Il 15 settembre è l’anniversario della nascita (nel 1254) del viaggiatore, scrittore, ambasciatore e mercante Marco Polo (1254-1324).
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Per gli italiani, non vi è dubbio che sia nato a Venezia, mentre i croati sostengono (peraltro, senza prove) che sarebbe nato nell’isola dalmata di Korčula (in italiano, Curzola), all’epoca sotto dominio veneziano, per cui lo considerano croato (con una consistente ricaduta sul turismo).
Negli anni 1271-1295, fin da quando era giovanissimo, Marco Polo viaggiò lungo la cosiddetta “Via della Seta” sino alla Cina (da lui chiamata “Catai”); attraversò l’Anatolia, l’Armenia, la Persia, il Pamir, il deserto del Gobi, giungendo infine a Khanbaliq (l’attuale Pechino), dove divenne consigliere ed ambasciatore del Gran Khan (Imperatore mongolo) Kublai. Si spinse poi, tra l’altro, nel Tibet, in Birmania e in India.
Tornò a Venezia il 9 novembre 1295, 24 anni dopo essere partito; i suoi parenti stentarono a riconoscerlo, e si “convinsero” soltanto grazie ai preziosi che nascondeva nelle vesti.
Nel 1298 fu fatto prigioniero dai genovesi (non è chiaro se nella battaglia di Curzola – ed ecco il punto di contatto con la rivendicazione croata – , oppure durante uno scontro navale nel Golfo di Alessandretta, l’odierna İskenderun in Turchia.
Durante la prigionia, dettò in francese antico le sue memorie di viaggio al compagno di cella Rustichello da Pisa, con il titolo “Divisiment dou monde” (La priskribo de la mondo); l’opera è oggi conosciuta come “Le livres des Merveilles” (Il libro delle Meraviglie”) oppure “Il Milione”.
Liberato nel 1299, tornò a Venezia, nella cosiddetta “Corte del Milion”: Marco Polo era ormai un ricco commerciante.
Morì nel 1324, poco dopo aver fatto testamento (conservato nella biblioteca Marciana di Venezia).
L’importanza di Marco Polo nella storia dei rapporti tra Occidente e Oriente è enorme: sebbene non sia stato il primo europeo a raggiungere la Cina (era stato preceduto, in particolare, dal missionario francescano italiano Giovanni da Pian del Carpine, 1182-1252), i suoi racconti di viaggio hanno costituito per secoli la base della conoscenza in Europa delle regioni dell’Asia (basti dire che presso l’Alcázar di Siviglia è conservato un manoscritto del “Milione” – uno degli oltre 150 redatti prima dell’invenzione della stampa – con le presunte postille di Cristoforo Colombo).
Su Marco Polo vi sono molte discussioni:
– secondo alcuni studiosi, non sarebbe mai arrivato in tutti i territori che descrive. Il dubbio nasce dal fatto che alcune descrizioni non corrispondono alla realtà; ma bisogna tener conto che erano passati anche 24 anni dai fatti, ed è plausibile che qualche ricordo non sia preciso;
– secondo alcuni studiosi, “Milione” non avrebbe nulla a che fare con la cifra “milione”, ma sarebbe un soprannome di famiglia, apocope di “Emilione” (Milion in veneziano);
– si dice che Marco Polo abbia introdotto in Europa, cose che fanno parte integrante della cultura occidentale, in particolare italiana, ad esempio gli spaghetti; ma si tratta di una bufala:
Marco Polo e la falsa storia dell’importazione degli spaghetti
– non si sa come abbia fatto a capire e farsi capire sia da persone colte che da semplici popolani incolti di lingue molteplici e diverse; né accenna mai ad interpreti, anzi cita ogni volta il nome della persona da cui ha appreso una notizia (“ciò dissemi…”, “ciò appresi da…”). È stata fatta l’ipotesi che, su impulso dell’Imperatore Kublai, il Gran Lama Phags-pa abbia creato una lingua comune semplificata, una specie di Esperanto.
Una cosa è sicura: in un Tempio di Guangzhou (Guangdong, Canton), una specie di Pantheon dei geni universali, vi sono, tra le altre, tre statue: quella di Kublai, quella del Gran Lama Phags-pa, e quella che la tradizione dice di Marco Polo.
Allego:
– il francobollo italiano del 1996, su bozzetto di Cristina Bruscaglia, per il 700° anniversario del ritorno di Marco Polo dalla Cina;
– la copertina della traduzione in Esperanto del “Milione” (La libro de la mirindaĵoj aŭ priskribo de la mondo), trad. Daniel Moirand, Rotterdam, UEA2001.