Il 7 agosto è l’anniversario della morte (nel 1941) dello scrittore, poeta, musicista e pittore indiano Rabindranath Thakur, conosciuto con il nome anglicizzato Rabindranath Tagore (1861-1941),
it.wikipedia.org/wiki/Rabindranath_Tagore
Premio Nobel per la Letteratura nel 1913 con questa motivazione:
“Because of his profoundly sensitive, fresh and beautiful verse, by which, with consummate skill, he has made his poetic thought, expressed in his own English words, a part of the literature of the West”.
(Per il verso profondamente sensibile, fresco e bello, mediante il quale, con consumata abilità, ha reso il suo pensiero poetico, espresso nelle proprie parole inglesi, parte della letteratura dell’Occidente).
Tagore, infatti, scrisse fondamentalmente in lingua bengali, ma divenne famoso grazie alle traduzioni in inglese (alcune curate da lui stesso).
Oltre che per la produzione letteraria (poesie, drammi, novelle, romanzi, diari di viaggio, saggi, testi di canzoni), è ricordato per il suo impegno per la realizzazione di un ideale pedagogico di sviluppo armonico della totalità della persona.
Una curiosità: fatto probabilmente unico, le parole degli Inni nazionali di due Paesi (non solo distinti, ma anche contrapposti per motivi religiosi) sono di Tagore: rispettivamente:
– l’Inno nazionale dell’India (che gli indiani preferiscono chiamare Bhārat), «Jana Gana Mana», utilizza (tradotta in hindi) la prima delle cinque strofe di un poema di Tagore (in bengali, Bhārat Bhāgya Vidhātā);
– l’Inno nazionale del Bangladesh utilizza (in bengali) i primi dieci versi della canzone di Tagore «Amar Shonar Bangla».
Trascrivo (nella versione inglese curata dallo stesso Tagore, in italiano e in Esperanto) la poesia “Where the mind is without fear” (Quando la mente è senza paura), vero e proprio “manifesto” della sua concezione filosofica e religiosa del mondo e della educazione.
Per cogliere pienamente il senso della poesia (che ha forma di preghiera, ed il cui titolo originale in bengali era “Prarthana”), bisogna tener presente che fu scritta nel 1900-1901, quando l’India era sotto la dominazione britannica; essa è un auspicio che il popolo si desti, e si attivi per la libertà dalla paura, per l’accesso all’istruzione, per la libertà di pensiero, per la salvaguardia della dignità, per l’amore della verità, per l’abbandono dei pregiudizi, per l’umana solidarietà in un mondo unito, in cui non si coltivino le divisioni tra i popoli, ma ci si apra oltre le mura domestiche.
Allego:
– una cartolina maximum dell’Argentina del 1961, formata con il francobollo emesso per commemorare il primo centenario della nascita di Tagore;
– la copertina della edizione in Esperanto (“Malsata ŝtono”) della raccolta di novelle di Tagore “The hungry stones” (Il malefizio delle pietre), tradotte da Lakshmiswar Sinha, Malmö 1961 (per altre traduzioni in Esperanto, si veda: eo.wikipedia.org/wiki/Rabindranath_Tagore#En_Esperanto_aperis
Where the mind is without fear and the head is held high;
where knowledge is free;
where the world has not been broken up into fragments
by narrow domestic walls;
where words come out from the depth of truth;
where tireless striving stretches its arms towards perfection;
where the clear stream of reason has not lost its way
into the dreary desert sand of dead habit;
where the mind is led forward by thee
into ever-widening thought and action;
into that heaven of freedom,
my Father, let my country awake.
Rabindranath Tagore
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Dove la mente è senza paura e la testa è tenuta alta;
dove il sapere è libero;
dove il mondo non è stato frantumato
entro anguste pareti domestiche;
dove le parole escono dal profondo della verità;
dove lo sforzo instancabile tende le braccia verso la perfezione;
dove il limpido fiume della ragione non ha smarrito la via
nell’arida sabbia del deserto delle morte abitudini;
dove la mente è da Te guidata in avanti
verso sempre più ampi pensieri e azioni;
in quel cielo di libertà,
Padre mio, fa’ che il mio Paese si desti.
Rabindranath Tagore, trad. Antonio De Salvo
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Kie la menso estas sen timo kaj la kapo estas tenata alte;
kie la sciado estas libera;
kie la mondo ne estis dispecigita
internen de malvastaj hejmaj muroj;
kie la vortoj eliras el la profundo de la vero;
kie la senlaca strebo etendas la brakojn al perfekteco;
kie la klara fluo de la racio ne perdis la vojon
en la sekega sablo de la dezerto de la mortintaj kutimoj;
kie la menso estas de Vi gvidata antaŭen
al ĉiam pli vastaj pensoj kaj agoj;
en tiu ĉielo de libero,
Patro mia, faru, ke mia Lando vekiĝu.
Rabindranath Tagore, trad. Antonio De Salvo