Villa Torlonia a Roma, lungo la via Nomentana a pochi chilometri da Porta Pia, non è molto conosciuta, ma ha una storia singolare, un parco degno di nota, ed alcune opere d’arte e reperti archeologici che la rendono unica.
La Villa fu commissionata nel 1806 all’architetto Giuseppe Valadier da Giovanni Raimondo Torlonia, membro di una famiglia francese (Tourlonias) diventata ricca grazie ai prestiti di denaro ai nobili romani, che acquistò dal Papa il titolo nobiliare di Duca, poi quello di Principe, e infine accumulò altri titoli entrando in possesso delle proprietà dei nobili che non avevano pagato i debiti.
La ricchezza della famiglia Torlonia (proverbiale, nel dialetto romanesco) crebbe ulteriormente con Alessandro Torlonia, il quale (1854-1862) prosciugò a sue spese il lago del Fucino in Abruzzo, divenendo proprietario di tutti i terreni recuperati; del dominio Torlonia parla diffusamente Ignazio Silone nel romanzo “Fontamara”.
Dal 22 luglio 1925 al 25 luglio 1943, su invito di Giovanni Torlonia junior, nella Villa abitò Benito Mussolini, contro un affitto simbolico di una lira l’anno. Proprio perché residenza di Mussolini, durante la seconda guerra mondiale fu ricavato un rifugio antiaereo nelle catacombe ebraiche scoperte nel 1919 sotto la Villa.
Espropriata a favore del Comune di Roma, la Villa fu aperta al pubblico nel 1978; trascrivo (con traduzione in italiano) un articolo andato in onda il 25 maggio 1977, nell’ambito delle trasmissioni per l’estero in Esperanto della RAI-Radiotelevisione italiana (Radio Roma).
Allego un francobollo italiano del 1999, che riproduce una vetrata in stile liberty (“Lago con cigno) di un edificio della Villa, progettato nel 1840 dall’architetto Giuseppe Jappelli come rifugio per il tempo libero e denominato “Capanna Svizzera”, divenuto “Villaggio medioevale” nel 1908 (con l’aggiunta di logge, grandi finestre, porticati e torrette), e infine denominato “Casina delle civette”. Giovanni Torlonia junior, dopo aver affittato a Mussolini parte della Villa, si trasferì appunto nella Casina delle civette.
(segue traduzione in italiano)
VILAO “TORLONIA” EN ROMO MALFERMOTA AL PUBLIKA ĜUO
Teksto de Velia Corsini, traduko de Antonio De Salvo
RADIO ROMA – ESPERANTO, 29.5.1977
Vilao “Torlonia” en Romo estos malfermita al la publiko, sekve de la senproprietigo de la iamaj posedantoj. La vilao, preskaŭ en la historia centro, estas preskaŭ tute nekonata de la romanoj, ĉar ĝi estas ĉirkaŭita de altega muro; tiu vilao, iama sidejo de unu el la plej konataj familioj de la roma nobelaro, ĝis nun estis kvazaŭ mistera insulo en la anonima maro de la loĝkvartaloj, kiuj ĝin ĉirkaŭas.
Dektri hektaroj da parko preskaŭ ebena, kun jarcentaj arboj, novklasikaj konstruaĵoj je 53 mil kubaj metroj, inkluzive de la palaco (starigita inter 1835 kaj 1842, sur pli antikva konstruaĵo). La interna ekipaĵo de la palaco, persone prizorgita de princo Alessandro Torlonia, estas senkompara ekzemplo de la terura ornama gusto de la pasintjarcenta nobelaro, tamen altvalora dokumento pri la kulturo de iu epoko. La lasta loĝanto, kiu “ĝuis” tiun internon, estis Benito Mussolini, kiu loĝis en la vilao de 1925 ĝis 1943.
La parko estas malgranda ekologia paradizo. Altaj arboj, arbedoj, herbejoj, kiuj forgesigas, ke oni troviĝas meze de unu el la plej trafikoplenaj zonoj de Romo. 130 mil kvadrataj metroj preskaŭ netuŝitaj, kiuj sukcesis eviti la destinon de aliaj terenoj, sur kiuj malbela gusto kaj malprudento sufokis la originalajn karakterizojn de la medio, per afrikaj palmoj kaj skandinavaj abioj.
En 1842, estis transportitaj surakve du obeliskojn el granito, el Baveno ĉe lago “Maggiore”. Falsaj arkeologiaj restaĵoj, artefaritaj grotoj, estas la atestantoj de iu gusto je antikvaĵoj, tipa de tiu epoko. La vilao estis elpensita kiel “kampara” restadejo, en alternativo kun la familiaj palacoj de la historia centro.
Ekzistas teatro (25.500 kubaj metroj sur du etaĝoj), ĉas-domo, oranĝejo, moderna konstruita “romia” templo kun statuoj: vasta kaj varia tuto. Sed la plej granda trezoro estas kaŝita subtere: temas pri ĉirkaŭ naŭ kilometroj da judaj katakomboj el la dua/ tria jarcento post Kristo.
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(traduzione)
VILLA TORLONIA A ROMA SARÀ RIAPERTA AL PUBBLICO
Testo di Velia Corsini
RADIO ROMA – ESPERANTO, 29.5.1977
Villa Torlonia a Roma sarà riaperta al pubblico, a seguito dell’esproprio degli antichi proprietari. La villa, quasi nel centro storico, è pressoché sconosciuta ai romani, perché è circondata da un altissimo muro; questa villa, un tempo sede di una delle più note famiglie della nobiltà romana, finora è stata quasi un’isola misteriosa nel mare anonimo dei quartieri residenziali che la circondano.
Tredici ettari di parco quasi pianeggiante, con alberi secolari, costruzioni neoclassiche per 53 mila metri cubi, compreso il palazzo (eretto tra il 1835 e il 1842, su una costruzione più antica). L’arredamento interno del palazzo, curato personalmente dal principe Alessandro Torlonia, è un esempio incomparabile dell’orribile gusto ornamentale della nobiltà dell’ottocento, tuttavia un prezioso documento della cultura dell’epoca. L’ultimo inquilino che ha goduto quell’interno è stato Benito Mussolini, che vi ha abitato dal 1925 al 1943.
Il parco è un piccolo paradiso ecologico. Alti alberi, arbusti, prati, che fanno dimenticare che ci si trova al centro di una delle più trafficate zone di Roma. 130 mil metri quadrati quasi intatti, che sono riusciti a evitare il destino di altri terreni, sui quali il cattivo gusto e l’insipienza hanno soffocato le caratteristiche originali dell’ambiente, con palme africane e abeti scandinavi.
Nel 1842, vi furono trasportati per via d’acqua due obelischi di granito, da Baveno sul lago Maggiore. Falsi reperti archeologici, grotte artificiali, sono testimoni di un gusto delle antichità tipico dell’epoca. La villa fu pensata come residenza “di campagna”, in alternativa con i palazzi di famiglia del centro storico.
C’è un teatro (25.500 metri cubi su due piani), casino di caccia, aranciera, un tempio “romano” di costruzione moderna con statue: un insieme vasto e vario. Ma il tesoro maggiore è nascosto sotto terra: si tratta di circa nove chilometri di catacombe ebraiche del secondo/ terzo secolo dopo Cristo.