Personaggi

Ion Luca Caragiale

Il 30 gennaio è l’anniversario della nascita (nel 1852) del drammaturgo, scrittore, poeta, giornalista e critico d’arte romeno Ion Luca Caragiale (1852-1912)
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famoso soprattutto per le opere teatrali (in particolare, “O scrisoare pierdută”, La lettera smarrita), intrise di satira del mondo piccolo borghese, per novelle scritte con fine analisi psicologica (in particolare, “O făclie de Paşti” – Il cero pasquale), e per i commenti politici, che lo costrinsero ad un esilio volontario nell’Impero Tedesco (morì a Berlino).
È considerato uno dei più grandi scrittori romeni; tra l’altro, ha influenzato Eugène Ionesco.

Eugen Ionescu


La stima di cui gode in patria è dimostrata dal fatto che nel 1952, in occasione del centenario della sua nascita, la sua città natale ha preso il nome Ion Luca Caragiale.
In Esperanto esistono queste traduzioni:
– Grava eltrovo, trad. Petre Firu, “Literatura Mondo” 1932-9, p. 154-155;
– “O făclie de Paşti” – Paska torĉo, trad. Tiberio Morariu, “Literatura Mondo” 1935-2, p. 21-26;
– Ofendo, trad. Kamil Peliman
Inoltre, in “Literatura Mondo” 1932-9, p. 158, c’è una nota critica di Mişu Beraru, che trascrivo, aggiungendovi la traduzione in italiano.
Allego un ritratto di Caragiale (si tratta di un particolare di una vecchia banconota romena).


(Segue traduzione in italiano)

I. CARAGIALE (1859-1912) estas unu el la verkistoj, kiujn rajte oni devas kalkuli inter la artistoj universalvaloraj. Gloro de la rumana literaturo, li transpasis la limojn de sia verklingvo per tradukoj kaj eĉ filmado.
La variecon de lia verkaro kaj artaj priokupoj egalas nur la varieco de lia vivo. Iame okaza teatristo, li atingis direktorecon de la Nacia Teatro. Debutinte per bonhumora kaj satiraĵa gazeto, nur poste, en maturaĝo, kiam aŭtodidakto akiras plenan kulturon, lia genio evidentiĝis ĉiurilate.
Strange ŝajnis al liaj samtempuloj – la emfazaj katedruloj – ke, dum li estris restoracion, li estis kompetenta artkritikisto kaj gvidis revuon. Malkonvenis al politikuloj, ke bieristo verkis komediojn kaj skizojn ilin pentrantajn kun ĉiuj ridindaj flankoj, pri kiuj ĝise eĉ ili mem ne konsciadis.
Dotita per sama humoro, li amis la vivon kaj naturon, sed ne priskribis tion. Inter liaj gajhumoraj kaj mokcelaj skizoj kaj teatraĵoj, oazas kelkaj dramverkoj kiuj montras plian flankon de lia talento kaj penso. Ankaŭ la homojn li ne priskribis, sed per lia tute aparta perceptpovo, li fundobservis la urbanojn ĉiumediajn – de la ĵaluzrabia kartludisto ĝis la dignoplena partiestro – kaj prezentis ilin al ni kun iliaj moroj, parolstilo, gestoj ktp.
Precipe li emis ridi kaj ridigi pri la homa stulteco.
Kritikistoj foje komparis lin al Molière, sed ne prave, ĉar lia satiro ne laŭas la klasikmanieran, la aŭtoro, kun sarkasmo aŭ saĝula moralo, sed neniel indulgante la heroon, konkludas, kiel la publiko, en rido, tiel verigante la varieblan sentencon de Boileau: Se vi volas min amuzi, unue sukcesu tion pri vi mem.
Speciala trajto de liaj komedioj estas la barakto inter la tradiciaj moroj orientaj kaj la francrevoluciaj ideoj. Tial lia teatra cefverko – «Letero perdita» restas, pro lokaĵoj kaj kronikeco, propraĵo de la lando de l’ aŭtoro.
Koncerne liajn provstudojn pri la arto – kiujn li titolas modeste «Kelkaj opinioj» – ili montras klarvidan kaj objektivan juĝon pri belo, havante propran kriterion pri proporcio en ĉiuj rilatoj, kion mi nomus ĝustsenco. Fuĝaj rigardoj en la dramojn de Shakespeare, Schiller, Hugo k. a. montras, kiom funde li konis la teatroteknikon kaj la sekreton: kio sencas aŭ troas.
Siajn kontraŭulojn Caragiale malofte refutis kaj bonvole instruis aŭ ignoris. Ĉe sia vivfino li estis rigardata kiel «majstro de la rumana literaturo», ĝuis la estimon de la juna verkistaro kaj de la publiko, kompense pro la antaŭa nekonsidero flanke de la titolumitaj intelektuloj.
Mişu Beraru, “Literatura Mondo” 1932-9, p. 158

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(Traduzione):

I.x CARAGIALE (1859-1912) è uno degli scrittori che a buon diritto debbono essere annoverati tra gli artisti di valore universale. Gloria della letteratura romena, ha superato i confini della lingua in cui ha scritto, mediante traduzioni e perfino trasposizioni cinematografiche.
La varietà della sua produzione e le sue occupazioni artistiche sono uguali soltanto alla varietà della sua vita. Una volta casualmente impresario teatrale, è arrivato ad essere direttore del Teatro Nazionale. Dopo aver debuttato con una rivista umoristica e satirica, soltanto dopo, in età matura, quando da autodidatta acquisisce una cultura completa, il suo genio si manifesta in ogni aspetto.
Sembrava strano ai suoi contemporanei – i sussiegosi cattedratici – che, mentre gestiva un ristorante, fosse un competente critico d’arte e dirigesse una rivista. Era sconveniente per i politici che un birraio scrivesse commedie e bozzetti che li dipingevano con tutti i lati ridicoli, dei quali fino ad allora neppure essi erano consapevoli.
Dotato di uguale umore, amava la vita e la natura, ma non le descrisse. In mezzo ai suoi bozzetti ed alle opere teatrali comiche e irridenti c’è l’oasi di qualche dramma, che mostrano un lato ulteriore del suo talento e del suo pensiero. Non descrisse neppure gli uomini, ma con la sua particolarissima capacità di percezione ha osservato a fondo i cittadini di ogni ambiente – dal giocatore di carte furioso di gelosia al sussiegoso capopartito – e ce li ha presentati con i loro costumi, modo di parlare, gesti, ecc.
Soprattutto tendeva a ridere e far ridere della stupidità umana.
I critici a volte l’hanno paragonato a Molière, ma non correttamente, perché la sua satira non si rifà al modo classico; l’autore, con sarcasmo o con sentenziosa morale, ma senza risparmiare in alcun modo l’eroe, finisce, come il pubblico, a ridere, così rendendo vera la variabile massima di Boileau: Se vuoi farmi divertire, prima riesci a farlo con te stesso.
Un tratto speciale delle sue commedie è il dibattersi tra i tradizionali costumi orientali e le idee della rivoluzione francese. Per questo il suo capolavoro teatrale – «La lettera smarrita» – rimane, per ambientazione e collegamento con la cronaca, una particolarità del Paese dell’autore.
Quanto ai suoi saggi di arte, – che intitola modestamente «Alcune opinioni» – mostra un acuto e obiettivo giudizio sul bello, con un proprio criterio in materia di proporzione sotto ogni aspetto, che definirei senso del giusto. Sguardi fugaci ai drammi di Shakespeare, Schiller, Hugo ed altri mostrano quanto a fondo conoscesse la tecnica teatrale e il segreto di quello che ha un senso e di quello che è di troppo.
Ai suoi avversari Caragiale raramente replicava, e benevolmente li istruiva oppure li ignorava. Al termine della vita, era visto come «un maestro della letteratura romena», godeva la stima dei giovani scrittori e del pubblico, il che lo compensava della precedente mancanza di considerazione da parte degli intellettuali titolati.
Mişu Beraru, “Literatura Mondo” 1932-9, p. 158; trad. Antonio De Salvo

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