L’8 febbraio è l’anniversario della nascita (nel 1888) del poeta, scrittore, traduttore e professore italiano Giuseppe Ungaretti (1888-1970).
it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Ungaretti
Ho già parlato di lui l’1 giugno 2018, in occasione dell’anniversario della sua morte.
Trascrivo, con la traduzione in Esperanto di Gaudenzio Pisoni, la sua poesia “I fiumi” (La Riveroj): un testo dai versi molto brevi, senza punteggiatura e quasi senza rime (sostituite da assonanze e allitterazioni), che si sviluppano mediante accostamenti di immagini e di parole, rivelatrici di nascosti ricordi.
La poesia è stata scritta nel 1916, durante la prima guerra mondiale, sul fronte del Carso. Il poeta si trova in una dolina (un avvallamento naturale) piena d’acqua, vicino al fiume Isonzo; raccolti i sudici vestiti militari, si riscalda al sole, e si sente di nuovo una piccola parte della natura malgrado le brutalità della guerra. Gli torna a mente il passato, scandito dai quattro fiumi che hanno segnato la sua vita: il Serchio, che scorre nella Lucchesia, la zona di origine dei suoi genitori italiani (toscani); il Nilo, che gli ricorda la città dove è nato (Alessandria d’Egitto) e dove ha trascorso la sua infanzia; la Senna, che gli ricorda Parigi, dove si è formato culturalmente; e infine l’Isonzo, il fiume legato alla guerra.
Da queste esperienze scaturiscono amare considerazioni sulla vita e sul dolore (sebbene la poesia faccia parte di una raccolta intitolata paradossalmente “L’allegria”: questo mostra che il poeta è in grado di reagire alle brutture della vita, traendo nuova forza dalle avversità).
L’opera poetica completa di Ungaretti, “Vita d’un Uomo”, è stata tradotta in Esperanto (Vivo de Homo) da Nicolino Rossi; ne allego la copertina. Una recensione, di Antonio Valén, è apparsa su “Esperanto de UEA” 2017-2, con alcuni brani poetici:
revuoesperanto.org/vivo-de-homo?fbclid=IwAR1m38RwtqueZeJszSHaMB_5_rHkBa8gPt_zE8jbisw6Z5LGwRVnJ4xqxvk
I FIUMI
Mi tengo a quest’albero
mutilato
abbandonato in questa dolina
che ha il languore
di un circo
prima o dopo lo spettacolo
e guardo
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
in un’urna d’acqua
e come una reliquia
ho riposato
L’Isonzo scorrendo
mi levigava
come un suo sasso
Ho tirato su
le mie quattr’ossa
e me ne sono andato
come un acrobata
sull’acqua
Mi sono accoccolato
vicino ai miei panni
sudici di guerra
e come un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole
Questo è l’Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell’universo
Il mio supplizio
è quando
non mi credo
in armonia
Ma quelle occulte
mani
che m’intridono
mi regalano
la rara
felicità
Ho ripassato
le epoche
della mia vita
Questi sono
i miei fiumi
Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil’anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre
Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
e ardere dell’inconsapevolezza
nelle estese pianure
Questa è la Senna
e in quel torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
ora ch’è notte
che la mia vita mi pare
una corolla
di tenebre
Giuseppe Ungaretti
°°°°°
LA RIVEROJ
Mi tenas min al arbo kripligita
forlasita en tiu ĉi doleno
kiu langvoras
kiel cirko
antaŭ aŭ post la spektaklo
kaj vidas
la pasadon kvietan
de la nuboj kontraŭ la luno
Hodiaŭ matene mi sternis
min en akvourno
kaj tie plenripozis
kiel relikvo
Izonco fluante
min glatigadis
kiel rulŝtonon
Mi eltiris for
ĉi miajn kvar ostojn
kaj paŝete foriris
kiel ĵonglisto
surakve
Mi estis kaŭriĝanta
apud vestaĵoj miaj
je milit’ malpuraj
kaj kiel bedueno
mi kuŝis klinita por ĝui
la sunon
Ĉi estas Izonco
kaj plibone
en ĝi mi min rekonis
esti obea fibro
de l’ universo
Mia turmento
ekestas
se mi kredas
min malakorda
Sed tiuj manoj
kiuj
kaŝe knedas min
al mi donas
maloftan
veran feliĉon
Mi rerigardis
l’ epokojn
de mia vivo
Jenaj estas
miaj riveroj
Ĉi estas Serkjo
el kiu elĉerpis
dum du jarmiloj eble
pragento mia kamparana
kaj patro kaj patrino miaj
Ĉi estas Nilo
kiu min vidis
novnaskiĝintan
kreskantan kaj nekonscie brulantan
sur vastaj ebenejoj
Ĉi estas Sejno
en kies kota
malpuro mi miksiĝis
kaj tie mi min ekkonis
Ĉi estas la riveroj
en Izonc’ numeritaj
Ĉi estas mia korsopiro
kiun el ili
mi travidas
nun nokte kiam
emas viv’ mia simili
nigremalluman
korolon.
Giuseppe Ungaretti, trad. Gaudenzio Pisoni
(“Enlumas min senlimo”, LF-KOOP,
La-Chaux-de-Fonds 1990, p.116-117 )