Il 29 ottobre è l’anniversario della nascita (nel 1884) del poeta italiano (emiliano) Corrado Govoni (1884-1965).
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In un primo tempo, aderì al futurismo di Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944)
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(del quale parlerò in altra occasione)
e Aldo Palazzeschi (1885-1974)
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ma se ne allontanò presto, sviluppando un suo personale crepuscolarismo, peraltro con un linguaggio ricco di immagini come quello di Gabriele D’Annunzio(1863-1938)
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con un senso di fanciullesca meraviglia che lo avvicina a Giovanni Pascoli(1855-1912)
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tuttavia con una vivacità di colori che lo distingue da Guido Gozzano (1883-1916)
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da Sergio Corazzini (1886-1907)
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e da Marino Moretti (1885-1979)
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Esercitò vari mestieri, finché, dopo la rivoluzione fascista del 1922, fu assunto al ministero della Cultura Popolare, ed ebbe incarichi di prestigio: vicedirettore della sezione del libro della SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori), segretario del Sindacato Nazionale Fascista degli Autori e Scrittori.
Grato al fascismo, Corrado Govoni scrisse un poemetto in lode a Benito Mussolini; ma il 24 marzo 1944 il figlio Aladino
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ufficiale dell’Esercito Italiano, membro comunista della Resistenza antinazista, fu tra le vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine
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Corrado Govoni rimase sconvolto dalla tragedia (ed ancor più sua moglie, Teresa, sprofondata nella smemoratezza, che per anni attese invano il ritorno del figlio: ne parla Tommaso Lisi nel bollettino “Il foglio volante/ La flugfolio” di marzo 2016), p. 1-2). Nacque così una nuova poetica, aspra e dura.
Caduto il fascismo e venuto meno il ministero della Cultura Popolare, Corrado Govoni dovette adattarsi al lavoro di semplice archivista presso il ministero del Tesoro (dove, per una singolare coincidenza, nello stesso periodo prestava servizio l’esperantista Luigi Minnaja
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che tradusse in Esperanto alcune poesie di Govoni, senza però – a quanto sembra – conoscerlo di persona).
Corrado Govoni morì nel 1965, quasi cieco.
Il 24 febbraio 1954, Radio Roma-Esperanto mandò in onda una trasmissione su Corrado Govoni, in occasione dell’attribuzione al poeta del prestigioso Premio letterario “Marzotto” 1953; furono trasmesse le traduzioni (di Luigi Minnaja) di 4 poesie di Govoni, poi pubblicate a stampa sulla rivista “Literatura Foiro” 1983-84 e/ o nel volume “Enlumas min senlimo”, LF-Koop. La-Chaux-de-Fonds 1990:
– “La trombettina” (La eta trumpeto): “Literatura Foiro”, “Enlumas min senlimo” p. 26;
– “Usignuolo” (Najtingalo): “Literatura Foiro”, “Enlumas min senlimo” p. 27;
– “Rondini d’Italia” (Hirundoj de Italio): “Literatura Foiro”;
– “Dialogo dell’Angelo e del giovine morto” el “Aladino” (“Dialogo inter la Anĝelo kaj la mortinta junulo”, el “Aladino”): Enlumas min senlimo p. 28-29.
Una quinta poesia, “Bomba H” (La Hidrogenbombo), tradotta da Luigi Minnaja nell’aprile 1954, è stata poi pubblicata nel bollettino cattolico “Katolika Sento” 1972-9/10, settembre-ottobre 1972, p. 197-199;
– infine, una sesta poesia, “Gli organi di Barberia” (La meĥanikaj orgenoj), è stata tradotta da Gaudenzio Pisoni, e pubblicata in “Enlumas min senlimo” p. 25.
Trascrivo, in italiano e in Esperanto, la poesia “Gli organi di Barberia” (La meĥanikaj orgenoj), ed allego il francobollo tedesco (Berlino) del 1990 per il secondo centenario dell’invenzione dell’organetto.
GLI ORGANI DI BARBERIA
Per la nebbia, per la pioggia e pel sole,
lungo le vie dei collegi e dei conventi
suonano tutto il giorno le loro canzoni morte,
sotto le finestrette con le viole
o il basilico, come mendichi insistenti
che supplicano l’elemosina con le lor sporte;
e una vedova dai capelli bianchi
s’affaccia ad ascoltar la musica randagia
con il micio candido e affamato sui ginocchi,
ed un infermo con dei passi stanchi
che ha la fronte febbrile cinta di bambagia,
s’accosta ai vetri e il pianto gli ristora i deboli occhi.
Organi miti che si conformarono
a la malinconia dell’antichità!
Organi bene amati come i fuochi d’artifizio!
Organi dolci che si rifugiarono
tutti tutti ne la mia vecchia città
come invalidi poveri e malati in un ospizio!
Corrado Govoni
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LA MEĤANIKAJ ORGENOJ
Tra pluvo kaj nebul’, en sunradio,
laŭlonge de lernejaj kaj konventaj stratoj
ili tuttage la kanzonojn jam mortintajn ludas,
sub fenestretoj kun la bazilio
kaj la violoj, kiel petantaj nomadoj
kiuj la keston por almozo kun persisto trudas;
kaj vidvineto kun hararo griza
elkliniĝante aŭdas vagon de l’ muziko
kun la katido blanka kaj malsata surgenue,
kaj malsanul’, per paŝo malpreciza,
kies febreman frunton kronas vat-impliko,
fenestren iras dum okul’ reviglas larmoflue.
Orgenoj mildaj kiuj nun kolektis
al si l’ melankolion de l’ antikvaj gentoj!
Orgenoj miaj kiel artfajraĵoj plenamataj!
Orgenoj dolĉaj kiuj ne neglektis
ĉiuj alveni oldan urbon kun la sentoj
de povraj invalidoj al aziloj karitataj.
Corrado Govoni, trad. Gaudenzio Pisoni
(“Enlumas min senlimo”, 1990, p. 25)