La più conosciuta canzone popolare calabrese è senz’altro “Calabrisella”
it.wikipedia.org/wiki/Calabrisella
di cui esistono numerose versioni, differenti per il contenuto, la lunghezza, la lingua: sono molte, infatti, le varianti del dialetto calabrese, da quello “settentrionale” di Cosenza (al confine con la Campania, e quindi influenzato dal napoletano) a quello “meridionale” di Reggio Calabria (per ovvie ragioni, vicino al siciliano di Messina), con frequenti reminiscenze greche.
Fondamentalmente, si tratta di un giovane che fa la corte a una ragazza
www.youtube.com/watch?v=bTClK4iUgUE
(canta Otello Ermanno Profazio)
www.youtube.com/watch?v=126hx4Ep4Ok&list=RD126hx4Ep4Ok&t=21
(canta Mino Reitano)
devo avvertire, al riguardo, che “Calabrisella” non è un diminutivo, ma un vezzeggiativo, cioè non significa semplicemente “Piccola calabrese”, ma è un modo affettuoso per rivolgersi all’amata.
La ragazza è al fiume a lavare, e il giovane le ruba un fazzoletto (in calabrese, “muccaturi”, dal francese “mouchoir”); questo perché, nell’uso soprattutto meridionale di una volta, quando una ragazza accettava la corte di un ragazzo, si regalavano a vicenda “in pegno d’amore” un fazzoletto; se ne trova traccia nella canzone napoletana “Lariulà” di Salvatore Di Giacomo e Mario Costa
www.youtube.com/watch?v=iVbkaZa0WRI
(cantano Ebe De Paulis e Michele Montanari),
nella quale un innamorato che ha litigato con la ragazza le “concede” di trattenere il fazzoletto:
“Tiénete ‘o muccaturo arricamato” (Tieniti il fazzoletto ricamato)
mentre lei, che almeno a parole non vuole più avere niente a che fare con lui, insiste per ridarglielo:
“tècchete ‘o muccaturo ‘e seta ingrese” (eccoti il fazzoletto di seta inglese)
La canzone “Calabrisella” si sviluppa, poi, in espressioni di ammirazione e di amore (una notazione: il giovane dice che non ha vista nessuna bella come lei quando è andato a studiare “in città”; ebbene, all’epoca in cui presumibilmente la canzone è nata, in tutta la Calabria ancora non esistevano Università, e per studiare bisognava andare in città di altre regioni (più spesso a Pisa o Roma).
Trascrivo uno dei testi più diffusi della canzone, in calabrese, con “traduzione” in italiano; ed aggiungo la parziale (libera) versione in Esperanto, dovuta a Glauco Corrado.
Allego:
– lo spartito, con la versione in Esperanto, di “Calabrisella”;
– un’antica cartolina, con la pubblicità della canzone napoletana “Lariulà” (quando non c’erano i mezzi di comunicazione di massa, la diffusione delle canzoni avveniva necessariamente con metodi “artigianali”, da uomo a uomo).
CALABRISELLA
Ti vitti alla ciumara chi lavavi
e lu me’ cori si jinchiu d’amuri.
Mentri li panni a la sipala ampravi
iu t’arrubai lu megghiu muccaturi.
Calabrisella mia, Calabrisella mia,
Calabrisella mia, facimmu amuri.
Tirolalleru, lalleru, lallà,
sta Calabrisella muriri mi fa.
Quandu pe studio ia a la cittati,
bedda non vitti a nudda com’a ttia.
Pensai ccu pena a st’occhi innamurati,
e ‘nta stu muccaturi ti ciancia.
Calabrisella mia, ‘sta vocca d’incantari,
Calabrisella mia fammi baciari.
Tirolalleru, lalleru, lallà,
sta Calabrisella muriri mi fa.
Mo chi di la cittati io so’ turnatu,
mi guardi e mi sorridi, malandrina.
Dassarrìa tuttu lu me’ dutturatu
sulu p’avìri a ttia sempri vicina.
Calabrisella mia, daria la me’ vita,
Calabrisella mia, sulu pe’ ttia.
Tirolalleru, lalleru, lallà,
sta Calabrisella muriri mi fa.
°°°°°
CALABRISELLA
Ti vidi al fiume che lavavi
ed il mio cuore si riempì d’amore.
Mentre stendevi i panni alla siepe
ti rubai il miglior fazzoletto.
Calabrisella mia, Calabrisella mia,
Calabrisella mia, facciamo l’amore.
Tirolalleru, lalleru, lalla,
questa Calabrisella morire mi fa.
Quando per studiare andai in città,
bella come te non vidi nessuna.
Pensavo con pena a questi occhi innamorati,
e in questo fazzoletto ti piangevo.
Calabrisella mia, questa bocca da incantare,
Calabrisella mia, fammi baciare.
Tirolalleru, lalleru, lalla,
questa Calabrisella morire mi fa.
Ora che dalla città sono tornato,
mi guardi e mi sorridi, malandrina.
Lascerei tutto il mio dottorato
solo per averti sempre vicina.
Calabrisella mia, darei la mia vita,
Calabrisella mia, solo per te.
Tirolalleru, lalleru, lalla,
questa Calabrisella morire mi fa.
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KALABRIANINO
Mi vidis ŝin lavanta ĉe l’ rivero,
kalabrianino mia skarabokula.
Dum ŝi rigardis min grandpasie,
mi de ŝi ŝtelis la plej belan tukon.
Kalabrianino mia, kalabrianino mia,
kalabrianino mia, floro de amo.
Tirulalleru, lalleru, lallà,
ĉi kalabrianino suferigas min.
Tirulalleru, lalleru, lallà,
ĉi kalabrianino suferigas min.
trad. Glauco Corrado