Il 4 maggio è l’anniversario della morte (nel 1600) dell’ambasciatore e linguista francese Jean Nicot (1530-1600).
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La sua fama deriva non tanto dal suo dizionario (“Thresor de la langue françoyse tant ancienne que moderne” – Tesoro della lingua francese tanto antica quanto moderna), pubblicato postumo nel 1606, quanto dal fatto che da lui prendono nome il tabacco (Nicotiana tabacum) e la “nicotina”(un alcaloide presente, tra l’altro, nelle piante di tabacco), poiché nel 1559 Nicot, ambasciatore francese in Portogallo, fece pervenire alla Corte di Caterina de’ Medici un esemplare della pianta (originaria delle Americhe), da fiutare come medicina.
Più tardi, si diffuse in Europa l’uso del tabacco da masticare o da fumare.
Sul tabacco da fumo, ho già scritto due volte in occasione della “Giornata mondiale senza tabacco”, proclamata dalla Organizzazione Mondiale della Sanità per il 31 maggio di ogni anno, allo scopo di incoraggiare a mettere di fumare, incominciando con l’astenersi dal tabacco per almeno 24 ore.
Alcune curiosità:
– il virus che provoca la malattia del “mosaico del tabacco” è stato il primo virus isolato nella storia (nel 1946, il Premio Nobel per la Chimica fu assegnato allo statunitense Wendell Meredith Stanley proprio per i suoi studi su questo virus), grazie al fatto che il tabacco ha un’enorme importanza economica, e quindi la ricerca scientifica si attivò prontamente;
– in teoria, è tuttora valida la scomunica che, nel 1650, Papa Innocenzo X lanciò contro chiunque usasse il tabacco all’interno della Basilica di San Pietro;
– i primi schiavi africani furono deportati in America per coltivare non già il cotone, ma il tabacco;
– nella commedia di Carlo Goldoni “La vedova scaltra” (1748) si parla del tabacco da fiuto; ne trascrivo alcune battute (in italiano, e nella traduzione in Esperanto).
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Immagini:
– francobollo francese del 1961 in onore di Jean Nicot;
– targhetta con invito a non fumare, in italiano (“Si prega di non fumare”), in Esperanto (“Bomvolu ne fumi”) e in inglese (“Thank you for not smoking”).
Carlo Goldoni
LA VEDOVA SCALTRA
Atto secondo, scena seconda
Alvaro – Eccovi una presa del mio tabacco. (le dà il tabacco).
Rosaura – Veramente prezioso.
Alvaro – Questo l’ebbi ieri, con una staffetta speditami dalla duchessa mia madre.
Rosaura – Certo non può esser migliore.
Alvaro – Eccolo al vostro comando.
Rosaura – Non ricuserò l’onore di metterne un poco nella mia tabacchiera.
Alvaro – Servitevi della mia.
Rosaura – Non permetterei che doveste restarne senza.
Alvaro – Ebbene, datemi in cambio la vostra.
Rosaura – Ma la mia è d’argento, e la vostra è d’oro.
Alvaro – Che oro! Che oro! Noi stimiamo l’oro, come il fango. Fo più conto di una presa del mio tabacco, che di cento scatole d’oro. Favorite.
Rosaura – per compiacervi. (fa il cambio della scatola).
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Carlo Goldoni, trad. Perla Martinelli
El “Literatura Foiro” 226/2007, 227/2007, 228/2007
LA RUZA VIDVINO
Dua akto, dua sceno
AK: Jen al vi pinĉon el mia tabako. (donas al ŝi la tabakon)
R: Vere elstara.
AK: Mi ĝin ricevis hieraŭ, pere de stafeto sendita de la dukino mia patrino.
R: Ĝi certe ne povus esti pli bona.
AK: Ĝi estas je via dispono.
R: Mi ne rifuzos la honoron meti iom el ĝi en mian tabakujon.
AK: Bonvolu preni la mian.
R: Mi ne povas permesi ke vi restu sen ĝi.
AK: Do bone, donu al mi la vian interŝanĝe.
R: Sed la mia estas el arĝento, la via el oro.
AK: Oro, oro! Ni estimas la oron samkiel koton. Por mi pli gravas pinĉo el mia tabako ol cent oraj skatoloj. Bonvolu akcepti.
R: Por vin komplezi. (ili interŝanĝas la tabakujojn)