Personaggi

Lorenzo de’ Medici

L’8 aprile è l’anniversario della morte (nel 1492, poco prima della scoperta dell’America) dello statista, poeta, umanista e mecenate rinascimentale fiorentino Lorenzo de’ Medici, detto Lorenzo il Magnifico (1449-1492),
it.wikipedia.org/wiki/Lorenzo_de'_Medici
munifico (questo significa il suo soprannome “Magnifico”) signore di Firenze dal 1469 alla morte, abilissimo garante dell’equilibrio dei vari Stati italiani, tanto da essere definito “l’ago della bilancia” della politica italiana del tempo.
Si circondò di spiriti eccelsi: tra i tanti,
Pico della Mirandola,

Pico della Mirandola


Angelo Poliziano,

Poliziano


Leon Battista Alberti,

Leon Battista Alberti


Sandro Botticelli, Michelangelo Buonarroti.
Lorenzo de’ Medici è famoso, come poeta, per una composizione “carnascialesca”, cioè di carnevale, conosciuta, più che con il titolo “Trionfo di Bacco e Arianna”, con il primo verso, passato in proverbio: “Quant’è bella giovinezza”.
Malgrado l’apparenza gioiosa, è una malinconica constatazione della fugacità dei piaceri della vita, con un ritornello quasi ossessivo; è utile, al riguardo, segnalare che nell’italiano arcaico la parola “tuttavia” del secondo verso aveva un significato diverso da quello (“però”) corrente oggi, e voleva dire “continuamente, ineluttabilmente”, per cui “Quant’è bella giovinezza,/ che si fugge tuttavia” vuol dire, che la giovinezza fugge senza sosta e senza che sia possibile fermare il tempo.
È impressionante, del resto, pensare che Lorenzo morì a soli 43 anni.
Trascrivo il testo italiano della poesia, insieme con una delle due traduzioni in Esperanto, quella di Gaudenzio Pisoni (un’altra versione, più nota, di Kálmán Kalocsay, è pubblicata in “Literatura Mondo” 1936, luglio-agosto, e riprodotta in “Tutmonda Sonoro”, 1981, p. 320-321, in “Literatura Foiro” 1982-71, p. 1-3, e nella “Itala Antologio”, 1987, p. 130-132).
Allego il francobollo italiano del 1992, su bozzetto di Renato Berardi, per il quinto centenario della morte di Lorenzo de’ Medici, con il suo ritratto in forma di medaglia e la frase “Perché lo esempio al popol molto vale”.


TRIONFO DI BACCO E ARIANNA

 

Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

 

Quest’è Bacco e Arianna,
belli, e l’un dell’altro ardenti:
perché ‘l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe e altre genti
sono allegre tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

 

Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati
ballan, saltan tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

 

Queste ninfe anche hanno caro
da loro esser ingannate:
non può fare a Amor riparo,
se non gente rozze e ingrate:
ora insieme mescolate
suonan, cantan tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

 

Questa soma, che vien drieto
sopra l’asino,
è Sileno:
così vecchio è ebbro e lieto
già di carne e d’anni pieno;
se non può star ritto, almeno
ride e gode tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

 

Mida vien drieto a costoro:
ciò che tocca, oro diventa.
E che giova aver tesoro,
s’altri poi non si contenta?
Che dolcezza vuoi che senta
chi ha sete tuttavia?
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

 

Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi sian, giovani e vecchi,
lieti ognun femmine e maschi;
ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

 

Donne e giovinetti amanti,
viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti!
Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Ciò ch’ha a esser, convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.

 

Lorenzo de’ Medici

°°°°°

TRIUMFO DE BAKKO KAJ ARIANA
Kiom belas la juneco
forfuĝanta kontinue!
Kiu volas, ĝoju frue:
morgaŭ estas sen certeco.

Jen kun Bakko Ariana,
belaj pro am-arda sento:
ili, spit’ al temp’ tirana,
kune restas en kontento.
Tiuj nimfoj kaj kromgento
estas gajaj kontinue.
Kiu volas, ĝoju frue:
morgaŭ estas sen certeco.

Tiuj lertaj satirusoj
al ŝatindaj nimfoj siaj,
eĉ en grotoj, tra l’ rubusoj,
aminsidas inĝeniaj;
nun, pro Bakko jam ebriaj,
dancas, saltas kontinue.
Kiu volas, ĝoju frue:
morgaŭ estas sen certeco.

Kaj la nimfoj jam akceptas
la insidojn aminvitajn:
ĉar Amoro nur esceptas
krudajn homojn ĝojonspitajn:
vidu ilin kunigitajn
ludi, kanti kontinue.
Kiu volas, ĝoju frue:
morgaŭ estas sen certeco.

Kiu peze venas poste
estas dika di’ Sileno:
maljunaĝa drinkas toste
li, ŝancele, sur azeno,
malgraŭ tia rajdsinteno
li ĝuegas kontinue.
Kiu volas, ĝoju frue:
morgaŭ estas sen certeco.

Jen Midaso sekvas; oro
iĝas aĵ’ de li tuŝata.
Ĉu valoras plentrezoro,
se fariĝas ĝi malŝata?
Ĉu turment’ pli malbeata
ol soifi kontinue?
Kiu volas, ĝoju frue:
morgaŭ estas sen certeco.

Ĉiuj aŭdu kun atento,
al morgaŭ’ neniu fidu;
juna kaj maljuna gento,
inoj, viroj gaje ridu;
tristajn pensojn ĉiuj bridu;
ni festvivu kontinue.
Kiu volas, ĝoju frue:
morgaŭ estas sen certeco.

Junecplenaj geamantoj,
vivu Bakko kaj Amoro!
Ĉiuj balu inter kantoj!
Ardu pro dolĉeco l’ koro!
For laciĝo, for doloro!
Sort’ varias kontinue.
Kiu volas, ĝoju frue:
morgaŭ estas sen certeco.

Kiom belas la juneco
forfuĝanta kontinue!

Laŭrenco de’ Medici, trad. Gaudenzio Pisoni

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