Il 20 gennaio è l’anniversario della nascita (nel 1823) del poeta e drammaturgo ungherese Imre Madách (1823-1864)
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famoso soprattutto per il poema drammatico “Az ember tragédiája” (La tragedia dell’uomo), in un primo tempo solo stampato ma non recitato, per la difficoltà di presentare un’opera che prevede ben 15 cambiamenti di scena; oggi, invece, con le nuove risorse tecniche a disposizione, è l’opera teatrale più rappresentata in Ungheria.
Il dramma, composto di quasi 4.000 versi, è in Ungheria un classico: è studiato obbligatoriamente nelle scuole superiori, ed è spesso citato nel parlare comune, tanto che alcune sue espressioni sono diventate modi di dire.
L’opera ha un tono pessimista, in quanto rifiuta la fede nel progresso, e sostanzialmente afferma che la vita è senza senso, e che il genere umano andrà sempre peggiorando, fin quando si estinguerà.
Il dramma è stato tradotto in molte lingue; la versione in Esperanto (La Tragedio de l’ Homo), di Kálmán Kalocsay, ha avuto due edizioni:
– Budapest, Hungara Esperanto-Instituto, 1924 (237 pagine)
– Budapest, Corvina, 1965 (259 pagine).
Allego il francobollo ungherese del 1964 per il centenario della morte di Madách.
