Personaggi

Nilla Pizzi

Il 16 aprile 2019 è il primo centenario della nascita della cantante italiana (emiliana) Adionilla Pizzi, conosciuta come Nilla Pizzi (1919-2011),
it.wikipedia.org/wiki/Nilla_Pizzi
che ha segnato un’epoca della canzone e della storia italiana, in particolare con le canzoni “Grazie dei fiori” (1951),
lyricstranslate.com/it/nilla-pizzi-grazie-dei-fiori-lyrics.html

“Vola colomba” (1952),
www.italianissima.info/testi/volacolo.htm

“Papaveri e papere” (1952)
www.italianissima.info/testi/papaveri.htm

Alcune curiosità:
– il nome “Adionilla”, probabilmente unico, deriva da un errore anagrafico; alla nascita, la bambina fu registrata come “Adionilla”, anziché “Dionilla” (come la nonna), nome anch’esso non comune (in Emilia, sono frequenti i nomi strani, forse per evitare i nomi dei Santi);
– poco più che ventenne, Nilla Pizzi partecipò con successo al concorso di bellezza “Cinquemila lire per un sorriso”, antesignano del futuro concorso per l’elezione di “Miss Italia”;
– nel 1942, vinse, davanti a diecimila concorrenti, un concorso per “Voci Nuove” indetto dall’EIAR (oggi, RAI-Radiotelevisione italiana);
– nel 1944, fu allontanata dalla radio, perché la sua voce fu considerata “troppo sensuale ed esotica” per il regime fascista;
– Nilla Pizzi fu definita dal giornalista Luca Goldoni “la Regina della canzone Italiana”; con questo titolo è passata alla storia;
– la canzone “Vola colomba” alludeva, neppure nascostamente, alla delicata situazione della città di Trieste, all’epoca sotto amministrazione alleata, di cui gli italiani auspicavano ardentemente il ritorno all’Italia:
– la canzone “Papaveri e papere”, apparentemente ingenua, nascondeva invece un forte messaggio politico, per questi versi, che alludevano all’impotenza dei deboli di fronte ai potenti:

“Papà, pappare i papaveri, come si fa?”
“Non puoi tu pappare i papaveri” disse Papà.
E aggiunse poi, beccando l’insalata:
“Che cosa ci vuoi far, così è la vita…

Lo sai che i papaveri son alti, alti, alti,
e tu sei piccolina, e tu sei piccolina,
lo sai che i papaveri son alti, alti, alti,
sei nata paperina, che cosa ci vuoi far…”.

Per questo motivo, era ritenuta una canzone “di sinistra”, o quanto meno veniva cantata con allusione agli intoccabili “pezzi grossi”, e a un certo punto fu bandita dalla Radio. In compenso, ebbe un successo mondiale, con traduzione in più di 40 lingue, e fu perfino incisa dal grande tenore Beniamino Gigli (1890-1957),

Beniamino Gigli


il quale, forse, volle in questo modo far dimenticare che, durante il fascismo, aveva inciso canzoni fasciste:
“Giovinezza”,

“Faccetta nera”

Faccetta nera


e l’Inno a Roma di Giacomo Puccini;

– la grande cantante Mina Mazzini

Mina


ha scritto, sul giornale “La Stampa”: “Io ho imparato molto dalla sua voce, ed è giusto ammetterlo”.
– il 16 aprile 2019, l’Italia ha emesso un francobollo in onore di Nilla Pizzi.
Trascrivo, in italiano, e nella traduzione in Esperanto, il testo della canzone “L’edera”, portata al successo da Nilla Pizzi al Festival di Sanremo del 1958.
Allego la copertina del libro di Gian Franco Venè “Vola colomba – vita quotidiana degli italiani negli anni del dopoguerra, 1945-1960”.


L’EDERA
Parole di Vincenzo D’Acquisto,
musica di Saverio Seracini

Chissà se m’ami oppure no
chi lo può dire?
Chissà se un giorno anch’io potrò
l’amor capire?
Ma quando tu mi vuoi sfiorar
con le tue mani
avvinta come l’edera
mi sento a te.
Chissà se m’ami oppure no
ma tua sarò.
Son qui tra le tue braccia ancor
avvinta come l’edera
son qui respiro il tuo respiro
son l’edera legata al tuo cuor
sono folle di te e questa gioventù
in un supremo anelito
voglio offrirti con l’anima
senza nulla mai chiedere.
Così mi sentirai così
avvinta come l’edera
perché in ogni mio respiro
tu senta palpitare il mio cuor
finché luce d’amor
sul mondo splenderà
finché m’è dato vivere
a te mi legherò
a te consacrerò la vita.

Se il vento scuote e fa tremar
le siepi in fiorepoi torna lieve a carezzar
con tanto amore
e tu che spesso fai soffrir
tormenti e pene
sussurrami baciandomi
che m’ami ancor.
Lo so che forse piangerò
ma t’amerò.

Son qui tra le tue braccia ancor
avvinta come l’edera
son qui respiro il tuo respiro
son l’edera legata al tuo cuor
sono folle di te e questa gioventù
in un supremo anelito
voglio offrirti con l’anima
senza nulla mai chiedere.
Così mi sentirai così
avvinta come l’edera
perché in ogni mio respiro
tu senta palpitare il mio cuor
finché luce d’amor
sul mondo splenderà
finché m’è dato vivere
a te mi legherò
a te consacrerò la vita.
Son l’edera per te
son l’edera legata a te.

°°°°°

HEDERO
Vortoj de Vincenzo D’Acquisto,
muziko de Saverio Seracini
trad. Luigi Minnaja
www.cinquantini.it/esperant/kantoj/sanremo.html#HEDERO

Ĉu jes aŭ ne min amas vi?
Estas mistere!
Ĉu iam amon povos mi
kompreni vere?
Se kiam vi tuŝetas min
per viaj manoj,
hedero alkroĉita al vi
sentiĝas mi…
Ĉu jes aŭ ne vi amas min?
Mi certe vin!…

Jen mi, sur via sin’, trezor’,
hedero alkroĉita al vi…
Jen, mi enspiras vian spiron,
heder’ al vi ligita ĉe l’ kor’…
Mi frenezas je vi,
junaĝon tiun ĉi
en plej supera spiro mi
donas for kun l’ anim’ al vi
se responda postul’ por mi…
Kaj tiel vi eksentos min
hedero alkroĉita al vi…
por ke en ĉiu mia spiro
vi sentu la batadon de l’ kor’…
Ĝis la lumo de am’
plubrilos sur la mond’,
ĝis lastan spiron rajtos mi,
mi ligos min al vi,
al vi dediĉos mi – la vivon!…
Se vento skuas ĉe spelir’
florbranĉon preme,
karesas poste ĝi per spir’
kun ĉarm’, ameme!
Kaj vi, suferiganta per
turmentaj penoj,
kisflustru, ke ankoraŭ vi
amadas min…
Mi eble ploros ja sen fin’,
sed amos vin!…

Jen mi, sur via sin’, trezor’,
hedero alkroĉita al vi…
Jen, mi enspiras vian spiron,
heder’ al vi ligita ĉe l’ kor’…
Hedero estas mi…
Hedero alligita al vi!

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