Il 15 marzo (“le Idi di marzo”) ricorre l’assassinio, nel 44 a. C., di Caio Giulio Cesare (101 a. C.-44 a. C.) (in latino Caius Julius Caesar, in inglese Julius Caesar, in francese Jules César, in tedesco Julius Cäsar, in spagnolo Julio César, in portoghese Júlio César, in Esperanto Julio Cezaro)
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ad opera di un gruppo di congiurati capeggiati da Marco Giunio Bruto (Marcus Iunius Brutus) e Gaio Cassio Longino (Gaius Cassius Longinus).
Già più volte, e da vari punti di vista, ho parlato di Giulio Cesare:
Oggi mi limito a presentare alcune curiosità:
1- secondo la tradizione, comunemente ribadita nelle scuole italiane, quando Cesare vide che uno dei congiurati era il figlio adottivo (secondo una tesi non dimostrata, figlio naturale) Bruto, esclamò in latino: “Tu quoque, Brute, fili mi!” (Anche tu, Bruto, figlio mio!). Quella frase serviva anche, a scuola, per insegnare la forma speciale (“fili”) del vocativo della parola “filius”. Ma forse quella citazione scolastica è un falso storico, stando al racconto di Svetonio (De vita Caesarum, Vita dei Cesari, libro I, capitolo 82):
> tradiderunt quidam Marco Bruto irruenti dixisse: kai su teknon;
(alcuni tramandarono che a Marco Bruto che lo aggrediva disse: kai su teknon).
Cesare, dunque, esclamò “Anche tu, Bruto, figlio mio!” non in latino, ma in greco.
Ci si potrebbe domandare perché in greco; rispondo: come oggi si ritiene elegante parlare in inglese, a Roma si riteneva elegante parlare in greco (si deve ricordare il detto di Orazio, Epistole, II, 1, 156: Graecia capta ferum victorem cepit = la Grecia conquistata conquistò il selvaggio vincitore);
2- è generalmente noto il detto di Gesù Cristo:
«Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Matteo 22,15-22)
Ebbene, non si tratta di Giulio Cesare, ma dell’Imperatore Tiberio (Tiberius) (42 a. C.-37 d. C.), che regnava in quel tempo (Giulio Cesare era morto 44 anni prima di Cristo). Il titolo “Cesare”, infatti, divenne un nome comune per indicare un imperatore (quell’uso continua anche oggi: ad esempio, il tedesco “Kaiser” e il russo “Zar” sono l’adattamento di “Caesar”; del resto, il libro di Svetonio si intitola “De Vita Caesarum – Vita dei Cesari”, intendendo “Vita degli Imperatori”);
3- normalmente si ritiene che una particolare forma di parto si chiami “parto cesareo” perché Cesare nacque così, mediante estrazione del feto vivo grazie all’incisione del ventre e dell’utero.
In realtà, è tutto il contrario: non già il parto si chiama cesareo dal nome di Cesare, ma Cesare si chiama così dal tipo di parto, in base al verbo “caedo-caesus”, che vuol dire “tagliare” (si pensi alle cesoie e alla cesura). Curiosamente, in tedesco quel taglio si chiama “Kaiserschnitt”, alla lettera “taglio dell’imperatore”, diversamente da altre lingue (in italiano: parto/ taglio cesareo; in inglese: caesarian section; in francese: césarienne, in spagnolo: cesárea operación; in russo: kesarevo seĉenie).
Allego un francobollo francese del 2014, su bozzetto di Pierre Albuisson, con il busto marmoreo di Giulio Cesare (Musée départemental Arles antique, Arles, Francia) trovato nel 2007 nel Rodano ad Arles. Si tratta di una delle più antiche rappresentazioni di Giulio Cesare, risalente agli anni tra il 49 e il 46 a. C., quindi non molto prima della sua morte (nel 46 a. C. Cesare istituì una colonia romana ad Arles, in ringraziamento dell’aiuto di quella città nella conquista di Marsiglia). Il busto, che ha il naso rotto, ha i lineamenti di un uomo anziano, compresa una incipiente calvizie.