Il 28 dicembre è ricordato, in genere, come anniversario del disastroso terremoto che nel 1908 colpì lo Stretto di Messina; ma di quell’evento ho già parlato un anno fa, il 28 dicembre 2017
per cui oggi parlerò di un altro evento, pure di carattere sismico, meno catastrofico, il quale tuttavia, tra la fine del 1969 ed i primi mesi del 1970, causò danni materiali e l’evacuazione di gran parte degli abitanti di una grande città in provincia di Napoli, Pozzuoli
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Pozzuoli è l’antica Puteoli, il cui nome deriva probabilmente dall’esistenza di numerosi pozzi di acqua minerale; è situata in una zona vulcanica, a non grande distanza dalle solfatare dei Campi Flegrei, da Napoli e dal Vesuvio (il Santo Patrono di Napoli, Gennaro, fu martirizzato proprio a Pozzuoli). Nel territorio di Pozzuoli vi sono siti di eccezionale importanza storica e mitologica; basta citare Cuma, e il lago d’Averno (dove gli antichi collocavano l’ingresso agli Inferi).
Da secoli, si verifica a Pozzuoli un singolare fenomeno naturale, chiamato “bradisismo”, cioè “lento terremoto”: il terreno si alza e si abbassa alternatamente, in genere con fasi abbastaza regolari. Già nel V-VI secolo gli abitanti furono costretti a lasciare le case vicine al porto e rifugiarsi su un’altura; l’abbassameno massimo (12 metri) si ebbe intorno all’anno 1000, come si può constatare dalle colonne del tempio romano di Serapide, in parte sommerse. Poi, in più di 9 secoli, il terreno si alzò, progressivamente e lentamente, di 8 metri.
Ma nel 1969/ 1970 ci fu un’improvviso innalzamento: 60 centimetri in sei mesi; questo provocò la rovina di molte abitazioni, e la necessità di abbandonare interi quartieri.
Bisognò, quindi, ricostruire altrove parte della città: non solo le abitazioni, ma anche le strutture pubbliche, in particolare le scuole (ne parlò ampiamente la trasmissione del 25 marzo 1973 di Radio Roma-Esperanto).
Dopo il terremoto del 23 novembre 1980
fu poi necessario trasferire altri 30.000 abitanti, creando “ex novo” una vera e propria città, secondo razionali piani urbanistici.
Cessato il grande allarme (anche se il terreno continua a muoversi, adesso sprofondando molto lentamente, e sebbene in tutta l’area vesuviana non si possano escludere fenomeni vulcanici e sismici), Pozzuoli ha ripreso la sua tradizionale caratteristica di attrattiva turistica probabilmente unica al mondo.
Allego il francobollo italiano del 2006, su bozzetto di Antonio Ciaburro, con il tempio di Serapide a Pozzuoli.