Il 14 agosto è l’anniversario della nascita (nel 1928) della scrittrice, saggista e insegnante italiana (sarda) Maria Giacobbe,
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divenuta cittadina danese dopo essersi trasferita a Copenaghen nel 1958, seguendo il marito, lo scrittore danese Uffe Harder.
Una notazione dolorosa: mentre oggi la scrittrice compie 91 anni, pochi giorni fa, il 5 luglio 2019, è morto annegato uno dei figli, Andreas Harder, di soli 55 anni.
Maria Giacobbe ha pubblicato (in italiano e in danese) romanzi, racconti, poesie e saggi; in particolare, il suo libro “Diario di una maestrina” (1957) è stato tradotto in 15 lingue.
Ha contribuito validamente a far conoscere in Danimarca la sua Sardegna, sia con memorie del tempo dei suoi avi (in particolare, con il libro “Dagbog mellen to verdener” – Diario tra due mondi, edito poi in Italia con il titolo “Le radici”), sia con acuti studi sulla grande scrittrice sarda Grazia Deledda (1871-1936), della quale parlerò in altra occasione.
Trascrivo una poesia impegnata di Maria Giacobbe tradotta in Esperanto, pubblicata su una rivista letteraria esperantista edita in Brasile; poiché non sono riuscito a trovare il testo originale, che oltre tutto è in danese, lo traduco in italiano sulla base del testo in Esperanto.
Allego un francobollo italiano del 1955, su bozzetto di Corrado Mezzana, con l’immagine tradizionale di un pastore sardo con il suo gregge.
(segue traduzione in italiano)
PROGRESO
Industrio estas progreso
ili diris al ni
per la industrio
ni fariĝos modernaj
kaj kulturitaj
kaj riĉaj
kiel la romanoj
kiel la parizanoj
kiel la novjorkanoj
en la industrio
oni kalkulas en miliardoj
sepdeksep miliardoj
tricentdudek miliardoj
ducentkvindek miliardoj
kaj naŭcentdudekses milionoj
kiajn cerbojn ili havas
ili kiu scipovas kalkuli
en miliardoj
eĉ ne la pedikojn
ni povas kalkuli en miliardoj
ni estas malsaĝaj kaj nesciantaj
kaj malriĉaj
sed nedankemaj ni tamen ne estas
ni kisas la manojn
kiuj konstruis
la katedrojn en la dezerto
ili lumas dumnokte
palaj
foraj
kiel vaglumo
Homoj venas
el ĉiuj mondpartoj
por admiri.
Iuj el ni post permeso eniris
estas grandaj maŝinoj
kiuj memfunkcias
sen homa helpo
kaj produktas
objektojn nemanĝeblajn
kiuj tuj
veturiĝas
en sigelfermitaj vagonoj.
Tie ĉi ili postlasas
strangan verdan fluidaĵon
kiu miksiĝas
kun la rivera akvo
kaj igas la brutaron morti
post kruela doloro.
Sed la rivero kaj la brutaro
estas progresmalamikaj
primitivaj obkjektoj
pro kiuj ni devus honti.
Maria Giacobbe, trad. Gunhild Halager
(“Fonto”, 1981-13, p. 24)
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(traduzione):
IL PROGRESSO
L’industria è il progresso
ci hanno detto
con l’industria
diventeremo moderni
e istruiti
e ricchi
come i romani
come i parigini
come gli abitanti di New York
nell’industria
si conta a miliardi
settantasette miliardi
trecentoventi miliardi
duecentocinquanta miliardi
e novecentoventisei milioni
che cervelli hanno
loro che sanno contare
a miliardi
neppure i pidocchi
noi possiamo contare a miliardi
siamo stupidi e ignoranti
e poveri
però non siamo ingrati
baciamo le mani
che hanno costruito
le cattedrali nel deserto
fanno luce di notte
pallide
lontane
come fuochi fatui
Uomini vengono
da ogni parte del mondo
ad ammirare.
Alcuni di noi dietro permesso sono entrati
ci sono grandi macchinari
che funzionano da soli
senza aiuto dell’uomo
e producono
oggetti incommestibili
che subito viaggiano
in vagoni piombati
Qui si lasciano dietro
uno strano liquame verde
che si mescola
all’acqua del fiume
e fa morire le bestie
dopo un dolore crudele.
Ma il fiume e le bestie
sono nemici del progresso
oggetti primitivi
dei quali vergognarci.
Maria Giacobbe, trad. Gunhild Halager
(“Fonto”, 1981-13, p. 24)
trad. in italiano di Antonio De Salvo