“Il Novellino”
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è il titolo con il quale è generalmente nota una raccolta anonima di novelle toscane dell’ultimo ventennio del XIII secolo; in origine erano 85, che divennero 100 nella redazione di Carlo Gualteruzzi, pubblicata a Bologna nel 1525 con il titolo “Le ciento novelle antiche”, mentre la tradizione manoscritta intitola l’opera «Libro di novelle e di bel parlar gentile».
Non si sa nulla dell’autore, o più esattamente del compilatore; probabilmente era un fiorentino, laico e ghibellino (seguace dell’Imperatore).
Il contenuto in gran parte non è originale, ma si rifà a fonti classiche (ad esempio, alle “Metamorfosi” di Ovidio), medioevali e provenzali; i protagonisti delle novelle sono personaggi della mitologia (Narciso), della Bibbia (Davide, Salomone),dell’antichità (Socrate, Alessandro Magno, Traiano), di epopee medioevali (Re Artù), ma anche della storia per così dire “recente” (Federico II di Svevia, Carlo d’Angiò).
Lo stile del Novellino è particolarmente piacevole, ed ancor oggi (dopo più di sette secoli) fresco e godibile (malgrado alcuni termini arcaici), grazie ad una sintassi molto semplice, basata sulla coordinazione delle frasi piuttosto che sulla loro subordinazione.
In Esperanto esiste la traduzione di due novelle:
– VIII, “Qui si ditermina una nova quistione e sentenzia che fu data in Alexandria” (La vaporo kaj la sono), trad. A. Barbi, “Itala Antologio” (Antologia Italiana), 1987, p. 39-40;
– XLVI, “Qui conta come Narcis s’innamorò dell’ombra sua” (Narciso kaj la fontano), trad. Carlo Minnaja, “Itala Antologio” (Antologia Italiana), 1987, p. 40.
Trascrivo la novella di Narciso, in italiano e in Esperanto, ed allego l’immagine del dipinto (del 1597-1599) “Narciso”, generalmente attribuito a Caravaggio
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conservato a Roma nella Galleria Nazionale d’Arte Antica a Palazzo Barberini.
Come è stato osservato, la figura è quasi perfettamente doppia, quasi fosse una carta da gioco (all’immagine superiore ne corrisponde una identica inferiore ma inversa: si notino le maniche della camicia, le cui pieghe sono raffigurate in basso esattamente rovesciate), ed esprime con immediatezza la tensione del giovane che (come accade più spesso di quanto si pensi) si innamora di se stesso.
Avrei voluto allegare anche l’immagine del dipinto di Vincent van Gogh “Amandelbloesem” (Mandorlo fiorito), Amsterdam, Van Gogh Museum, ma esiste copyright, con richiesta di 6 euro; mi limito, quindi, a segnalarne il collegamento elettronico:
www.vangoghmuseum.nl/vgm/index.jsp?page=3128&collection=625&lang=en
QUI CONTA COME NARCIS [S ‘]INNAMORÒ DE L’OMBRA SUA
(Dal «Novellino»)
Narcis fu molto buono e bellissimo cavaliere. Un giorno avvenne ch’elli si riposava sopra una bellissima fontana, e dentro l’acqua vide l’ombra sua molto bellissima. E cominciò a riguardarla e rallegravasi sopra alla fonte, e l’ombra sua facea lo simigliante. E cosi credeva che quella ombra avesse vita, che istesse nell’acqua, e non si accorgea che fosse l’ombra sua. Cominciò ad amare e a innamorare sì forte, che la volle pigliare. E l’acqua si turbò, l’ombra spario; ond’elli incominciò a piangere. E l’acqua schiarando vide l’ombra che piangea. Allora elli si lasciò cadere nella fontana sicché annegò.
Il tempo era di primavera; donne si veniano una fontana alla diportare; videro il bello Narcis affogato. Con grandissimo pianto lo trassero alla fonte, e così ritto l’appoggiaro alle sponde; onde dinanzi allo dio d’amore andò la novella. Onde lo dio d’amore ne fece nobilissimo mandorlo, molto bello e molto bene stante, e fu ed è il primo albero che prima fa frutto e rinnovella amore.
NARCISO KAJ LA FONTANO
Narciso estis tre bona kaj belega kavaliro. Iun tagon okazis, ke li ripozis ĉe belega fontano; kaj en la akvo li vidis sian bildon, treege belan. Kaj li ekrigardis ĝin; kaj li ĝojis ĉe la fontano. Tiel li kredis, ke tiu bildo havas vivon, kiu estas en la akvo; kaj li ne rimarkis, ke ĝi estas bildo lia. Li ekamis ĝin kaj enamiĝis tiel forte, ke li volis ĝin kapti. La akvo moviĝis, kaj la bildo malaperis; tial li ekploris. Kaj, kiam la akvo denove kvietiĝis, li vidis la bildon ploranta. Tiam li sin lasis fali en la fontanon, tiel ke li dronis. Estis printempo; iuj virinoj venadis por amuziĝi ĉe la fontano; ili vidis la belan Narcison droninta: kun grandega plorado ili eltiris lin el la fontano, kaj lin apogis tiel rigidan al la fontanrando. Poste ĝis Amoro flugis la novaĵo; kaj Amoro faris el li belegan migdalarbon, tre verdan kaj tre belaspektan. Kaj ĝi estis kaj estas la unua arbo, kiu unue fruktas, kaj renovigas amon.
(el “Novellino”/ Eta Novelaro aŭ Noveletaro, trad. Carlo Minnaja; “Itala Antologio”, 1987, p. 40)