della provincia di Udine che oggi, dopo la fusione con Tapogliano, si chiama Campolongo Tapogliano, ed ha appena 141 abitanti.
Situato nel Friuli austriaco, fu occupato dall’Esercito italiano già il 24 maggio 1915, nel primo giorno dell’intervento dell’Italia nella prima guerra mondiale; la popolazione civile fu quasi integralmente internata (tranne il parroco, irredentista), poiché non poteva parteggiare per l’Italia, visto che i suoi figli militavano nell’Esercito austriaco. Una situazione lacerante, che addirittura divise le famiglie: basti pensare che l’imprenditore triestino Rodolfo Brunner, che possedeva nella zona una villa, fu internato dagli Italiani per le sue simpatie asburgiche, mentre il figlio Guido si arruolò nell’Esercito italiano come volontario irredento, morendo il 6 giugno 1916 sul Monte Fior (Medaglia d’Oro al Valor Militare).
Campolongo divenne un centro di retrovia delle truppe impegnate in prima linea. Oltre a varie cose destinate al “benessere” delle truppe, fu sede di una scuola per allievi ufficiali, alla quale fu temporaneamente assegnato il fante Giuseppe Ungaretti (1888-1970), nell’intervallo tra la decima e l’undicesima battaglia dell’Isonzo (rispettivamente, 12 maggio-5 giugno 1917, e 17 agosto-31 agosto 1917).
A Campolongo Ungaretti scrisse, il 5 luglio 1917, la poesia “Giugno”, che trascrivo in italiano e nella traduzione in Esperanto.
Allego:
– il francobollo italiano del 2011, su bozzetto di Gaetano Ieluzzo, in memoria delle dodici battaglie dell’Isonzo, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia;
– la copertina della traduzione in Esperanto dell’intera opera poetica di Ungaretti(“Vivo de Homo”, Vita di un Uomo).
GIUGNO
Campolongo, 5 luglio 1917
Quando
mi morirà
questa notte
e come un altro
potrò guardarla
e mi addormenterò
al fruscio
delle onde
che finiscono
di avvoltolarsi
alla cinta di gaggie
della mia casa
Quando mi risveglierò
nel tuo corpo
che si modula
come la voce dell’usignolo
Si estenua
come il colore
rilucente
del grano maturo
Nella trasparenza
dell’acqua
l’oro velino
della tua pelle
si brinerà di moro
Librata
dalle lastre
squillanti
dell’aria sarai
come una
pantera
Ai tagli
mobili
dell’ombra
ti sfoglierai
Ruggendo
muta in
quella polvere
mi soffocherai
Poi
socchiuderai le palpebre
Vedremo il nostro amore reclinarsi
come sera
Poi vedrò
rasserenato
nell’orizzonte di bitume
delle tue iridi morirmi
le pupille
Ora
il sereno è chiuso
come
a quest’ora
nel mio paese d’Africa
i gelsomini
Ho perso il sonno
Oscillo
al canto d’una strada
come una lucciola
Mi morirà
questa notte?
Giuseppe Ungaretti, “Allegria di naufragi”, 1919
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JUNIO
Campolongo, la 5-an de julio 2017
Kiam al mi formortos
tiu nokto
kaj alivide
mi ĝin rigardos
kaj endormiĝos mi
ĉe l’ susuro
de la ondoj
kiuj finfaras
sian ruldancadon
ĉe la heĝo akacia
de mia domo
Kiam revekiĝos mi
en via korpo
sin modulanta
kiel la voĉo de l’ najtingalo
Ĝi febliĝas
kiel koloro
rebrilanta
de l’ greno matura
En la travideblo
de l’ akvo
l’ oro subtila
de via haŭto
iĝos rosume bruna
Ŝvebanta
sur tavoloj
tintantaj
aere estos
vi kiel
pantero
Ĉe l’ tranĉoj
moviĝaj
de l’ ombro
vi disfolios
Hurlante
muta en
tiu polvo
vi min sufokos
Poste
fermetos vi la palpebrojn
Ni vidos nian amon sin alklini
vespersame
Poste vidos
mi korserena
en horizonto de asfalto
de viaj irisoj morti al mi
la pupilojn
Nune
la seren’ fermitas
kiel
je ĉi horo
en mia land’ afrika
la jasmenfloroj
Mi perdis dormon
Oscilas
mi ĉe la stratangulo
kiel lampiro
Ĉu al mi mortos
tia nokto?
Giuseppe Ungaretti, trad. Nicolino Rossi
(“Gajeco de ŝiprompoj”,
“Vivo de homo”, FEI, Milano 2017, p. 88-90)