Il 6 dicembre è l’anniversario della morte (nel 1977) del giornalista, filantropo, scrittore e poeta francese Raoul Follereau (1903-1977)
it.wikipedia.org/wiki/Raoul_Follereau
noto come “l’apostolo dei lebbrosi” (in Francia, “pére des lepreux”, cioè padre dei lebbrosi), che tuttavia combattè appassionatamente anche contro altre lebbre: l’indifferenza, l’egoismo, l’ingiustizia.
Oggi, (dopo l’identificazione nel 1873 del bacillo, ad opera del medico norvegese Armauer Hansen, e gli studi condotti per curarla) la lebbra è una malattia curabile facilmente e con farmaci a basso costo; ma si richiede un forte impegno pubblico e privato, perché non basta limitarsi alla somministrazione delle medicine, ma sono necessarie iniziative coordinate di vario genere (ricerca dei malati, cura domiciliare, ridotta ospedalizzazione, profilassi, rieducazione, reinserimento nella comunità).
Rinvio alle pagine di Wikipedia, e trascrivo (con traduzione in italiano) parte di un mio articolo pubblicato su “Espero katolika” 1982-1/2, p. 12-13
www.esperokatolika.org/ek19811985/ek1982_0102.htm#9
Allego il francobollo italiano del 1979 per gli “hanseniani”, che riproduce un particolare della “Vita di San Francesco”, opera di un anonimo pittore fiorentino del secolo XIII (“maestro di Francesco Bardi”) nella basilica di Santa Croce, Firenze, con il Santo che cura gli ammalati del morbo.
(segue traduzione in italiano)
AL VI MI LASAS HEREDAĴON…
(Okaze de la 29-a Monda Tago de Lepruloj, 31.1.1982)
En 1979 estis eldonita en Italio iu poŝtmarko, kies celo restis praktike nekomprenata. Itala leĝo (12.1.1974, n. 4), ja, malpermesas uzi la vorton «lepro» en oficialaj dokumentoj, kaj do la poŝtmarko ne mencias «leprulojn», sed «hansenanojn» (laŭ la nomo de la norvega kuracisto Gerhard Armauer Hansen, kiu malkovris la lepro-bacilon).
Kial tiu malpermeso? Verŝajne, ĉar la vorto «leprulo» aspektas tro kruda, kaj oni preferas eŭfemismon, kvankam tiu restas nekomprenata de la plimulto (cetere, io simila okazas nun koncerne la vorton «handikapito»).
Kompreneble, tiaj lingvaj mildigoj ne multe helpas la leprulojn, kiuj, ankoraŭ hodiaŭ, estas 80% nekuracataj kaj lasataj al frua morto, kvankam la malsano, en si mem, estas facile kaj nemultekoste kuracebla.
Kiom da lepruloj ekzistas? Oni ne konas la precizan nombron, sed oni kalkulas 15 ĝis 20 milionojn.
Kontraŭ lepro, sed ankaŭ kontraŭ la egoismo kaj la malintereso de la mondo (kiu ne nur ne okupiĝas pri lepruloj, sed ankaŭ ne ŝatas aŭdi paroli pri ili) dum pli ol 50 jaroj batalis Raoul Follereau, kiu memorigis kaj senĉese ripetis, ke «neniu rajtas esti feliĉa tutsola».
Poeto, ĵurnalisto kaj aprezata verkisto (*), Follereau lasis ĉion por sin dediĉi komplete al la lepruloj. Por ili, li adresis sin al la teraj granduloj, petante ĉiam la saman aferon: ke oni rezignu je unu aviadilo, aŭ je unu tanko, por kuraci, per la koncerna mono, la leprulojn. De la usona Prezidento Roosevelt li petis, kun la «naiveco» de poeto, ke «la milito daŭru un tagon plimulte», sed ke oni utiligu por vivrimedoj la militelspezojn de tiu plia tago. Dek jarojn poste, li lanĉis alvokon al Usono kaj Sovetunio: «Rezignu, ĉiu el vi, al po unu bombaviadilo, kaj ni povos kuraci ĉiujn leprulojn de la tuta mondo».
Oni ne elaŭdis lin. Al Unuiĝintaj Nacioj li proponis, ke «ĉiuj Ŝtatoj decidu ĉiujare, okaze de iu Tutmonda Paco-Tago, kontribui per la kosto de unu tago da armiloj al la lukto kontraŭ malsato, malsanoj kaj socia marĝenigo». Ankaŭ ĉifoje oni ne elaŭdis lin. Nur post la kolektado de 3.000.000 da subskriboj, UN aprobis (kun 7 sindetenoj), 5.12.1969, la proponon de Follereau; sed tiu deklaro restis simpla eldiro de bonvolo.
Raoul Follereau transdonis al ni heredaĵon de luktoj kaj de amo. Sed «la plej granda trezoro, kiun mi lasas al vi – skribis Follereau en sia “Testamento”, adresita al la junularo – estas la bono, kiun mi ne faris, kiun mi estus volinta fari, kaj kiun vi faros post mi. Povu eĉ nur ĉi tiu atesto vin helpi ami. Jen la lasta sopiro de mia vivo. La sola vero estas interami sin. Ami unu la alian, ami ĉiujn. Ne je difinitaj horoj, sed dum tuta vivo».
(*) Ekzistas versio en Esperanto («La Libro de la amo») de la verko de Follereau “Le livre d’amour”.
Antonio De Salvo, “Espero Katolika” 1982-1/2, p. 12-13
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(traduzione):
VI LASCIO UN’EREDITÀ…
Nel 1979 fu emesso in Italia un francobollo, il cui scopo rimase praticamente incompreso. Una legge italiana (12.1.1974, n. 4 *), infatti, vieta di usare la parola «lebbra» in documenti ufficiali, e pertanto il francobollo non menziona «lebbrosi», ma «hanseniani» (dal nome del medico norvegese Gerhard Armauer Hansen, che scoprì il bacillo della lebbra).
Perché questo divieto? Verosimilmente, perché la parola «lebbroso» ha un aspetto troppo crudo, e si preferisce un eufemismo, sebbene quest’ultimo resti non compreso dalla maggioranza (del resto, qualcosa di simile accade adesso con la parola «handicappato»).
Ovviamente, queste mitigazioni linguistiche non sono di grande aiuto ai lebbrosi, che, ancora oggi, nell’80% dei casi non sono curati, e vengono abbandonati ad una morte precoce, sebben la malattia, in se stessa, sia curabile facilmente e con poca spesa.
Quanti sono i lebbrosi? Non se ne conosce il numero preciso, ma sia calcola da 15 a 20 milioni,
Contro la lebbra, ma anche contro l’egoismo e il disinteresse del mondo (che non solo non si occupa dei lebbrosi, ma neppure ama sentirne parlare) lottò per più di 50 anni Raoul Follereau, il quale ricordava e ripeteva incessantemente che «nessuno ha diritto di essere felice da solo».
Poeta, giornalista ed apprezzato scrittore (**), Follereau lasciò tutto per dedicarsi completamente ai lebbrosi. Per loro, si rivolse ai grandi della terra, chiedendo sempre la stessa cosa: di rinunciare a un aereo, oppure ad un carro armato, per curare, con il corrispondente denaro, i lebbrosi. Al Presidente degli USA Roosevelt chiese, con l’«ingenuità» di un poeta, che «la guerra durasse un giorno di più», ma utilizzando per mezzi di sussistenza le spese di guerra di quel giorno in più. Dieci anni dopo, lanciò un appello agli USA e all’URSS: «Ciascuno di voi rinunci ad un aereo da bombardamento, e potremo curare tutti i lebbrosi del mondo intero».
Non gli si dette ascolto. Alle Nazioni Unite propose che «tutti gli Stati decidano, in occasione di una Giornata Mondiale della Pace, di contribuire con il costo di un giorno di armamenti alla lotta contro la fame, le malattie e l’emarginazione sociale». Anche questa volta non fu ascoltato. Soltanto dopo la raccolta di tre milioni di firme, il 5 dicembre 1969 le Nazioni Unite approvarono (con 7 astensioni) la proposta di Follereau; ma quella dichiarazione è rimasta una semplice espressione di buona volontà.
Raoul Follereau ci ha lasciato un’eredità di lotte e di amore. Ma il tesoro più grande che io vi lascio – scrisse Follereau nel suo “Testamento”, indirizzato ai giovani – è il bene che io non ho fatto, che avrei voluto fare, e che voi farete dopo di me. Possa anche solo questa testimonianza aiutarvi ad amare. Ecco l’ultimo desiderio della mia vita. L’unica verità è amarsi a vicenda. Amare l’un l’altro, amare tutti. Non a certe ore, ma in tutta la vita».
(*) Legge 12 gennaio 1974, n. 4. – Sussidio integrativo dello Stato in favore degli infermi hanseniani e dei loro familiari a carico. Art. 3:
Nelle certificazioni, comunicazioni, carteggi, relazioni ed ogni altro atto, redatti per qualsiasi uso dagli uffici dello Stato, enti ed istituti pubblici, è fatto divieto di usare termine lebbra, lebbroso, lebbrosario e qualsiasi altro che dalla parola lebbra derivi.
Tali termini dovranno essere sostituiti da “morbo di Hansen”, hanseniano, colonia o istituto hanseniano o qualsiasi altro che derivi dal nome di Hansen.
(**) Esiste anche la versione in Esperanto («La Libro de la amo») dell’opera di Follereau “Le livre d’amour”.
Antonio De Salvo, “Espero Katolika” 1982-1/2, p. 12-1