Il 23 giugno è l’anniversario della morte (nel 79) dell’Imperatore romano Titus Flavius Vespasianus, in italiano Tito Flavio Vespasiano o semplicemente Vespasiano (9-79),
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che governò dal 69 al 79 (dopo la morte di Nerone, succedendo agli altri 3 Imperatori di quel turbolento periodo: Galba, Otone, Vitellio).
Fondatore della dinastia Flavia, ebbe come successore, dal 79 all’81, il figlio, che si chiamava anche lui Titus Flavius Vespasianus, ma è conosciuto semplicemente come Titus (in italiano, Tito).
Vespasiano è importante per diverse cose:
– un lungo periodo di pace (se si eccettuano la distruzione di Gerusalemme, operata nel 70 dal figlio Tito, e la conquista della Scozia meridionale);
– la semplicità di vita, che fu di esempio per la società romana;
– la costruzione a Roma di splendidi edifici, in particolare i primi due piani dell’Anfiteatro Flavio, più noto come Colosseo:
– la costruzione a Puteoli (l’attuale Pozzuoli) di un altro Anfiteatro Flavio;
– la riforma dell’amministrazione pubblica, del sistema fiscale e del catasto.
Nell’immaginario collettivo, però, di lui è rimasto principalmente il ricordo della rigorosa riforma fiscale, perfino con l’istituzione di una tassa sulla raccolta dell’urina nelle latrine pubbliche (per ricavarne ammoniaca): in francese (“vespasienne”) e in italiano (“vespasiano”) il nome proprio, diventato nome comune, designa tuttora un “orinatoio pubblico in forma di edicola o di torretta”.
Secondo la tradizione, al figlio Tito, che gli rimproverava quella tassa, Vespasiano avrebbe risposto: “pecunia non olet”, il denaro non ha odore; in realtà, questo è quello che scrive Svetonio, “De vita Caesarum” (Vita dei Cesari), VIII, Vespasiano, 23:
>Reprehendenti filio Tito, quod etiam urinae vectigal commentus esset, pecuniam ex prima pensione admovit ad nares, sciscitans num odore offenderetur; et illo negante: Atqui, inquit, e lotio est.
>A suo figlio Tito, che gli rimproverava di aver avuto l’idea di mettere una tassa anche sull’urina, mise sotto il naso il primo denaro reso da questa imposta, domandandogli se fosse offeso dal suo odore; e dato che Tito rispose di no, disse: Eppure viene dall’’urina.
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Riservandomi di trattare ancora la figura di Vespasiano (uno degli Imperatori più amati nella storia di Roma), trascrivo, con traduzione in italiano, un breve articolo mandato in onda il 9 ottobre 1982 dalla Radiotelevisione Italiana-RAI (Radio Roma), nel quadro delle trasmissioni per l’estero in Esperanto, a proposito dell’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli.
Allego l’immagine di un particolare di quell’Anfiteatro (famoso anche per un singolare fenomeno, legato con il sangue di San Gennaro), da una bella foto di Paola Di Silvio.
(segue traduzione in italiano)
RADIO ROMA–ESPERANTO, 9.10.1982
(Teksto de Pino Lo Voi, traduko de Antonio De Salvo)
Estis remalfermita, post 16 jarcentoj, la granda romia amfiteatro de Pozzuoli apud Napolo. Por koncerto sub la direktado de Massimo Pradella, lavango da antaŭmendoj alvenis al la organiza instanco ĉe la Teatro Sankta Karlo de Napolo; sed nur 2.500 personoj povis ĉeesti la aranĝon la 2-an de oktobro 1982, ĉar la restaŭrado koncernis nur malgrandan parton el la antikva konstruaĵo, datiĝanta de la epoko de Imperiestro Vespaziano.
La amfiteatro de Pozzuoli, la tria en la mondo rilate vastecon kaj gravecon (post Koloseo en Romo kaj tiu de Kapuo), kapablis gastigi 40.000 spektantojn. Laŭ tiutempaj atestoj, la areno, krom solenajn gladiatorajn ludojn, vidis ankaŭ la martirigon de multaj fruaj kristanoj, inter kiuj Sankta Januaro, protektanto de Napolo, kiu estis kondamnita je dispeciĝo fare de ursoj kaj aliaj sovaĝaj bestoj.
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(traduzione)
RADIO ROMA–ESPERANTO, 9.10.1982
(Testo di Pino Lo Voi)
È stato riaperto, dopo 16 secoli, il grande anfiteatro di Pozzuoli vicino Napoli. Per un concerto sotto la direzione di Massimo Pradella, una valanga di prenotazioni è giunta all’ente organizzatore presso il Teatro San Carlo di Napoli; ma solo 2.500 persone hanno potuto essere presenti alla manifestazione il 2 ottobre 1982, poiché il restauro ha riguardato soltanto una piccola parte dell’antica costruzione, risalente all’epoca dell’Imperatore Vespasiano.
L’anfiteatro di Pozzuoli, il terzo al mondo per ampiezza e importanza (dopo il Colosseo a Roma e quello di Capua) poteva ospitare 40.000 spettatori. Secondo le testimonianze dell’epoca, l’arena, oltre a solenni giochi gladiatorii, vide anche il martirio di molti primi cristiani, tra cui San Gennaro, patrono di Napoli, che fu condannato ad essere sbranato da orsi ed altre bestie feroci.