La lira italiana, oggi sostituita dall’euro, ha avuto nel corso dei decenni una enorme svalutazione. Un confronto (nominale) tra la lira italiana e l’euro darebbe questi controvalori approssimativi:
– 100 lire = 5 centesimi di euro;
– 1.000 lire = 50 centesimi di euro:
– 5 lire = non è neppure possibile fare un conto, circa ¼ di centesimo di euro.
Ebbene, a cavallo tra l’ottocento e il novecento, al tempo delle grandi migrazioni italiane verso l’America (del Nord e del Sud), si cantava “Mamma mia dammi cento lire,/ che in America voglio andar”:
il che evidenzia che, all’epoca, cento lire erano una grande somma.
Poi si passò, nel 1939, a “Se potessi avere/ mille lire al mese…”:
perché con mille lire al mese una famiglia poteva vivere bene.
Ancora nel 1958, la “Canzone del Faro”, sigla della trasmissione televisiva “Viaggi nel sud”, diceva:
“Per sole cento lire
a più di cento miglia
risplendon gli orecchini su di te”.
cioè bastavano cento lire per degli orecchini di buona bigiotteria.
A questo pensavo leggendo la relazione finale dell’assemblea del 25 settembre 1954 della Federazione Esperantista Italiana (“L’Esperanto” 1954-29, settembre-ottobre 1954).
Due cose mi hanno colpito: la vivace discussione per aumentare le quote sociali di 100 lire l’anno, e la “generosa donazione” di mille lire a testa da parte di alcuni associati.
Bisogna pensare, però, che all’epoca (v. allegato, del 1956) per spedire un numero della rivista bastavano 5 lire, mentre oggi servono 2,80 euro, oltre 1.000 volte.