Personaggi

Salvator Rosa

Il 22 luglio ricorre la nascita (nel 1615) del pittore e poeta napoletano Salvator Rosa (1615-1673) it.wikipedia.org/wiki/Salvator_Rosa
famoso, oltre che per la sua attività artistica, perché ritenuto (probabilmente a torto) autore di una delle più antiche e famose canzoni napoletane, “Michelemmà” (l’equivoco nacque quando il viaggiatore inglese Charles Burney acquistò dal nipote del celebre pittore un “Libro di musiche di Salvator Rosa”. Quel libro era sì “di” Salvator Rosa, ma solo perché era appartenuto all’artista, non perché egli ne fosse l’autore).
​Dell’opera pittorica ha parlato Radio Roma in Esperanto nella trasmissione del 5 marzo 1938; oggi mi limito alla canzone, di cui trascrivo il testo in napoletano (arcaico, e di controversa interpretazione) e la versione in Esperanto di Nicolino Rossi.
​La canzone, parlando di “turchi”, intende riferirsi alle scorrerie sulle coste dell’Italia centro-meridionale dei corsari non propriamente “turchi”, ma nordafricani (in particolare tunisini).
Nell’immaginario collettivo italiano, e nel linguaggio corrente, è “turco” tutto quello che è straniero, diverso, eccessivo, assurdo; a parte il grido disperato “Mamma li turchi!” (che in quell’arcaico articolo “li” mostra tutta l’antichità dell’espressione), in italiano si dice:
– parlare turco (= in modo incomprensibile);
– cose turche (= assurde);
– fumare come un turco;
– bestemmiare come un turco;
– gabinetto alla turca;
– bagno turco;
– grano turco;
– fistione turco (= netta rufina)
– giglio turco (= emerocallide);
– turchino;
– turchese.
Ma l’espressione più cruda è quando si dice (o meglio, si diceva, perché questo modo di dire è quasi scomparso dall’uso comune) “turco” per dire “non cristiano”; infatti, poiché in italiano “cristiano” è sinonimo di “essere umano”, qualificare uno come “turco” equivale a negare la sua natura umana.
La cosa singolare è che la Turchia, in fondo, è alla nostra porta di casa, e non ha senso parlare di essa come se si trattasse, invece, di un Pase lontano e misterioso, rovesciato rispetto al modo di vivere europeo.
Allego una cartolina maximum formata con il francobollo emesso nel 1973 dalle Poste Italiane nel terzo centenario della morte di Salvator Rosa.


MICHELEMMÀ
Salvator Rosa

È nata miez’o mare
Michelemmà
e Michelemmà,
è nata miez’o mare
Michelemmà e Michelemmà,
oje ‘na scarola
oje ‘na scarola

Li Turche se ‘nce vanno
Michelemmà
a reposare
chi pe’ la cimma e chi
Michelemmà
pe’ lo streppone.

Viato a chi la vence
Michelemmà
co’ ‘sta figliola.
‘Sta figliola ch’è figlia
Michelemmà
oje de Notare.

E ‘mpietto porta ‘na
Michelemmà
stella Diana
pe’ fa’ murì ll’amante
Michelemmà
a duie a duie.

MIKELEMMA’
(Michelemmà)
Salvator Rosa, trad. Nicolino Rossi
www.cinquantini.it/esperant/kantoj/napolaj.html#MIKELEMMA%27

Naskiĝis sur la maro
Mikelemma’
kaj Mikelemma’
naskiĝis sur la maro
Mikelemma’ kaj Mikelemma’
ho, jen skarolo
ho, jen skarolo

La turkoj tien iras
Mikelemma’
Mikelemma’
por ripozadi

Jen laŭ la verto jen
Mikelemma’
Mikelemma’
laŭ la radiko

Al la venkinto gloron
Mikelemma’
pro ĉi knabino

Jen ĉi knabin’ filino
Mikelemma’
Mikelemma’
de Notario

Surbruste portas ŝi…
Mikelemma’
Mikelemma’
stelon Venusan

Mortigas ŝi l’ amantojn
Mikelemma’
Mikelemma’
po du po duo
Mortigas ŝi l’ amantojn
po du po duo.

Un pensiero su “Salvator Rosa

  1. E’ interessante avere dettagli tanto precisi, in particolare, su argomenti che pensavi di conoscere benissimo… ma che serbavano inaspettati ampliamenti! Grazie Antonio

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