Personaggi

Giosuè Carducci

Il 16 febbraio è l’anniversario della morte (nel 1907) del poeta e letterato italiano (toscano) Giosuè Carducci (1835-1907),

it.wikipedia.org/wiki/Giosu%C3%A8_Carducci

Premio Nobel per la Letteratura nel 1906.

Già più volte ho parlato di lui; tra l’altro, il 16 febbraio 2018.

www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/02/16/giosue-carducci/ 

Oggi trascrivo (in italiano, e nella traduzione in Esperanto) la sua poesia “Nostalgia”.

Allego l’immagine della tomba di Carducci nella Certosa di Bologna; come si vede dall’iscrizione, bisognerebbe citarlo come “Giosue”, non come “Giosuè”; ma ormai c’è la consolidata abitudine di chiamarlo “Giosuè” con l’accento sulla “è”.


NOSTALGIA

Tra le nubi ecco il turchino

cupo ed umido prevale:

sale verso l’Apennino

brontolando il temporale.

Oh se il turbine cortese

sovra l’ala aquilonar

mi volesse al bel paese

di Toscana trasportar!

Non d’amici o di parenti

là m’invita il cuore e il volto:

chi m’arrise a i dì ridenti

ora è savio od è sepolto.

Né di viti né d’ulivi

bel desio mi chiama là:

fuggirei da’ lieti clivi

benedetti d’ubertà.

De le mie cittadi i vanti

e le solite canzoni

fuggirei: vecchie ciancianti

a marmorei balconi!

Dove raro ombreggia il bosco

le maligne crete, e al pian

di rei sugheri irto e fosco

i cavalli errando van,

là in maremma ove fiorio

la mia triste primavera,

là rivola il pensier mio

con i tuoni e la bufera:

là nel ciel nero librarmi

la mia patria a riguardar,

poi co ‘l tuon vo’ sprofondarmi

tra quei colli ed in quel mar.

Giosuè Carducci

°°°°°

NOSTALGIO

Internube jen la bluo

humidsombra superregas:

sor al Apenin’ la bruo

de la tondro jam grumblegas.

Se l’ vortico, ho, ĝentila

portus min tra la ĉiel’

for, sur l’ akvilon’ flugila,

ĝis la toskanlanda bel’!

Ne min vokas invitanta

parenc-kor’, amik-vizaĝo:

de l’ karul’ dum aĝ’ ridanta

restas tombo nur, aŭ saĝo.

Olivarbojn, vitkultivojn

celas ne mia dezir’:

lasus mi la terdeklivojn

fruktobenajn, sen sopir’.

De la urboj singlorantaj

fuĝus mi: gurditaj sonoj,

oldulinoj klaĉovantaj

ĉe l’ marmor’ de la balkonoj!

Kie l’ arboj rare ombras

ĉe maligna argilar’,

fisuberoj hirte sombras

kaj vagadas ĉevalar’,

al Maremo, kie mia

floris trista primavero,

penso flugas nostalgia,

jen, kun la ŝtorma vetero:

tra l’ ĉiel’ nigra leviĝi

vin rigardi, ho patri’,

kaj enmaren profundiĝi

kun la tondroj volus mi.

Giosuè Carducci

trad. Pier Vittorio Orlandini, Aldo de’ Giorgi, Nicolino Rossi

(“L’Esperanto” 2001-1, p. 14)

(“Literatura rigardo tra la Marema Toskanlando – unua parto”, p. 121)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *