Il 21 marzo è l’anniversario della nascita (nel 1885) del poeta italiano Modesto Della Porta (1885-1938)
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vissuto nella cittadina di Guardiagrele (nella regione Abruzzo), il quale scrisse in dialetto abruzzese (più precisamente, in uno dei numerosi dialetti abruzzesi).
Renato Corsetti ha tradotto in Esperanto due suoi sonetti, pubblicati su “La Kancerkliniko” 1978-5, i quali criticano il linguaggio difficile usato, dalle persone “istruite”, per affermare e mantenere un privilegio sociale.
Per curiosità, gli ho domandato come mai, già molti anni fa, abbia prestato attenzione a questo poeta poco conosciuto (modesto di nome e di fatto, solo recentemente è stato scoperto dalla critica), il quale, oltre tutto, ha scritto in un dialetto che non ha prestigio letterario (il grande poeta abruzzese Gabriele D’Annunzio
scrisse in italiano, anzi, in un italiano aulico ed ampolloso, tranne il testo – in dialetto napoletano – della canzone “A Vucchella”:
www.bitoteko.it/esperanto-vivo/2017/12/02/francesco-paolo-tosti/ ).
Renato Corsetti mi ha risposto così:
>Agli inizi degli anni ’60, giovane allievo ufficiale, fui mandato a difendere dai possibili assalti delle orde sovietiche il seggio elettorale di Guardiagrele. Oltre a difendere il seggio pensai anche a difendere la locale cartoleria, nella quale trovai i libri del nostro Modesto Della Porta, in un dialetto guardiagrelese gustosissimo.
>Le traduzioni sono dei decenni successivi.
(Chiarimento: negli anni ’60, in Italia le forze armate erano addestrate ad affrontare una temuta invasione sovietica: la frase di Renato è ovviamente satirica, tenuto conto dell’incarico tutt’altro che guerresco concretamente ricevuto, quello di garantire l’ordine pubblico durante le operazioni di voto in una piccola cittadina di provincia).
Trascrivo le versioni in Esperanto dei due sonetti, ed allego la copertina di un vocabolario abruzzese-italiano.
FAKOSEKRETO
(Lu secrete di prufessione)
Mia amiko Ndonjo certe pravas:
“kaj kuracist’ kaj pastro estre rolas
ĉar unu tre misteran skribon havas
kaj fremdan lingvon la dua parolas”.
Iome vin palpumas kuracisto
kaj tuj recepton skribas kvazaŭ greke,
poste vi pagos al apotekisto
pro la traduko, dialektobleke.
Ja ĉiam samas kuracilefiko,
ja samas gust’, ŝanĝiĝas nur koloro.
Se lertus ni pri greka gramatiko,
ni povus zorgi meme pri preskribo
por peti tiujn kaĉojn ĉe doktoro,
kaj ĉesus la teroro de ĉi-skribo.
*****
Kiam di-servas pastro tre solene
aŭ litanias per kanto senfina,
postzumas ni en lingvo fuŝlatina,
parkere, vortomaĉe, nekomprene.
Tamen se kiel tuta la popolo
parolus malbenita ĉi-fripono,
alia estus tiam la kanzono,
finiĝus tiam lia monopolo.
Iĝus Kajtano nia preĝkantisto,
baptus Dunato bebojn sen tarifo;
kaj nur pripensu Ndonjon la miopan,
jardekojn estis li preĝejservisto,
se por li estus klara la signifo,
li rangon havus nun jam episkopan.
Modesto Della Porta, trad. Renato Corsetti
(el “La kancerkliniko” 1978-5)