Il 31 dicembre è l’anniversario della nascita (nel 1855) del poeta e latinista italiano (romagnolo) Giovanni Pascoli (1855-1912)
it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Pascoli
Già più volte ho parlato di lui, sia per la sua importanza nella letteratura italiana, sia perché moltissime sue poesie sono state tradotte in Esperanto (tra l’altro, nel 2012, l’intera raccolta “Myricae”, ad opera di Nicolino Rossi)
www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2017/08/04/passator-cortese/
www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2017/08/10/dieci-agosto/
www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/08/10/cavallina-storna/
www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/09/10/sissi/
www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2018/12/31/giovanni-pascoli/
www.bitoteko.it/esperanto-vivo/eo/2019/08/10/giorno-dei-morti/
Oggi mi limito a presentare la poesia “Anniversario”, in italiano e nella versione in Esperanto (“Datreveno”) di Nicolino Rossi.
Allego:
– il francobollo italiano del 1955 del per il primo centenario della morte di Giovanni Pascoli, su bozzetto di Giovanni Savini, con un verso (“Lasciali andare per la loro strada”) della poesia “Paolo Uccello”;
– la copertina della edizione in Esperanto (Mirikoj) della raccolta poetica di Giovanni Pascoli “Myricae”, a cura di Nicolino Rossi, EVA, Venafro 2012.
ANNIVERSARIO – 31 di dicembre 1889.
Sono più di trent’anni e di queste ore,
mamma, tu con dolor m’hai partorito;
ed il mio nuovo piccolo vagito
t’addolorava più del tuo dolore.
Poi tra il dolore sempre ed il timore,
o dolce madre, m’hai di te nutrito:
e quando fui del corpo tuo vestito,
quand’ebbi nel mio cuor tutto il tuo cuore;
allor sei morta; e son vent’anni: un giorno!
già gli occhi materni io penso a vuoto;
il caro viso già mi si scolora,
mamma, e più non ti so. Ma nel soggiorno
freddo de’ morti, nel tuo sogno immoto,
tu m’accarezzi i riccioli d’allora.
Giovanni Pascoli (“Myricae”)
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DATREVENO – 31 decembro 1889
Estas jam tridek jaroj, en ĉi horo,
panjo, vi kun dolor’ min naskakuŝis;
kaj mia eta plor’ eĉ vin pli tuŝis
ol via akra pena naskdoloro.
Kaj inter timo, ĉiam, kaj doloro,
ho dolĉa panj’, al mi vi nutron ŝutis
el via korp’ kaj kiam min surtutis
korp’ via vasta, koron via koro,
tiam vi mortis: pasis dudek jaroj!
Kaj ‘stas patrinokul’ al mi sentrova
kaj la karan vizaĝon mi forgesas:
panjo, vin ne plu konas miaj faroj.
Sed en mortint-fridejo, rev’ senmova,
miajn buklojn tiamajn vi karesas.
Giovanni Pascoli, trad. Nicolino Rossi
(“Mirikoj”, EVA, Venafro 2012)