Il 23 aprile è l’anniversario della nascita dell’attore romano Franco Citti (1935-2016),
it.wikipedia.org/wiki/Franco_Citti
famoso in particolare per alcuni film (“Accattone”, “Una vita violenta”) tratti dai romanzi di Pier Paolo Pasolini (1922-1975), in cui ha interpretato la parte di un “ragazzo di vita” del sottoproletariato romano.
Di quella espressione “ragazzo di vita” parlerò qui.
Nel 2005, dovetti affrontare un problema linguistico, per tradurre quella espressione in un articolo mandato in onda in Esperanto dalla RAI Internazionale (Radio Roma, Trasmissioni per l’estero), in modo che fosse comprensibile internazionalmente.
Tradussi “krude vivanta knabo”, cioè un ragazzo che vive in modo incivile, selvaggio, rozzo e quant’altro; trascrivo in basso il testo in Esperanto e la retroversione in italiano di quell’articolo.
La prima idea che mi era venuta in mente era una parola che significava “prostituto”; ma la scartai, perché dovevo tener conto del sessismo della lingua italiana:
– una “donna di vita” è sicuramente una prostituta, una che s’offre (con l’apostrofo), come diceva Trilussa nella sua rielaborazione della poesia “La vispa Teresa”:
La donna che s’offre
se apostrofa l’esse
ha tutto interesse
di dire che soffre.
– Il “ragazzo di vita”, invece, non è semplicemente uno che si prostituisce, ma è uno che conduce una vita sregolata, in cui la prostituzione è uno dei tanti elementi: è uno che vive di espedienti, che non rispetta le cosiddette regole del vivere civile, che pratica turpiloquio, furto, prostituzione e quant’altro.
Aggiungo che nell’immaginazione generale esistono le prostitute (per le quali è stata trovata un’infinità di sinonimi, da quelli eufemistici a quelli oltraggiosi), ed esse esistono da sempre (non per nulla si parla di “mestiere più antico del mondo”); ma per il sessismo della lingua italiana si stenta a parlare di prostituti al maschile (sebbene anch’essi siano di antica data: ne parla anche la Bibbia, ad esempio in Deuteronomio 23,18:
>Non vi sarà alcuna donna dedita alla prostituzione sacra tra le figlie d’Israele, né vi sarà alcun uomo dedito alla prostituzione sacra tra i figli d’Israele.
Del resto, anche “puttana” è un termine riferito a donne. A quanto si dice, “puttana” verrebbe dal francese “putaine”, a sua volta dal latino “putidum” (= sporco, puzzolente); ma io sono portato ad avere qualche dubbio, perché già nell’XI secolo quella parola si trova in una chiesa romana, precisamente nella chiesa inferiore di San Clemente, nella famosa iscrizione “Fili de le pute, traite!” (= figli di puttana, tirate!), primo esempio di “volgare” (nel vero senso della parola) romanesco:
it.wikipedia.org/wiki/Iscrizione_di_san_Clemente_e_Sisinnio
Ed anche “mignotta” è un termine femminile (deriva dalla lettura popolare dell’espressione latina “m. ignotae”, con cui si designavano i figli “di madre ignota”); un’ulteriore prova che non ci sono soltanto puttane e mignotte, ma anche (ed anzi soprattutto) figli di puttana e figli di mignotta, da cui tenersi alla larga più ancora che dalle rispettive madri.
Allego l’immagine dell’iscrizione nella chiesa di San Clemente a Roma.
RAI INTERNATIONAL – RAI INTERNAZIONALE
RAI INTERNACIA – ESPERANTO, sabato 5.11.2005
MOSTRA PASOLINI
Pier Paolo Pasolini che dirige il suo primo film Accattone, che cammina nei quartieri della capitale, che prende il sole con Alberto Moravia e Dacia Maraini, che parla ad una manifestazione contro la condanna a morte degli attivisti baschi, che gioca a pallone nelle borgate. Soprattutto Pasolini e Roma, nella mostra allestita nel museo di piazza sant’Egidio a Trastevere, dal Comune, in occasione del trentennale della morte dell’intellettuale. Per la maggior parte fotografie, ma anche filmati dagli archivi rai e dell’istituto Luce che raccontano la Roma negli anni ‘60, quella del degrado, delle baracche, dei ragazzi di vita, del sottoproletariato che conquistò lo scrittore per la sua autenticità rispetto ad un mondo che cambiava che iniziava a correre dietro al consumismo e ai falsi miti. Anni di lotte e di impegno testimoniate dalle immagini dei cortei, dalle occupazioni ma anche Roma capitale dell’arte, nel confronto delle migliori menti dello scorso secolo ritratte insieme all’amato Pier Paolo in piacevole conversazione. Amici legati da un sentire comune, come Maria Callas e Anna Magnani.
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Pier Paolo Pasolini kiu reĝisoras sian unuan filmon “Ĉifonulo”, kiu piediras tra la kvartaloj de Romo, kiu sunbruniĝas kune kun Alberto Moravia kaj Dacia Maraini, kiu parolas dum manifestacio kontraŭ la kondamno al morto de la vaskaj aktivuloj, kiu ludas piedpilke en la antaŭurbo. Precipe, Pasolini en Romo, en la ekspozicio kiun la Rona Komunumo aranĝis en la muzeo pri Romo en placo Sankta Eĝidjo, en la populara transtibera kvartalo, okaze de la tridekjara datreveno de la morto de la intelektulo. Plejparte fotoj, sed ankaŭ filmoj tiritaj el la arkivoj de RAI=Itala Radiotelevido kaj de la Dokumenta Filma Instituto “Luce”, kiuj rakontas Romon en la sesdekaj jaroj, tiun de kadukiĝo, de barakaroj, de krude vivantaj knaboj, de subproletaro, kiu ĉarmis la verkiston pro sia aŭtentikeco kompare kun iu mondo kiu ŝanĝiĝadis, kiu komencadis postkuri konsumismon kaj malverajn mitojn. Jaroj da bataloj kaj engaĝiteco, pri kiuj atestas la bildoj de protestaj procesioj kaj de okupadoj; sed kiuj ankaŭ parolas pri Romo kiel ĉefurbo de arto, kaj montras Pier Paolo Pasolini en kunuleco kun la plej elstaraj mensoj de pasinta jarcento, bildigitaj en plezurdona interparolo. Geamikoj interligitaj de komuna sento, kiaj Maria Callas kaj Anna Magnani.