Il 13 febbraio è l’anniversario della morte (nel 1995) del pittore italiano (umbro) Alberto Burri (1915-1995),
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famoso per opere create con i materiali più disparati (tanto che è riduttivo definire l’artista semplicemente “pittore”): olio, catrame, sabbia, pietra pomice, muffe, carta bruciacchiata, plastica, ferro, terra, collanti vinilici, e soprattutto tela di sacco (tagliata e rammendata), per dimostrare che anche i materiali più poveri hanno una storia da raccontare.
Le sue creazioni sono esposte in importanti Musei di tutto il mondo: basti citare il Centro Georges Pompidou a Parigi, il Solomon R. Guggenheim Museum di New York, la Tate Gallery di Londra, la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, il Museo di Capodimonte di Napoli.
Devo confessare che l’arte di Burri non mi piace: ma evidentemente la colpa è mia, visto che famosi critici traggono dalle sue opere significati e messaggi che invece non mi raggiungono.
Trascrivo, con traduzione in italiano, parte di un articolo mandato in onda l’8 giugno 1975 dalla Radiotelevisione Italiana-RAI (Radio Roma-Esperanto), nel quadro delle trasmissioni per l’estero, in occasione di una mostra di Burri ad Assisi.
Allego l’immagine di un’opera di Burri del 1954, intitolata “Sacco e rosso”, conservata presso la Tate Gallery di Londra.
(Segue traduzione in italiano)
RADIO ROMA – ESPERANTO, 8.6.1975
ARTVERKOJ DE ALBERTO BURRI EN LA URBO DE SANKTA FRANCISKO
Teksto de Velia Corsini, traduko de Antonio De Salvo
Atinginte sukcesojn en la tuta mondo, Alberto Burri (kiu naskiĝis en Città di Castello en 1915) fine decidiĝis prezenti siajn verkojn en sia naskiĝregiono. La evento estas, do, duoble interesa: kulture, pro la analogioj inter la arto de Burri kaj la franciskana spirito; home, pro la reveno de l’ artisto al sia patrolando.
Burri estas ĝenerale agnoskita kiel unu el la plej elstaraj protagonistoj de la nuntempa arto; pri li oni precipe substrekas, ke li kapablis elaĉeti la plej malriĉajn kaj kutimajn aĵojn, ŝarĝante ilin per la pasioj kaj la ŝiriĝoj, kiuj markas nian tempon. Li manipulas saktolon, farante en ĝi fendojn, ŝirojn, flikojn, kvazaŭ vundojn kaj cikatrojn; li bruligas kaj modlas plastaĵon kaj fajre markas lignon, tiel simboligante la neforviŝeblajn postsignojn, kiuj troviĝas interne de nia memo, la malbonaĵojn, kiuj donas al ni angoron, la obskurajn luktojn inter materio kaj spirito. Li kapablis transformi la plej humilajn materialojn en grandiozajn kaj solenajn artverkojn, trairatajn de profunda spiritforto, aparte sentebla en la medio de Asizo.
En la blanka kaj severa salono de la franciskana monaĥejo, kiu datumas de mezepoko, estas ekspoziciitaj dek verkoj, kiuj konsistigas la ĉefajn momentojn de la arta itinero de Burri. Inter tiuj, ankaŭ unu el la famaj “Saktoloj”, kiu, ĉi tie en Asizo, akiras apartan signifon, ĉar ĝuste en la Baziliko estas konservita la malriĉa vesto de Sankta Francisko, plena je flikoj, tiel ke oni eĉ povas pensi, ke Burri inspiriĝis al ĝi por siaj verkoj.
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(traduzione)
Velia Corsini (RADIO ROMA – ESPERANTO, 8.6.1975)
OPERE D’ARTE DI ALBERTO BURRI NELLA CITTÀ DI SAN FRANCESCO
Dopo aver riportato successi in tutto il mondo, Alberto Burri (nato a Città di Castello nel 1915) alla fine si è deciso a presentare le sue opere nella sua regione natale. L’evento, dunque, è doppiamente interessante: culturalmente, per le analogie tra l’arte di Burri e lo spirito francescano; umanamente, per il ritorno dell’artista alla sua patria.
Burri è generalmente riconosciuto come uno dei più eminenti protagonisti dell’arte contemporanea; di lui soprattutto si evidenzia che è riuscito a riscattare le cose più povere e abituali, caricandole delle passioni e delle lacerazioni che segnano il nostro tempo. Maneggia tela di sacco, facendo in essa tagli, strappi, rammendi, quasi fossero ferite e cicatrici; mette a fuoco e modella la plastica, e marca a fuoco il legno, simboleggiando così le tracce incancellabili che si trovano nel nostro intimo, i mali che ci danno angoscia, l’oscura lotta tra materia e spirito. È capace di trasformare i più umili materiali in grandiose e solenni opere d’arte, percorse da una profonda forza spirituale, particolarmente sensibile nell’ambiente di Assisi.
Nel bianco e severo salone del convento francescano, che risale al medioevo, sono esposte dieci opere, che costituiscono i momenti principali dell’itinerario artistico di Burri. Tra loro, anche le famose “Tele di sacco”, che qui ad Assisi acquistano un significato particolare, dato che proprio nella Basilica è conservata la povera veste di San Francesco, piena di rammendi, tanto che si può perfino pensare che Burri si sia ispirato ad essa per le sue opere.