Personaggi

Lucio Dalla – Piazza Grande

L’1 marzo è l’anniversario della morte (nel 2012) del cantautore italiano (bolognese) Lucio Dalla (1943-2012)
it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Dalla
Di lui ho già parlato il 4 marzo 2017, nell’anniversario della nascita

4 marzo 1943 – Lucio Dalla


ed il 22 febbraio 2017, a proposito del tenore Enrico Caruso e della canzone “Caruso”

4 marzo 1943 – Lucio Dalla


Dispiace che su Lucio Dalla non ci sia una pagina di Wikipedia in Esperanto (mentre c’è, sia pure in germe, perfino in Ido), e che nella pagina in italiano non si dica che cinque sue canzoni sono state tradotte anche in Esperanto (c’è un accenno generico, che potrebbe essere sviluppato: “È stato un autore conosciuto anche all’estero ed alcune sue canzoni sono state tradotte e portate al successo in numerose lingue”).
In rete c’è – a parte, non su Wikipedia – una abborracciata traduzione automatica in Esperanto della pagina in inglese di Wikipedia su Dalla, che però dovrebbe essere rivista, corretta e sintetizzata, eliminando il superfluo:
epo.wikitrans.net/Lucio_Dalla
​Le canzoni tradotte sono queste:
– 4 marzo 1943 (4/3/1943), trad. Carlo Minnaja;
– Piazza Grande (Placo Granda), trad. Carlo Minnaja;
– L’anno che verrà (Venontjare), trad. Giuseppe Castelli;
– Caruso, trad. Renato Corsetti;
– Cara (Karulino), trad. Giuseppe Castelli.
Trascrivo il testo in italiano e in Esperanto di “Piazza Grande”, ed allego il francobollo italiano del 2016, con il relativo annullo speciale, per la piazza di Bologna che oggi si chiama “Piazza Maggiore” o “Piazza Grande”, e un tempo era “Piazza Vittorio Emanuele II”. Tuttavia – contrariamente a quanto in genere si ritiene – non è questa la piazza che ha dato il nome alla canzone: la piazza “vera”, dove viveva effettivamente un senzatetto, è la più raccolta piazza Cavour
it.wikipedia.org/wiki/Piazza_Cavour_(Bologna)
La canzone (che divenne subito un successo mondiale) invece non ebbe fortuna al Festival di Sanremo del 1972 (si classificò ottava), probabilmente perché il suo testo colpisce allo stomaco e fa pensare (la sua Casa discografica voleva addirittura cambiarne il titolo in “Canal Grande”, per evitare noie); ma si tratta di un testo di grande poesia, tanto che nel 2001 è stato proposto (insieme con poesie di Vincenzo Cardarelli, Umberto Saba

Umberto Saba


e Sandro Penna
www.bitoteko.it/esperanto-vivo/eo/2017/06/12/sandro-penna/ )
ai candidati italiani all’esame di maturità, per l’argomento “La piazza: luogo dell’incontro della memoria”.
​Al titolo della canzone si ispira la ONLUS “Amici di Piazza Grande”, che assiste a Bologna i poveri e i senzatetto.


PIAZZA GRANDE
Parole di Gianfranco Baldazzi, Sergio Bardotti e Ron (Rosalino Cellamare)
musica di Lucio Dalla

Santi che pagano il mio pranzo non ce n’è
sulle panchine in Piazza Grande,
ma quando ho fame di mercanti come me
qui non ce n’è.

Dormo sull’erba e ho molti amici intorno a me,
gli innamorati in Piazza Grande,
dei loro guai dei loro amori tutto so,
sbagliati e no.

A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io.
A modo mio avrei bisogno di sognare anch’io.

Una famiglia vera e propria non ce l’ho
e la mia casa è Piazza Grande,
a chi mi crede prendo amore e amore do,
quanto ne ho.

Con me di donne generose non ce n’è,
rubo l’amore in Piazza Grande,
e meno male che briganti come me
qui non ce n’è.

A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io.
Avrei bisogno di pregare Dio.
Ma la mia vita non la cambierò mai mai,
a modo mio quel che sono l’ho voluto io.

Lenzuola bianche per coprirci non ne ho
sotto le stelle in Piazza Grande,
e se la vita non ha sogni io li ho
e te li do.

E se non ci sarà più gente come me
voglio morire in Piazza Grande,
tra i gatti che non han padrone come me
attorno a me.

PLACO GRANDA
Vortoj de Gianfranco Baldazzi, Sergio Bardotti kaj Ron (Rosalino Cellamare)
muziko de Lucio Dalla, trad. Carlo Minnaja
www.cinquantini.it/esperant/kantoj/dalla.html#PLACO%20GRANDA

Sanktuloj pagas mian manĝon certe ne
sur la benkar’ en placo Granda,
sed ĉe malsat’, vendisto kiel mi, ho ve,
ĉeestas ne.

Multaj amikoj kun mi dormas sur la herb’,
l’ amantoj en la placo Granda,
missortojn, amojn ĝustajn kaj ne, scias mi,
kaj ĉion pri.

Laŭ stilo mia,
al mi necesus ja kareso plia,
laŭ stilo mia,
al mi necesus nepre revo plia.

Mankas al mi reale vera famili’,
hejm’ mia estas placo Granda,
fideme amon prenas, donas mi,
ĝis venas fin’.

Virinoj donas al mi amon certe ne,
mi ŝtelas ĝin en placo Granda,
kaj da friponoj kiel mi, feliĉe ke
ĉeestas ne.

Laŭ stilo mia
al mi necesus ja kareso plia,
al mi necesus vere preĝi Dion,
sed vivon mian ŝanĝos mi neniam.
Laŭ stilo mia,
kio mi estas estis volo mia.

Littukojn blankajn por kovril’ ne havas mi
sub la stelar’ en placo Granda,
se viv’ ne havas revojn, havas mi
ilin por vi.

Kaj se ne estos plu personoj kiel mi
venu la mort’ en Placo Granda,
inter la katoj kiuj sen mastroj kiel mi
ĉirkaŭas min.

Laŭ stilo mia,
kio mi estas estis volo mia.

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