Il 14 ottobre ricorre la nascita (nel 1569) del poeta e scrittore italiano (napoletano) Giovan Battista Marino (1569-1625)
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considerato il maggior esponente del barocco italiano, che da lui prese nome “marinismo”.
La sua visione della poesia è bene espressa in questi suoi versi:
È del poeta il fin la meraviglia,
parlo dell’eccellente e non del goffo,
chi non sa far stupir, vada alla striglia!
Cel’ de poeto estas miron veki
(temas pri l’ fajnaj, ne pri la foiraj);
ne scias ŝoki vi? Iru brutbredi!
trad. Aldo de’ Giorgi (el “La Kancerkliniko” 71/1994)
L’opera più famosa di Marino è l’«Adone», poema formalmente epico, in cui però si mescolano tutti i generi tradizionali, senza regole, perché – come egli affermava – “la vera regola è saper rompere le regole”.
Concepito in opposizione alla “Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso
l’Adone consta di 5033 ottave, risultando così il poema più lungo della letteratura italiana (l’edizione critica del 2013 comprende 2343 pagine).
Adone è un anti-eroe che rifiuta il potere e la guerra e sceglie l’amore. Il poema si sviluppa tra mito pagano ed edonismo, prendendo a modello molti autori precedenti (Ovidio, Apollonio Rodio, Lucano, Stazio, Apuleio, Claudiano, Angelo Poliziano e Luigi Pulci). Per il suo contenuto sensuale, nel 1624 il poema fu posto all’Indice dalla Chiesa cattolica.
Quanto al linguaggio, Marino (che era napoletano, quindi dell’Italia meridionale) non utilizza il dialetto fiorentino, sostenuto dall’Accademia della Crusca, ma la lingua “comune”, arricchita da neologismi, latinismi, dialettalismi.
In Esperanto esiste la traduzione delle ottave 32-39 (“L’usignolo” – La kanto de l’ najtingalo) dell’Adone (trad. Giordano Azzi, Itala Antologio – Antologia italiana, 1987, p. 208-210), nonché la versione di un’ottava (che trascrivo in italiano e in Esperanto) che mostra perfettamente la tecnica poetica di Marino, ricca di non comuni antitesi).
Allego la copertina dell’edizione critica italiana (2013) dell’Adone.
Volontaria follia, piacevol male,
stanco riposo, utilità nocente,
disperato sperar, morir vitale,
temerario dolor, riso dolente:
un vetro duro, un adamante frale,
un’arsura gelata, un gelo ardente,
di discordie concordi abisso eterno,
paradiso infernal, celeste inferno.
Giambattista Marino
KIO ESTAS AMO
Volonta freneziĝ’, malbon’ plezura,
laca ripozo, ega noc’ utila,
streb’ senespera, morta vivo nura,
vitro rezista, diamant’ fragila,
aŭdaca tim’, ĝoja sufero dura,
varmo glacia, hejma viv’ ekzila,
de kverela akord’ abismo bena,
infera paradiz’, ĉiel’ gehena.
Giambattista Marino, trad. Aldo de’ Giorgi
(el “La Kancerkliniko” 1/1994)